La riforma degli incentivi approvata dal CdM punta a standardizzare regole e criteri, semplificando l’accesso a imprese, professionisti e autonomi. Ma il successo è incerto
Il bando-tipo, un Tavolo permanente degli incentivi e il potenziamento delle piattaforme digitali statali. Sono le tre novità principali del Codice degli incentivi, approvato ieri durante il CdM. La riforma organica dell’intero sistema delle misure di sostegno mira a superare la stratificazione di regole e procedure che negli anni ha reso complesso l’accesso ai sostegni per le imprese. Tuttavia, il successo della riforma dipenderà molto dalla capacità delle amministrazioni locali di implementare davvero le nuove regole, dal livello di preparazione delle imprese (soprattutto PMI e autonome) e dalla reale efficacia dei nuovi meccanismi di controllo.
VIA LIBERA AL CODICE DEGLI INCENTIVI
Il Codice degli incentivi, in vigore dal 1 gennaio, disciplina tutte le fasi delle misure di sostegno: dalla programmazione alla progettazione, dall’attuazione alla pubblicità, fino alla valutazione dei risultati. In particolare, la riforma punta su digitalizzazione, semplificazione e trasparenza per standardizzare gli incentivi. Il testo introduce il bando-tipo, per uniformare i principali contenuti dei procedimenti. La procedura competitiva prevede contenuti minimi obbligatori, criteri di valutazione unici e motivi di esclusione standard. Il Codice introduce una codifica standard delle voci di spesa ammissibili: le voci saranno uniformate su scala nazionale, semplificando i controlli e migliorando la comparabilità fra bandi. L’obiettivo è ridurre la discrezionalità e rendere più chiaro il processo d’istruttoria. Il Codice prevede anche nuove valutazioni ex ante, durante l’attuazione (in itinere) ed ex post per misurare l’efficacia degli incentivi e correggere la rotta se necessario.
IL RUOLO DI ANAC E REGIONI
Le amministrazioni competenti dovranno presentare un piano triennale degli incentivi, così da coordinare meglio le risorse e prevedere gli interventi nel tempo. Inoltre, il testo istituisce una sede di coordinamento tra Stato e Regioni: il Tavolo permanente degli incentivi. Al tempo stesso, l’ANAC ottiene maggiori poteri e coinvolgimento nelle redazione delle osservazioni in materia di anticorruzione.
Le imprese che delocalizzano la produzione all’estero rischiano la revoca degli incentivi. Inoltre, sono previste premialità per imprese che assumono giovani, donne o persone con disabilità, e misure di supporto per la natalità. Un’altra novità importante è l’estensione dell’accesso agli incentivi anche a professionisti e lavoratori autonomi, oltre alle imprese, con modalità semplificate per evitare “burocrazia inutile” per chi ha strutture più piccole. Infine, il Codice potenzia gli strumenti digitali già messi in campo dal Mimit, a partire dalla piattaforma “Incentivi.gov.it” e dal Registro nazionale degli aiuti di Stato, il nucleo del nuovo “Sistema incentivi Italia”.
I POSSIBILI OSTACOLI
Il successo del Codice degli incentivi non è scontato. Gran parte delle opportunità dipenderà dalla capacità delle amministrazioni di implementare davvero le nuove regole, dal livello di preparazione delle imprese (soprattutto PMI e autonome) e dalla reale efficacia dei nuovi meccanismi di controllo. Infatti, un cambiamento così radicale può inizialmente generare confusione, ritardi nei bandi e resistenze. Per questa ragione, la governance avrà un ruolo centrale nei prossimi mesi.
URSO: METTIAMO ORDINE A UN SISTEMA FRAMMENTATO
La riforma punta a “rafforzare un rapporto diretto, trasparente ed efficiente tra Stato e imprese in materia di incentivi”, ha commentato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
“Con questo provvedimento mettiamo ordine a un sistema frammentato, costruendo una disciplina chiara e uniforme per tutti gli incentivi. Una riforma strutturale, attesa da tempo e sostenuta anche dalla Commissione europea nell’ambito del PNRR”, ha aggiunto Urso.


