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Ponte sullo stretto di Messina

Ponte sullo Stretto, Ciucci conferma l’obiettivo 2033: “Supereremo i rilievi della Corte dei Conti”

L’ad della società in audizione: l’opera azzera costi dell’insularità pari a 6 miliardi l’anno. Nessun dubbio sulla fattibilità tecnica, fiduciosi sulla registrazione degli atti o sull’opzione con riserva.

Il Ponte sullo Stretto di Messina sarà operativo entro il 2033, rappresentando una risposta strutturale ai costi dell’insularità che pesano sulla Sicilia per oltre 6 miliardi di euro l’anno. È quanto ha affermato Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina, durante l’audizione presso la Commissione parlamentare per il contrasto agli svantaggi derivanti dall’insularità. Il manager ha tracciato il cronoprogramma dell’opera e ha rassicurato istituzioni e cittadini in merito alla recente mancata registrazione delle delibere CIPESS da parte della Corte dei Conti, delineando le strategie amministrative per sbloccare l’iter.

IL NODO DELLA CORTE DEI CONTI E LE POSSIBILI SOLUZIONI

Ciucci ha affrontato direttamente la questione dei rilievi mossi dalla magistratura contabile, specificando che tali osservazioni non riguardano in alcun modo la fattibilità ingegneristica dell’opera, ma aspetti procedurali. La società si dichiara fiduciosa di poter ottenere una registrazione ordinaria dei provvedimenti, integrando la documentazione necessaria per chiarire quello che l’amministratore delegato ha definito un possibile “misunderstanding”. Qualora le motivazioni del rifiuto non dovessero essere superate per via ordinaria, Ciucci ha illustrato un percorso alternativo: il Governo potrebbe avanzare una richiesta motivata di registrazione per “superiori interessi riguardanti il Paese”. In questo scenario, scatterebbe la “registrazione con riserva”, una procedura che garantisce immediata efficacia ai provvedimenti, pur prevedendo una comunicazione quindicinale al Parlamento. L’obiettivo resta quello di avviare la fase realizzativa nel pieno rispetto delle normative italiane ed europee.

L’IMPATTO ECONOMICO: UN INVESTIMENTO CONTRO I COSTI DELL’INSULARITÀ

L’audizione si è concentrata fortemente sulla sostenibilità economica del progetto, il cui costo complessivo è stimato in 13,5 miliardi di euro. Ciucci ha invitato a valutare tale cifra in relazione ai costi che la Sicilia sostiene annualmente a causa della sua condizione insulare. Secondo uno studio della Regione Siciliana citato dall’amministratore delegato, l’insularità costa circa 6,5 miliardi di euro l’anno, impattando per il 7,4% sul PIL regionale. La realizzazione dell’infrastruttura, dunque, non solo azzererebbe questo gap, ma garantirebbe un collegamento stabile, attivo 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, senza interruzioni dovute al meteo o alla logistica dei traghetti.

CRONOPROGRAMMA E RUOLO STRATEGICO NEL CORRIDOIO EUROPEO

Confermato l’orizzonte temporale per il completamento dei lavori: il 2033. Il progetto, che include non solo il ponte a campata unica più lungo al mondo ma anche 40 km di raccordi stradali e ferroviari, è destinato a rivoluzionare la mobilità del Mezzogiorno. Le stime prevedono un risparmio di tempo di circa un’ora per i veicoli su gomma e di due o tre ore per i collegamenti ferroviari. L’opera si inserisce come tassello fondamentale del corridoio europeo “Scandinavo-Mediterraneo”, eliminando una delle ultime tre discontinuità rimaste sull’asse sud-nord, insieme al tunnel del Fehmarn Belt (previsto per il 2029) e al Tunnel del Brennero (2032).

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