Il Governo prepara la vendita dell’Ilva dopo un imponente programma di manutenzione. In arrivo un’azione legale da 5 miliardi contro Arcelor Mittal. Cosa ha detto Urso (Mimit) nel question time
Il piano del Governo prevede la cessione dell’Ilva a un gruppo solido, dopo mesi di cantieri per ammodernare gli impianti e riportare la capacità produttiva degli stabilimenti a 4 milioni di tonnellate annue di acciaio. Le attività riprenderanno pienamente a marzo, sempre che la Procura di Taranto non decida di prolungare il sequestro probatorio di Afo 1. Nel frattempo, i commissari dell’Ilva invieranno ad Arcelor Mittal una richiesta di risarcimento danni per circa 5 miliardi di euro. È la roadmap per il rilancio dell’Ilva delineata oggi dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso del question time presso la Camera dei Deputati.
URSO: MANUTENZIONE STRAORDINARIA NECESSARIA, RISARCIMENTO DI 5 MILIARDI DI EURO PER ARCELOR MITTAL
Il primo passo per trovare un acquirente affidabile ed economicamente “forte” per l’Ilva è ammodernare gli impianti, attualmente in uno “stato di totale abbandono e decadimento”, secondo il ministro delle Imprese e Made in Italy. Urso ha puntato il dito contro Arcelor Mittal per la situazione degli stabilimenti, anticipando che “i commissari avvieranno nei prossimi giorni un’azione risarcitoria per circa 5 miliardi di euro”, conteggiati per “mancate manutenzioni e perdite di quote ETS”.
“La manutenzione straordinaria è assolutamente necessaria. A Genova, come a Novi Ligure, la produzione continuerà”, ha sottolineato Urso, aggiungendo che si tratta di una fase transitoria necessaria per il rilancio degli asset. “A Taranto i Commissari hanno trovato uno stabilimento in condizioni disastrose – solo un altoforno era ancora attivo, con un approvvigionamento di 4 giorni – e senza un futuro produttivo a causa della mancanza di un’autorizzazione integrale ambientale in linea con le previsioni europee”.
QUALE FUTURO PER L’ILVA?
Il futuro dell’Ilva, secondo il ministro è “la cessione del compendio aziendale a un soggetto in grado di rilanciarlo, valorizzando l’Aia ottenuta e il piano di decarbonizzazione già avviato”. Un obiettivo che sembra ancora lontano, perché “i negoziati sono difficili, l’obiettivo è sfidante”, secondo Urso, che aggiunge che “il Governo sta lavorando alle condizioni abilitanti, nella consapevolezza che la fornitura e il costo dell’energia è il fattore più critico”.
Alla luce della complessità della trattativa, il ministro Urso non ha chiuso la porta alla possibilità di un coinvolgimento diretto dello Stato nel nuovo assetto proprietario. “Lo abbiamo già detto in più occasioni: se richiesto dagli operatori che partecipano alla gara internazionale, e se necessario, il governo è pronto a valutare l’intervento di un soggetto pubblico a sostegno del piano industriale”, ha detto, sottolineando che avverrebbe “nel pieno rispetto delle norme europee e delle procedure di gara”, con l’obiettivo di garantire continuità produttiva, tutela dell’occupazione e prosecuzione del processo di decarbonizzazione degli stabilimenti.
ILVA, IL PIANO PER GENOVA
Il programma di manutenzione straordinaria avviato dai commissari non mette a rischio l’operatività presente e futura dello stabilimento di Genova Cornigliano, secondo Urso. La roadmap prevede il completamento degli interventi programmati entro fine febbraio 2026. Lavori che permetteranno di riportare la produzione a circa 4 milioni di tonnellate annue di acciaio e la progressiva riattivazione delle attività degli impianti di Genova, nel rispetto dell’Accordo di Programma. Al tempo stesso, saranno sviluppate iniziative di nuova industrializzazione nelle aree non più in uso.
“Non c’è nessun piano di chiusura. Anzi, esattamente il contrario. I commissari hanno avviato per consegnare al futuro acquirente entro marzo impianti funzionanti e sicuri con almeno 4 milioni di capacità produttiva per consentire di realizzare il Piano di decarbonizzazione nella continuità occupazionale”, ha detto il ministro delle Imprese e Made in Italy, aggiungendo che “a Genova nessuno andrà in cassa integrazione”.
ILVA DI TARANTO E L’ATTACCO ALLA PROCURA
Il secondo bersaglio delle accuse di Urso è la Procura di Taranto, colpevole di prolungare troppo il sequestro probatorio dell’Altoforno 1.
“L’attuale riduzione dei flussi di coils verso lo stabilimento di Genova è dovuta alle attività di manutenzione straordinaria e di revamping in corso presso il sito di Taranto, su cui pesa il sequestro probatorio dell’Altoforno 1 disposto dalla Procura di Taranto, per il quale si attende da oltre sette mesi la conclusione della perizia. L’attività di manutenzione straordinaria negli altri due altoforni incide temporaneamente – e sottolineo solo temporaneamente – sulla capacità produttiva complessiva di entrambi gli stabilimenti”.


