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Reti energetiche Ue

Stallo su ibride. Il pacchetto Ue per le auto rinviato al 16 dicembre

Bruxelles si prepara a svelare il nuovo pacchetto di sostegno per l’auto il 16 dicembre, atteso inizialmente domani. Il braccio di ferro è sui motori ibridi: Italia, Germania e Francia chiedono anche l’ammissione delle vetture ibride plug-in

C’è attesa per il pacchetto Ue sull’auto, ma bisognerà attendere ancora una settimana. Infatti, la presentazione, inizialmente prevista per domani, slitta al 16 dicembre. Nel frattempo, aumenta il pressing delle aziende automobilistiche che insistono sulla necessità di introdurre flessibilità per affrontare la concorrenza cinese sull’elettrico.

IL RINVIO DEL PACCHETTO AUTO

Bruxelles puntava inizialmente a presentare il pacchetto il 10 dicembre, ma il commissario ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, in un’intervista all’Handelsblatt aveva anticipato un rinvio “di alcune settimane”, lasciando aperta anche la possibilità di uno slittamento a gennaio. Le nuove misure includeranno anche una revisione dello stop ai nuovi veicoli a benzina e diesel previsto per il 2035, uno dei capitoli più sensibili del Green deal.

AUTO, FLESSIBILITA’ E TARGET MODIFICATI

Come scrive Il Corriere della Sera, gli occhi sono puntati sullo stop ai nuovi veicoli benzina e diesel previsto dal 2035, uno dei capitoli più sensibili dell’intero Green deal. Una modifica che secondo il ministro Adolfo Urso dovrà essere «radicale ed efficace». Nell’ultima bozza della proposta di regolamento la flessibilità è la parola d’ordine, a partire dal ricorso ai biofuel e agli e-fuel ossia i carburanti sintetici sui quali ha sempre premuto Berlino. Ora, secondo quanto riporta Repubblica, dovrebbero essere ammessi anche i motori ibridi plug-in, nei quali convivono i motori a scoppio ed elettrici. Questo tipo di congegni dovrebbe sopravvivere al 2035.

EMISSIONI ZERO A RISCHIO NEL 2050?

Queste misure potrebbero compromettere l’obiettivo delle emissioni zero nel 2050, perché per quella data continuerebbero a circolare vetture tradizionali. Su questo aspetto la Commissione cerca di predicare ottimismo. Il Consiglio dei ministri Ue di ieri non ne ha parlato direttamente, anche se a margine i tre “colleghi” di Italia (Urso), Germania (Reiche) e Francia (Martin) si sono visti per discuterne. «All’industria dell’auto europea servono riforme chiare, immediate, pragmatiche e radicali, tanto per i veicoli leggeri quanto per quelli pesanti» ha detto Urso. Il Commissario all’Industria, Stephane Sejourne, ha invece insistito sul provvedimento che prevede l’obbligo di acquisto di una quota di prodotti europei. Un modo per proteggere le imprese europee privilegiando il “made in Europe”.

L’AVANZATA CINESE

Intanto, crescono le vendite delle auto cinesi in Italia: marchi come Byd, Leapmotor, Omoda e Jaecoo scalano le classifiche e potrebbero non essere più una minaccia bensì un’opportunità. Come riporta Il Sole 24 Ore, le cifre volano oltre  il 9% in Europa e Italia. Circolano sempre di più modelli di colossi dell’auto come Byd, che negli 11 mesi del 2025 registra in Italia un rialzo del 842%, Chery con i marchi Omoda e Jaecco che mettono a segno un balzo dell’574% o di Leapmotor che segna una partenza da launch control: +2.228%. Ed è di queste settimane lo sbarco di Geely in Italia, avanguardia dell’avanzata cinese in Europa che presenta una elettrica e una ibrida plug-in. Nel 2008 l’azienda ha comprato Volvo e l’ha fatta risorgere, controlla Polestar, Lotus e brand come Zeekr e Lynk & Co. e il suo fondatore, Li Shufu, è secondo azionista di Mercedes.

IN ITALIA L’AUTO CINESE E’ OPPORTUNITA’

L’avanzata cinese in Europa e in Italia potrebbe rappresentare un’opportunità. Di questa opinione è Dario Duse direttore generale di AlixPartners grazie anche all’assemblaggio nel vecchio continente, che secondo l’ultimo report della società di consulenza, sarà il driver di una modesta crescita della produzione fino al 2030. Anche per Alfredo Altavilla, special advisor di Byd per il mercato Ue, la Cina non è un nemico da fermare ma un partner da cui si può imparare: in primis nell’innovazione tecnologica. A questo si aggiunge un approccio maniacale ma efficace: «investono, sperimentano e innovano. Mentre l’Europa impiega troppo tempo nella burocrazia e nei protezionismi, la Cina già domina con soluzioni che noi stiamo ancora studiando. Se non comprendiamo che la vera sfida è collaborare anziché respingerli, rischiamo di rimanere esclusi dalla mobilità del futuro» ha affermato.

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