Secondo un’analisi di Nomisma il 54% delle abitazioni italiane rientra nelle classi energetiche peggiori (F e G). Con punte del 65% nelle zone climatiche più fredde. La riqualificazione avrebbe benefici su bollette e qualità della vita. Stessa situazione per gli edifici pubblici
L’Italia dovrà intervenire su 1,7 milioni di case entro il 2030 per raggiungere i target europei. L’investimento ammonterebbe a 115,3 miliardi di euro nel quadriennio 2027–2030, pari a 28,8 miliardi l’anno, secondo i dati dell’ultimo report Nomisma.
LO SCENARIO DELLE CASE ITALIANE
Dispersioni elevate, impianti obsoleti, materiali ormai superati e consumi triplicati rispetto a quelli di un edificio moderno. È questa la condizione in cui versa oltre il 70% del patrimonio immobiliare italiano. I numeri li fornisce l’analisi “Direttiva Epbd, un’opportunità di rilancio per il Sistema Paese”, realizzata da Nomisma. Secondo lo studio, il 54% delle abitazioni italiane rientra nelle classi energetiche peggiori (F e G), con punte del 65% nelle zone climatiche più fredde. Come riporta Affari&Finanza gli effetti della riqualificazione ricadrebbero direttamente sulle bollette. Gli edifici costruiti prima delle moderne normative sull’isolamento termico presentano impianti incapaci di garantire comfort e consumi contenuti. Di conseguenza aumenta l’energia per mantenere temperature adeguate e gli impianti devono funzionare più a lungo e con maggiore intensità. Lo studio di Nomisma, mostra come un salto significativo di classe energetica aumenti il valore medio di un’abitazione di 14.500 euro (più 10,1%), con picchi fino al 31% nelle zone più fredde o in caso di passaggio dalla classe G alla A.
IL VUOTO DEL SUPERBONUS
Gli incentivi introdotti da Superbonus a Ecobonus, hanno prodotto risultati positivi: riducendo i consumi del 7,4% e portando il Paese a metà strada rispetto all’obiettivo europeo del 16% di riduzione al 2030. Ma terminata la stagione dei bonus, emerge un vuoto. Gli operatori chiedono un sistema più equilibrato, con incentivi meno generosi ma strutturali, detrazioni certe nel tempo, partenariati pubblico-privati e contratti di prestazione energetica (Epc) che permettano di finanziare gli interventi attraverso i risparmi prodotti.
IL DIGITALE, BOOSTER PER MIGLIORARE LE CASE
La vera trasformazione ora passa dal digitale. Dai sensori ai sistemi di building automation e piattaforme di intelligenza artificiale che consentono di monitorare i consumi in tempo reale, prevenire guasti e ottimizzare la gestione degli impianti. L’insieme degli interventi che migliorano le prestazioni di un edificio esistente senza ricostruirlo è tecnologia, dati, manutenzione predittiva. E qui operatori evoluti possono giocare un ruolo determinante.
GLI INTERVENTI OBBLIGATORI SULLE CASE
Secondo Nomisma, il Paese dovrà intervenire su 1,7 milioni di edifici residenziali entro il 2030 per raggiungere i target europei, per un investimento stimato di 115,3 miliardi di euro dal 2027 al 2030, pari a 28,8 miliardi l’anno. La direttiva europea case green mira a rendere tutti gli edifici a emissioni zero entro il 2050, fissando chiari obiettivi intermedi. Per gli edifici residenziali esistenti, prevede una riduzione del consumo energetico del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Le nuove costruzioni dovranno essere a emissioni zero dal 2028 per gli edifici pubblici e dal 2030 per tutti i nuovi edifici. L’Italia con i dati di oggi rischia di accumulare ritardi e costi crescenti.
EFFETTI ECONOMICI
Oltre alla bolletta gli effetti macroeconomici potenziali sono significativi: 370 mila posti di lavoro attivati ogni anno, 68,9 miliardi di incremento del valore immobiliare, un ritorno economico superiore al 23% per ogni euro investito, 4,6 milioni di tonnellate di CO2 in meno ogni anno (corrispondenti al 10% delle emissioni del comparto residenziale) e un taglio delle bollette domestiche del 36%, fino a 1.300 euro nelle zone più fredde. Gli interventi “hard” sono quelli che offrono i benefici maggiori, con un incremento del valore del 14,8%. Gli interventi “soft”, invece, producono vantaggi più contenuti, attorno al 4,8%.
I DATI DEGLI EDIFICI PUBBLICI OBSOLETI
Anche il patrimonio edilizio pubblico rappresenta un fronte delicato nella transizione energetica italiana. Secondo la Community Smart Building di The European House – Ambrosetti (Teha), il 56% degli immobili della pubblica amministrazione si trova nelle classi E, F e G; un quarto (24%) è concentrato nella sola classe G, mentre le classi migliori (A4, A3, A2) rappresentano appena il 4% del totale. Scuole e università sono le strutture più critiche e rappresentano il 38% dell’intero parco immobiliare pubblico.
GLI EFFETTI POSITIVI DEGLI INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE
Intervenire su larga scala consentirebbe una riduzione strutturale dei consumi energetici, un abbattimento delle emissioni e una stabilizzazione della spesa pubblica per energia e manutenzione. E un miglioramento della qualità della vita. «Parliamo di scuole più sicure e salubri per studenti e docenti, ospedali più efficienti per i pazienti e gli operatori sanitari, abitazioni pubbliche più confortevoli per le famiglie, uffici della Pa più moderni e funzionali», sostiene Claudio Levorato, presidente di Rekeep, uno dei principali operatori italiani attivo nei servizi integrati per la gestione e la riqualificazione degli immobili pubblici e privati.
IL DOMINO DEI BENEFICI
Secondo Levorato, un investimento di questo tipo genererebbe posti di lavoro diretti e indiretti, rafforzerebbe le competenze tecnologiche e contribuirebbe alla crescita del Pil. «È necessario che il settore pubblico preveda programmi pluriennali di riqualificazione degli immobili pubblici, accompagnati da risorse dedicate, regole chiare e procedure snelle» aggiunge. «Le imprese specializzate, le energy service company (Esco), sono pronte a investire capitali, tecnologie e competenze per affiancare la pubblica amministrazione nella progettazione, realizzazione e gestione degli interventi di efficientamento energetico», osserva Levorato.


