Il Parlamento Ue approva in via definitiva il pacchetto Omnibus per alleggerire CSRD e CSDDD. Ma tra riduzione degli obblighi, rinvio delle scadenze ed esclusione di molte imprese, il rischio di autogol è forte
Il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva il pacchetto Omnibus sulla Sostenibilità. Il pacchetto di norme nasce per semplificare gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità (CSRD) e il dovere di diligenza (CSDDD) per le imprese. Tuttavia, la riduzione del campo di applicazione delle direttive e il rinvio di alcune scadenze rischia di frenare la sostenibilità e generare caos nelle aziende, come segnalato dal professor Fabrizio Zucca, Academic Fellow presso la Bocconi Business School, Membro del Comitato Scientifico di Eurispes, nel corso dell’intervista rilasciata la settimana scorsa ad Energia Oltre.
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Il Parlamento Ue ha dato il via libera definitiva al pacchetto Omnibus Sostenibilità con 428 voti favorevoli, 218 contrari e 17 astenuti. Il testo passerà ora al Consiglio Europeo per l’adozione formale, per poi essere recepito dagli Stati membri. Le modifiche principali introdotte dal nuovo quadro normativo includono l’esclusione di molte PMI dalla CSRD, la trasformazione di alcune relazioni settoriali da obbligatorie a opzionali e l’innalzamento delle soglie per l’applicazione della CSDDD, con l’obiettivo di alleggerire gli oneri amministrativi.
Per quanto riguarda la Corporate Sustainability Reporting Directive, l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità si applica solo alle grandi imprese sopra certe soglie (più di 1.750 dipendenti o un fatturato maggiore di 450 milioni di euro). Inoltre, il pacchetto Omnibus riduce le informazioni qualitative richieste e rende opzionali le relazioni settoriali. E non va meglio sul fronte della Due Diligence (CSDDD), dove gli obblighi sopravvivono solo per i colossi da 5.000 dipendenti e 1,5 miliardi di ricavi. Sparisce anche il quadro giuridico europeo che avrebbe consentito ai cittadini di chiedere conto alle imprese degli impatti lungo la supply chain, svanendo anche la promessa di uniformità normativa.
I RISCHI DEL PACCHETTO OMNIBUS
L’obiettivo del pacchetto è semplificare le norme ESG (Ambientali, Sociali e di Governance) e rafforzare la competitività delle imprese europee. Tuttavia, rischia di snaturare le due direttive. Infatti, le modifiche introducono “un meccanismo che distorce completamente il sistema che è stato pensato inizialmente”, rendendo la rendicontazione meno comparabile e più interpretabile, spiega il professor Zucca nell’intervista rilasciata ad Energia Oltre.
“Si passa da una platea forse troppo estesa a una decisamente più contenuta. La semplificazione avviene ancora prima di un’effettiva applicazione. Da un punto di vista tecnico, il problema è anche come è stato fatto questo arretramento: i cosiddetti data points sono stati ridotti, le informazioni standardizzate richieste nel sistema di regolamentazione, mentre i quality disclosure sono identici. Questo genera un sistema molto meno comparabile e più aperto a potenziali interpretazioni diverse. Quindi, la valutazione sarà più problematica. Nascerà anche un problema nel capire quali siano le effettive informazioni nell’ambito della disclosure”.


