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Ponte, incertezza sui costi e contratto contrario alle norme Ue. Le motivazioni della Corte dei Conti

La Corte dei conti motiva il secondo stop al Ponte sullo Stretto. Bocciato l’atto aggiuntivo: il contratto cioè tra il Mit e la società Stretto di Messina. «Non rispetta le norme europee», sostengono i magistrati contabili. Perplessità anche per il costo complessivo dell’opera

Il decreto sul terzo atto aggiuntivo della convenzione tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit), ministero dell’Economia e società Stretto di Messina per la costruzione del Ponte è incompatibile con l’articolo 72 della direttiva europea 2014/24/UE, che disciplina la modifica di contratti. E’ questa la motivazione depositata ieri con cui il 17 novembre scorso la Corte dei conti ha dichiarato l’illegittimità del decreto con cui il Mit insieme al ministero dell’Economia, aveva approvato le nuove norme per la realizzazione dell’opera.

COSTO DELL’OPERA

Viene sottolineata anche l’incertezza sul costo complessivo dell’opera. «La valutazione degli aggiornamenti progettuali pari a euro 787.380.000, rende possibile il rischio di ulteriori variazioni incrementali, incidenti sul superamento della soglia del 50% delle variazioni ammissibili, anche in considerazione dei dati offerti dalla stessa amministrazione», spiegano i magistrati contabili. Secondo quanto scrive Repubblica riportando la motivazione della Corte dei conti, non c’è alcuna certezza «che rispetto alla vecchia gara del 2005 i costi non salgano di più del 50 per cento» ma anche i calcoli fatti per l’aggiornamento della spesa a carico dello Stato sono troppi generici. In più: «non si può prevedere in queste condizioni alcun risarcimento» a favore dei privati che hanno vinto la vecchia gara.

REAZIONI POLITICHE

Come riporta Il Sole 24 Ore, la Corte dei conti si concentra anche sul tema dei finanziamenti che in origine prevedevano una quota del 60% di risorse private, mentre oggi l’opera è finanziata interamente con fondi pubblici. «Una differenza che modifica la natura del contratto. Non solo cambia l’equilibrio economico del contratto a favore dell’aggiudicatario ma crea una condizione che, se fosse stata conosciuta al momento della procedura d’appalto iniziale, avrebbe potuto attrarre candidati diversi», si legge nella motivazione.

RIFARE LA GARA

Le due bocciature convergono su un punto: si deve rifare una nuova gara di appalto, altrimenti l’Europa potrebbe aprire una procedura di infrazione all’Italia. Come ha detto il Ministro Salvini, rifare le procedure dall’inizio significa “addio avvio del Ponte” in questa legislatura. Ma secondo l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, l’esecutivo «ribadisce l’impegno» per la realizzazione dell’opera e conferma gli stanziamenti. Di diversa opinione sono le opposizioni: «Con le motivazioni depositate con la seconda delibera della Corte dei conti sul Ponte ormai è chiaro che Salvini e l’ad di Stretto di Messina Pietro Ciucci hanno fallito e dovrebbero trarne le conseguenze», dice Angelo Bonelli di Avs. «Non ha senso continuare a inseguire un’opera che rischia di consumare miliardi di denaro pubblico senza benefici chiari per le comunità», dice il capogruppo del Pd nella commissione Trasporti della Camera, Anthony Barbagallo.

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