Nei suoi primi 10 mesi di mandato, Trump si è affrettato a spazzare via le normative sul clima, far fallire i progetti di energia pulita, riesumare i progetti di oleodotti, approvare nuovi enormi terminali di GNL e procedere verso l’apertura di più terreni e acque alle trivellazioni
Quest’anno gli Stati Uniti sono vicini ad estrarre più petrolio di qualsiasi altro Paese nella storia, mentre il presidente Donald Trump investe tutto il peso del governo federale nel suo programma radicale di promozione dei combustibili fossili e di contrasto all’energia eolica e al solare.
LE POLITICHE DI TRUMP SULL’ENERGIA NEI SUOI PRIMI 10 MESI DI AMMINISTRAZIONE
Trump, nei suoi primi 10 mesi di mandato, si è affrettato a spazzare via le normative sul clima, far fallire i progetti di energia pulita, riesumare i progetti di oleodotti, approvare nuovi enormi terminali di GNL e procedere verso l’apertura di più terreni e acque alle trivellazioni.
Nel frattempo, ha promesso di abbassare i prezzi dell’elettricità e di portare la benzina sotto i 2 dollari al gallone. Tutto ciò fa parte dell’obiettivo del presidente di raggiungere il “dominio energetico degli Stati Uniti”, massimizzando la produzione interna e utilizzando l’energia come strumento di potere geopolitico.
“Risolvere la crisi energetica di Joe Biden è stata una priorità per il presidente Trump fin dal primo giorno”, ha affermato Taylor Rogers, portavoce della Casa Bianca, che ha aggiunto: “la riduzione dei prezzi dell’energia per le famiglie e le imprese americane rimarrà un obiettivo del presidente nel nuovo anno”.
Ecco una panoramica su come sta andando finora.
LA PRODUZIONE DI ENERGIA NEGLI STATI UNITI
La produzione di petrolio quest’anno ha raggiunto un altro record, superando i 13,8 milioni di barili al giorno a settembre. Questi incrementi hanno prolungato una corsa iniziata anni prima del ritorno di Trump al potere, ma che è proseguita con i trivellatori di scisto, che sfruttano sempre di più ogni nuovo pozzo.
Anche la produzione di gas naturale sta raggiungendo nuovi record, raggiungendo i 114 miliardi di piedi cubi il 30 novembre, secondo i dati raccolti da Bloomberg New Energy Finance. Secondo le ultime previsioni dell’Energy Information Administration, la produzione del 2025 dovrebbe aumentare del 4,6% rispetto al 2024.
Sebbene l’aumento sia in linea con la promessa di Trump di liberare la produzione di petrolio e gas americana, gli analisti affermano che riflette principalmente le forze di mercato e l’aumento della produttività del settore, piuttosto che gli interventi governativi.
“È giusto dire che il tono di supporto dell’amministrazione Trump ha aiutato, ma la maggior parte della responsabilità per l’aumento della produzione di petrolio e gas ricade sui prezzi del greggio e sulla capacità dell’industria petrolifera e del gas di aumentare continuamente l’efficienza”, ha affermato Bob McNally, presidente di Rapidan Energy Group e consigliere dell’amministrazione di George W. Bush.
IL RUOLO DEI GIACIMENTI DI SCISTO
Gran parte della crescita deriva dai giacimenti di scisto che hanno rimodellato l’energia americana negli ultimi due decenni, tra cui il Bacino Permiano in Texas e Nuovo Messico, il Bakken nel Dakota del Nord e l’Eagle Ford nel Texas meridionale.
L’amministrazione Trump propone inoltre di aprire alle trivellazioni di petrolio e gas nuove aree al largo di California, Florida e Alaska, nell’ambito di un piano che amplierebbe drasticamente la vendita dei diritti di estrazione di petrolio e gas. Tuttavia, resta da vedere se questo sforzo si tradurrà in un aumento significativo della produzione.
Le compagnie petrolifere hanno mostrato una scarsa propensione ad esplorare nuove acque statunitensi ben oltre il Golfo, date le prospettive incerte e l’opposizione dell’opinione pubblica. La crescita dei giacimenti di scisto, nel frattempo, sta rallentando. L’EIA prevede che la produzione di petrolio USA nel 2026 diminuirà di circa lo 0,6%, a 13,5 milioni di barili al giorno.
LA BENZINA
I prezzi alla pompa non sono ancora inferiori in media a 2 dollari al gallone, come promesso da Trump durante la campagna elettorale. Tuttavia, con un prezzo medio della benzina intorno ai 2,91 dollari al gallone, gli americani pagano meno rispetto ad un anno fa. E i prezzi della benzina sono al minimo nazionale da quattro anni.
Sebbene la Casa Bianca se ne sia presa il merito, non ci sono molte prove che indichino che Trump abbia giocato un ruolo sproporzionato. Le forze del mercato globale sono il principale fattore determinante per quanto gli americani pagano alla pompa, e i presidenti generalmente hanno un’influenza limitata.
Secondo Patrick De Haan, responsabile analisi petrolifera di GasBuddy, “da parte di Trump non c’è stato praticamente alcun impatto. Facilitare le trivellazioni e le nuove esplorazioni richiede molto più tempo di quanto la maggior parte delle persone si aspetti, per avere un impatto significativo sui prezzi”.
IL COSTO DEL PETROLIO
Tuttavia, ci sono alcune indicazioni che Trump abbia avuto un impatto indiretto. Il fattore principale che determina il prezzo della benzina è il costo del petrolio, che quest’anno è sceso di oltre il 20%, raggiungendo i livelli più bassi dal 2021.
Una delle maggiori svendite di greggio si è verificata all’inizio di aprile, quando i future sono crollati ai minimi degli ultimi quattro anni, dopo che Trump ha annunciato i suoi ingenti dazi per il “Giorno della Liberazione”. Poche ore dopo l’annuncio, l’Arabia Saudita ha spinto per triplicare l’aumento della produzione di petrolio previsto per maggio, contribuendo così alle svendite.
È stata una coincidenza temporale? Come dichiarò all’epoca a Bloomberg una fonte, alcuni funzionari di Washington e Riad nei giorni precedenti avevano avuto dei colloqui.
IL GAS NATURALE
Trump ha mantenuto la promessa elettorale di riavviare le autorizzazioni per l’esportazione di gas, revocando la moratoria fin dal suo primo giorno in carica. Da allora, il Dipartimento dell’Energia ha approvato tre grandi progetti, tra cui l’impianto CP2 Louisiana di Venture Global LNG, che alla massima capacità potrebbe produrre fino a 28 milioni di tonnellate all’anno.
Il precedente blocco è nato dall’opposizione ambientalista guidata in parte dall’attivista Bill McKibben, che ha contribuito a bloccare l’oleodotto Keystone XL. La sospensione ha costretto aziende come Energy Transfer LP e Commonwealth LNG a rallentare i lavori su progetti multimiliardari.
IL CARBONE
Il carbone – che Trump ha tentato senza successo di sostenere durante il suo primo mandato – quest’anno sta avendo un andamento eccezionale. Secondo i dati EIA raccolti da Bloomberg, nel 2025 il consumo statunitense dovrebbe raggiungere circa 448 milioni di tonnellate, con un aumento di circa 37 milioni di tonnellate rispetto al 2024. Ciononostante, la domanda resta circa il 60% al di sotto del picco del 2007.
Ancora una volta, tutto dipende più dalle dinamiche di mercato, che da una rinascita del carbone ispirata da Trump. Quest’anno la domanda di carbone è aumentata notevolmente a causa delle condizioni meteorologiche insolite di inizio anno. Tuttavia, Trump può prendersi il merito del carbone bruciato da una centrale elettrica da 1,4 GW nel Michigan, che avrebbe dovuto chiudere a fine maggio, finché il Dipartimento dell’Energia non ha emesso un ordine per mantenerla in funzione.
LE MOSSE DI TRUMP PER SOSTENERE IL CARBONE
Trump – che promuove il carbone come una fonte di energia essenziale per la rete elettrica, nonostante le sue maggiori emissioni e la concorrenza del gas naturale e delle energie rinnovabili – probabilmente sta contribuendo a rendere il combustibile più economico. Tra gli sforzi di vasta portata intrapresi dalla sua amministrazione, vi è l’esenzione delle centrali elettriche a carbone dalle normative ambientali, l’interruzione della dismissione programmata di quelle più vecchie e l’apertura di milioni di acri di terreni federali alla locazione di carbone.
È improbabile che questi sforzi riportino il carbone al suo antico splendore, ma potrebbero arrestarne il declino a lungo termine, con l’aumento della domanda di elettricità. L’EIA prevede che quest’anno la produzione di energia elettrica dal carbone aumenterà di circa il 10,52%, raggiungendo i 412,6 milioni di tonnellate, rispetto ai 373,3 milioni di tonnellate del 2024.
I PREZZI DELL’ELETTRICITÀ
Trump si era impegnato a dimezzare i costi dell’elettricità entro un anno dal suo insediamento. I costi sono invece aumentati a causa dell’impennata della domanda. A livello nazionale, il prezzo medio al dettaglio dell’elettricità a settembre è aumentato del 7,4%, raggiungendo il record di 18,07 centesimi per kilowattora, il maggiore incremento da dicembre 2023.
I prezzi residenziali sono aumentati ancora di più, con un aumento del 10,5% tra gennaio e agosto 2025, segnando uno degli aumenti maggiori in oltre un decennio, secondo la National Energy Assistance Directors Association.
Tutti i segnali suggeriscono che l’impennata delle tariffe elettriche sarà un tema cruciale nelle elezioni di Mid Term del Congresso USA del prossimo anno. I Democratici – che si sono presentati con la promessa di ridurre le bollette – hanno trionfato in elezioni chiave in New Jersey, Virginia e Georgia.
GLI OLEODOTTI AMERICANI
Trump ha ottenuto una vittoria nel Nord-Est questo autunno, quando New York e il New Jersey, a novembre, hanno approvato i permessi per un progetto di oleodotto della Williams Cos., a lungo in stallo. Il progetto Northeast Supply Enhancement – che porterebbe più gas dalla Pennsylvania all’area di New York – è stato ripreso la scorsa primavera, dopo che la governatrice di New York Kathy Hochul ha dichiarato che non avrebbe bloccato l’oleodotto, a condizione che ci fosse una revisione imparziale e che rispettasse tutte le leggi richieste. A sua volta, Trump ha consentito la ripresa dei lavori di costruzione di un parco eolico al largo di Long Island.
LE ENERGIE RINNOVABILI
Trump critica da tempo quella che definisce “la nuova truffa verde” e ha mantenuto le sue promesse di annullare le politiche governative volte a combattere il cambiamento climatico e promuovere l’energia a zero emissioni.
Le bordate dell’amministrazione contro l’energia eolica e solare hanno incluso il ritiro delle autorizzazioni per i progetti, l’interruzione dei lavori su parchi eolici multimiliardari in costruzione in acque federali, l’imposizione di standard che di fatto impediscono lo sviluppo di nuovi progetti rinnovabili su terreni federali e la cancellazione di miliardi di dollari di sovvenzioni per progetti di energia pulita assegnati sotto l’ex presidente Joe Biden.
Inoltre, la legge di Trump su tasse e spese, il cosiddetto “One Big Beautiful Bill Act”, ha messo fine, con anni di anticipo, ai redditizi crediti d’imposta per auto elettriche e progetti eolici e solari, tra le altre modifiche agli incentivi che rendono meno redditizi i progetti di energia pulita.
LA DEREGOLAMENTAZIONE
La Casa Bianca si è prefissata di smantellare le norme sull’energia e sul clima dell’era Biden, ma i grandi passi indietro richiedono tempo. La riscrittura delle normative federali richiede commenti pubblici, revisioni ambientali, analisi dei costi e l’approvazione interagenzia.
Trump ha già revocato diverse norme per la conservazione degli elettrodomestici, che riguardano frigoriferi, scaldabagni e soffioni doccia. Sono ancora in corso degli sforzi per smantellare le norme più restrittive sull’inquinamento per centrali elettriche e veicoli, e per limitare l’autorità del governo di regolamentare l’impatto climatico.
“Le stanno abbattendo il più velocemente possibile”, ha affermato Michael Burger, direttore esecutivo del Sabin Center for Climate Change Law della Columbia Law School. “Questa amministrazione sta impiegando meno tempo di qualsiasi altra precedente per smantellare le norme di questa portata che sono qui in discussione”.


