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Le due facce della Cina: domina le energie rinnovabili, ma non abbandona il carbone

Pechino si è impegnata a raggiungere il picco delle emissioni entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2060, e ha fissato ambiziosi obiettivi intermedi per aumentare la quota di energia non fossile nel suo consumo totale

La Cina attualmente sta vivendo uno dei paradossi energetici più affascinanti e decisivi del XXI secolo: è il leader mondiale indiscusso nello sviluppo delle energie rinnovabili e, allo stesso tempo, il maggiore consumatore di carbone del pianeta.

Nessun altro Paese installa tanta capacità di energia solare ed eolica o emette così tanti gas serra. Comprendere questa contraddizione è fondamentale per capire non solo la transizione energetica della Cina, ma anche la direzione della decarbonizzazione globale.

Come evidenzia El Periodico de la Energia, questa mappa del sistema energetico cinese mostra centrali elettriche, reti di trasmissione e infrastrutture fossili e rinnovabili, evidenziando la concentrazione della domanda ad est e i grandi corridoi che collegano le risorse dell’ovest

LA CINA HA UNA CAPACITÀ RINNOVABILE PARI AD UN TERZO DEL TOTALE GLOBALE

I dati spiegano perché la Cina è diventata l’epicentro della transizione verde. Nel 2024 il gigante asiatico ha aggiunto 360 GW di nuova capacità eolica e solare, più della metà di tutte le installazioni mondiali di quell’anno. La sua capacità rinnovabile totale ha raggiunto 1,4 terawatt, circa un terzo del totale globale.

In termini pratici, la Cina installa ogni tre mesi l’equivalente dell’intera flotta solare statunitense. “La Cina non è solo leader, ma davvero dominante nella transizione energetica verde, che si tratti di auto elettriche, pannelli solari o batterie”, ha riassunto di recente un vicepresidente di S&P Global.

GLI OBIETTIVI ENERGETICI E CLIMATICI DELLA CINA

Questo massiccio dispiegamento risponde a chiari obiettivi politici: Pechino si è impegnata a raggiungere il picco delle emissioni entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2060, e ha fissato ambiziosi obiettivi intermedi per aumentare la quota di energia non fossile nel suo consumo totale.

La combinazione di pianificazione statale, investimenti su larga scala e innovazione tecnologica ha trasformato il Paese nella “fabbrica verde” del mondo: produce oltre il 90% dei moduli solari e oltre l’80% delle turbine eoliche.

GLI EFFETTI SUL SISTEMA ELETTRICO

Tuttavia, questo successo quantitativo maschera profonde sfide strutturali. La prima è di natura tecnica e sistemica: integrare volumi così ingenti di energia solare ed eolica in così poco tempo mette a dura prova qualsiasi sistema elettrico. A differenza delle centrali termoelettriche, la produzione di energia rinnovabile è intermittente e dipende dalle condizioni meteorologiche e dalla luce solare.

In Cina la crescita della capacità rinnovabile ha superato l’impiego di risorse flessibili, come l’accumulo, la gestione della domanda e la generazione di riserva, necessarie per mantenere l’equilibrio tra offerta e consumo ogni secondo.

SERVONO INGENTI INVESTIMENTI NELLE RETI DI TRASMISSIONE

A ciò si aggiunge una sfida geografica. La maggior parte del potenziale solare ed eolico del Paese è concentrato nelle regioni occidentali e settentrionali, mentre i principali centri di consumo si trovano sulla costa orientale. Ciò richiede enormi investimenti in reti di trasmissione a lunga distanza e interconnessioni interprovinciali.

Sebbene la Cina abbia compiuto progressi con le linee ad altissima tensione, persistono dei colli di bottiglia. In alcune province occidentali, fino al 30% dell’energia rinnovabile generata viene sprecata a causa della mancanza di capacità di trasmissione.

L’ENERGIA RINNOVABILE POTREBBE FINIRE PER AUMENTARE IL COSTO TOTALE DEL SISTEMA

La seconda grande sfida è di natura economica. Sebbene il costo della produzione di energia solare ed eolica sia crollato, il costo totale del sistema non dipende solo dalla generazione. Reti più robuste, sistemi di accumulo, servizi di backup e controllo della frequenza richiedono investimenti aggiuntivi significativi.

Il rischio è che l’energia rinnovabile, economica alla fonte, finisca per aumentare il costo del sistema se non vengono progettati adeguati meccanismi di condivisione dei costi. La sfida principale è garantire che la transizione riduca i prezzi finali per i consumatori, anziché aumentarli.

VERSO UN NUOVO MODELLO DI MERCATO

Il terzo fronte è quello del mercato e della governance. Un sistema elettrico moderno non può essere sostenuto solo da un mercato del kilowattora: ha bisogno di mercati della capacità, mercati della flessibilità e mercati dei servizi ausiliari che remunerano ciò che garantisce la stabilità del sistema.

La Cina sta riformando il suo modello di mercato, per garantire la piena partecipazione delle energie rinnovabili, riconoscere il valore ambientale attraverso i certificati verdi e integrare nuovi attori come l’accumulo di energia, la gestione della domanda e le centrali elettriche virtuali. L’obiettivo è passare da un sistema rigido e frammentato ad un mercato nazionale unificato, con segnali di prezzo più chiari ed efficienti.

L’IMPORTANZA DEL CARBONE NEL MIX ENERGETICO CINESE

Queste sfide contribuiscono a spiegare perché il carbone resti centrale nel mix energetico cinese. Nonostante il boom delle energie rinnovabili, il gigante asiatico continua a fare affidamento sul carbone per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, soprattutto durante i picchi di domanda o gli eventi meteorologici estremi. Tuttavia, i segnali di cambiamento sono concreti.

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, la domanda di carbone in Cina si è stabilizzata e potrebbe iniziare a diminuire leggermente prima del 2030, con l’affermarsi delle energie rinnovabili, dell’energia nucleare e del gas. Il carbone non scomparirà immediatamente, ma la sua crescita si arresterà.

IL PARADOSSO INDUSTRIALE DELLA CINA

Esiste anche un paradosso industriale. La straordinaria capacità produttiva della Cina ha portato a una sovraccapacità nelle tecnologie verdi. Con una domanda globale in crescita più lenta del previsto e barriere commerciali in alcuni mercati, i produttori hanno invaso il mercato interno, esercitando pressione su prezzi e margini. La recente eliminazione delle tariffe regolamentate per i nuovi impianti di energia rinnovabile rafforza questa transizione verso un ambiente più competitivo e meno sovvenzionato.

Questa enorme capacità industriale non sta trasformando solo il sistema energetico cinese, ma anche la geopolitica delle catene di approvvigionamento globali. L’Unione europea, consapevole della sua crescente dipendenza da Pechino, soprattutto per materie prime critiche come litio, nichel e cobalto – essenziali per batterie e tecnologie pulite – sta perseguendo l’approvvigionamento congiunto e l’aumento dello stoccaggio strategico per ridurre questa vulnerabilità.

Bruxelles sta promuovendo iniziative volte a diversificare i fornitori e ad assicurare i propri inventari, con l’obiettivo di non dipendere esclusivamente dalla Cina, di fronte all’urgente necessità di una transizione energetica.

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