Skip to content

Cosa accade a una petroliera sanzionata?

La storia della nave Mikati, attualmente in transito nella Manica, illustra i punti di forza e di debolezza del regime sanzionatorio dell’Unione europea, che ora include circa 600 navi

Una petroliera da 58.000 tonnellate, la “Mikati”, stava solcando le acque dell’Oceano Indiano, quando ricevette una brutta notizia da Bruxelles: era stata aggiunta a un elenco di navi sanzionate della cosiddetta “flotta ombra” russa.

La storia della Mikati, attualmente in transito nella Manica, illustra i punti di forza e di debolezza del regime sanzionatorio dell’Unione europea, che ora include circa 600 navi. Bruxelles – spiega Oilprice – ha inserito la Mikati nell’elenco a luglio, in seguito a una decisione analoga presa dal Regno Unito nel novembre 2024. Costruita nel 2003, la sua età avanzata la rende una tipica nave della flotta ombra, così come il comportamento che ha preceduto la sua designazione.

IL COMPORTAMENTO SOSPETTO DELLA PETROLIERA MIKATI

Secondo i dati forniti a RFE/RL da Windward, una società di intelligence marittima, la Mikati ha subito una serie di cambi di nome, è stata venduta ad un proprietario anonimo e ha ripetutamente disattivato i suoi transponder di localizzazione AIS nel periodo precedente alla sanzione. Quest’ultima è considerata una pratica di navigazione pericolosa dall’Organizzazione Marittima Internazionale ed è consentita solo in circostanze speciali. La Mikati ha anche cambiato bandiera, passando a quella della Sierra Leone.

“Il governo della Sierra Leone ha esternalizzato la gestione del suo registro navale ad una società privata con sede a Cipro”, ha dichiarato a RFE/RL l’analista di Windward Michelle Bockmann, aggiungendo che il Paese è “il registro di bandiera preferito” per le navi della flotta ombra.

L’UNIONE EUROPEA AGGIUNGE LA PETROLIERA MIKATI ALLA SUA LISTA NERA

Nel complesso, questi indicatori sono stati sufficienti per far inserire la Mikati nella lista nera. L’Ue ha incluso la Mikati nel suo 18° pacchetto di sanzioni contro la Russia il 18 luglio. L’impatto è stato immediato. Due giorni dopo, la nave è arrivata nelle acque al largo di Kochi, sede di una delle più grandi raffinerie di petrolio dell’India, ma non ha scaricato l’intero carico che aveva ritirato un mese prima nel porto russo di Murmansk, nel Mare di Barents. Il 29 luglio la Mikati si trovava in sosta al largo delle coste indiane.

“L’Unione europea ora ha la possibilità di sanzionare i porti di Paesi terzi per quella che chiamano la ‘frustrazione’ delle misure restrittive Ue”, ha affermato l’economista Benjamin Hilgenstock. Non è chiaro se ci sia stato un intoppo o se la Mikati stesse seguendo dei piani prestabiliti. “A volte le navi vengono sanzionate quando sono già in navigazione, quindi qualcuno deve chiamare l’acquirente e chiedere se l’accordo è ancora valido. Potrebbe sentirsi dire ‘dobbiamo prima risolvere la questione, quindi forse dovremmo aspettare un po”, oppure ‘accettiamo il vostro petrolio, ma solo se ce lo date ad un prezzo leggermente inferiore'”, ha dichiarato spiegato Hilgenstock.

IL LEGAME CON LE ISOLE SAMOA

In ogni caso, qualcosa si stava muovendo dietro le quinte. Il 25 luglio, la Mikati ha cambiato proprietario registrato e gestore commerciale, trasferendosi dall’Azerbaigian alle Isole Samoa, Paese di circa 200.000 abitanti nel Pacifico meridionale non noto per avere un’industria marittima fiorente.

La società quotata, Alga Oceanic Ventures, sembra non avere alcuna presenza su Internet. Il suo indirizzo è un complesso commerciale chiamato La Sanalele, dove tra i suoi vicini figura un altro gestore di spedizioni, Faleola Nexus, gestore di una petroliera chiamata Orion, sanzionata da Regno Unito e Ucraina per commercio illecito di petrolio russo. Un altro vicino era una società taiwanese chiamata Pro-Gain Group Corporation, sanzionata dagli Stati Uniti nel 2018 in relazione a traffici illeciti di carbone e petrolio nordcoreani.

L’EFFETTO DELLE SANZIONI EUROPEE

L’improvviso cambio di proprietà della Mikati è stato seguito da un nuovo viaggio verso nord lungo la costa fino a Mangalore. Lì, il 3 agosto, la petroliera ha segnalato di aver scaricato. “Il ritardo di 11 giorni probabilmente era dovuto alle sanzioni e alla necessità di stipulare una nuova assicurazione”, ha affermato Bockmann. “Questo è un ottimo esempio di come le sanzioni Ue siano destabilizzanti, ma hanno ben poca efficacia”.

In effetti, nonostante le sanzioni, la Mikati ha scaricato il suo petrolio ed è rimasta in servizio. Le navi sanzionate non possono visitare i porti dell’Unione europea, né ottenere un’assicurazione occidentale e hanno difficoltà a trovare equipaggio professionale. Tuttavia, mantengono il “diritto di passaggio inoffensivo” nelle acque internazionali.

Uno studio di ottobre della società di analisi commerciale Kpler ha rilevato che “la Russia ha sostenuto le sue esportazioni di petrolio, nonostante le sfide logistiche poste dalla recente escalation delle sanzioni che colpiscono il tonnellaggio della flotta ombra”.

LE SANZIONI DELL’UNIONE EUROPEA E QUELLE DEGLI STATI UNITI

Le sanzioni imposte dall’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Tesoro statunitense sono state considerate considerevolmente più efficaci di quelle imposte dall’Unione europea. “Questo set di dati mostra che l’India accetta volentieri le navi sanzionate dall’Europa e dal Regno Unito, ma non quelle sanzionate dall’OFAC. E probabilmente questo dimostra che l’India è un po’ più riluttante a trovarsi nella prospettiva di sanzioni secondarie da parte degli Stati Uniti”, ha dichiarato a RFE/RL l’analista di Kpler Panagiotis Krontiras.

I dati di Kpler descrivono in dettaglio le riduzioni di produttività, misurate in termini di chilometri percorsi e tonnellate di carico trasportato, per le navi soggette a ciascun regime sanzionatorio. Per gli Stati Uniti, si è registrato un calo medio del 70%, per l’Ue del 30%.

L’inviato Ue per le sanzioni, David O’Sullivan, ha dichiarato a RFE/RL che “le sanzioni sono sempre un po’ inaffidabili” ed è sempre stato possibile trovare “esempi di navi che hanno comunque continuato ad operare”. Tuttavia, ha aggiunto, “i nostri dati mostrano che, una volta che una nave viene sanzionata, la sua capacità di trasportare petrolio russo diminuisce di circa il 73%”.

Inoltre, mentre O’Sullivan stima che l’Ue ormai abbia sanzionato due terzi della flotta ombra russa, secondo i dati di Kpler l’OFAC ne ha colpite circa il 40%. Mentre l’Ue ha ripetutamente aggiunto nuove navi quest’anno, l’OFAC non ne ha aggiunte dal gennaio scorso. Il Tesoro USA non ha risposto a una richiesta di commento.

LE ULTIME MOSSE DELLA PETROLIERA MIKATI

In ogni caso, sebbene la Mikati abbia continuato a navigare, non è stata molto produttiva. I dati di Windward mostrano che, dopo aver scaricato a Mangalore, ha attraversato il Canale di Suez e ad agosto ha gettato l’ancora a Port Said per una settimana, dove ha caricato petrolio in un trasferimento nave-nave (STS) da un’altra petroliera inclusa nella lista nera, la Noctis. Tali trasferimenti non sono illegali, ma sono una pratica frequente per eludere le sanzioni. Il 22 agosto la Mikati ha effettuato un trasferimento di petrolio nave-nave con un’altra nave sanzionata, la Nocturnis, al largo delle coste egiziane.

LE OPERAZIONI AL LARGO DELLA CINA

La nave ha trasportato il greggio a Ningbo, in Cina, dove è arrivata il 29 settembre, ma non lo ha scaricato fino al 15 ottobre. Anche in questo caso, il motivo del ritardo non è chiaro. Bockmann ha osservato che “è rimasta a gironzolare nell’area portuale per un periodo di tempo prolungato”, come parte di un modello di “comportamento altamente antieconomico”. Anche questo è tipico delle navi sanzionate. “Una volta sanzionate, hai due scelte: o vai in Russia-India o in Russia-Cina. Ed è per questo che c’è questo enorme calo di produttività”, ha affermato l’analista di Kpler Krontiras.

Una nave non sanzionata cercherebbe di caricare nuovo carico da qualche parte, piuttosto che tornare a casa vuota su quella che viene chiamata “traversata in zavorra. Ora, però, non hanno questa opzione, devono tornare in Russia, caricare un altro carico, e questa è una tratta in zavorra molto lunga”, ha detto Krontiras.

La Mikati ha fatto proprio questo: i dati di Windward mostrano anche che la petroliera ha nuovamente spento i suoi transponder tra il 10 e il 12 dicembre, vicino ad Uts-Luga, il principale porto russo per l’esportazione di greggio nel Baltico. Il 18 dicembre si stava dirigendo verso sud-ovest, attraverso la Manica. “Probabilmente la destinazione sarà l’India o la Cina, o anche STS. Nessuna indicazione”, ha comcluso Bockmann.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

ads
Torna su