Anche se un accordo di pace completo venisse raggiunto domani, probabilmente servirebbero mesi prima che vi sia una significativa revoca delle sanzioni USA contro la Russia, e anni prima che tutti i divieti vengano rimossi
Negli ultimi giorni la prospettiva di un accordo di pace in Ucraina ha guadagnato slancio sul mercato petrolifero globale, eliminando parte del premio di rischio geopolitico che ha mantenuto i prezzi elevati dall’invasione russa del 24 febbraio 2022. Dopo gli incontri della scorsa settimana a Berlino con funzionari ucraini ed europei, l’inviato speciale degli Stati Uniti, Steve Witkoff, ha dichiarato che è stato raggiunto un consenso su circa il 90% delle questioni all’interno di un piano di pace in 20 punti.
L’Ucraina ha affermato che potrebbe ritirare la sua richiesta di adesione alla NATO in cambio di garanzie di sicurezza giuridicamente vincolanti da parte degli Stati Uniti e dell’Europa, simili all’Articolo 5 della NATO.
L’ARTICOLO 5 DELLA NATO E LA POSIZIONE DI RUSSIA E STATI UNITI
Quest’ultimo stabilisce che un attacco ad un membro NATO è un attacco a tutti, e obbliga gli altri membri a fornire assistenza, potenzialmente con la forza armata, per ripristinare la sicurezza. Gli Stati Uniti hanno detto di offrire garanzie “simili all’Articolo 5”, e il presidente Donald Trump sarebbe disposto a sottoporle al Senato per l’approvazione.
Nel frattempo, come spiega Simon Watkins su Oilprice, la Russia ha dichiarato che potrebbe accettare l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea come parte di un accordo, un cambiamento radicale rispetto alla sua precedente posizione.
Tuttavia, continua a chiedere il ritiro dell’Ucraina dalle zone di Donetsk ancora sotto il controllo di Kiev, mentre l’Ucraina rifiuta di cedere territorio. I colloqui continuano, e Trump negli ultimi giorni ha dichiarato che “oggi siamo più vicini a un accordo di pace di quanto lo siamo stati in passato”. Ma cosa significherebbe se un accordo del genere venisse raggiunto domani?
RIMUOVERE LE SANZIONI ALLA RUSSIA NON SARÀ SEMPLICE, NÉ RAPIDO
Anche se un accordo di pace completo venisse raggiunto domani – liberamente concordato sia da Ucraina che da Russia – probabilmente servirebbero mesi prima che si verifichi una significativa revoca delle sanzioni statunitensi contro la Russia, e anni prima che tutti i divieti vengano rimossi.
“Dal 2022 sono state imposte alla Russia letteralmente migliaia di sanzioni, attraverso molteplici ordini esecutivi, designazioni del Tesoro e a volte leggi del Congresso. Per rimuoverle, quindi, non sarebbe sufficiente una semplice firma”, ha dichiarato la scorsa settimana ad Oilprice una fonte di alto livello con sede a Washington che lavora a stretto contatto con il Dipartimento del Tesoro statunitense. “La rimozione di ciascuna di esse richiederà un processo di revisione formale, un coordinamento interagenzia e, a volte, l’approvazione del Senato, se sono coinvolti impegni a livello di trattato”, ha osservato.
“Non dimentichiamo – ha aggiunto la fonte – che queste sanzioni spesso si ripercuotono anche su quelle simili contro aziende e individui di Paesi terzi collegati alla Russia, quindi eliminarle richiederebbe un ulteriore livello di procedura legale e negoziati con gli alleati in Europa e Asia, e potrebbe volerci molto tempo. Per di più, qualsiasi importante revoca potrebbe essere contestata in ogni fase del processo dai legislatori, il che la sottrarrebbe al controllo dell’esecutivo”.
L’UE POTREBBE APPLICARE ALLA RUSSIA UN SISTEMA SIMILE ALLO SNAPBACK DEGLI USA CON L’IRAN
“È abbastanza chiaro che gli europei vorrebbero vedere questo tipo di arretramento, e anche l’Ucraina, con un allentamento delle sanzioni basato su parametri di riferimento, non una revoca generalizzata dall’oggi al domani”, ha affermato la fonte di Washington, che ha aggiunto: “nel dell’Ucraina, cercheremmo delle prove che la Russia non stia continuando a fornire supporto militare ai suoi territori occupati, o un ulteriore rafforzamento delle forze armate russe in quelle regioni, e ciò richiederebbe un monitoraggio internazionale”.
Inoltre, qualsiasi programma di aiuti per la Russia conterrebbe quasi certamente un meccanismo simile allo “snapback” con l’Iran per reimporre delle misure, qualora Mosca violasse i termini di pace. A giudicare dallo snapback sull’Iran e dai probabili termini di un eventuale accordo di pace per la Russia, un simile meccanismo per Mosca comporterebbe una rapida e ampia reimposizione di sanzioni nei suoi confronti e nei confronti di terze parti in relazione ad armamenti militari, tecnologie a duplice uso (civili e militari) e finanziamenti, come monitorato attraverso la lente del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (GAFI).
Il GAFI applica 40 standard contro il riciclaggio di denaro e nove contro il finanziamento del terrorismo, con ampi poteri per sanzionare individui, aziende o Stati che non rispettano i requisiti. La sua designazione in “lista grigia” e “lista nera” innesca delle restrizioni crescenti, rendendolo uno strumento di controllo aggressivo.
LA RUSSIA È UNA MINACCIA PER L’EUROPA
In ogni caso, l’Europa – sia l’Unione europea che altri Paesi, tra cui il Regno Unito – sembra ancora meno probabile degli Stati Uniti a revocare le sanzioni alla Russia nel breve periodo. Dopo anni passati a finanziare efficacemente la macchina bellica russa attraverso ingenti importazioni di petrolio e gas da Mosca, il messaggio sembra finalmente essere stato recepito: dopo l’Ucraina, il resto dell’Europa è nel mirino di Putin.
Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha esposto la situazione all’Europa poco più di una settimana fa: “siamo il prossimo obiettivo della Russia, e siamo già in pericolo”. Con questa visione ormai diffusa tra i leader europei, una significativa revoca delle sanzioni contro Mosca appare improbabile, con la conseguente mancanza di conseguenze a lungo termine nel mercato petrolifero globale.
GLI IMPEGNI DEI PAESI NATO E IL SOSTEGNO DEGLI USA
Il presidente americano Donald Trump ha ulteriormente alimentato la determinazione dell’Europa a seguire la propria strada nei confronti della Russia, avendo chiarito, all’inizio del suo secondo mandato, che i membri della NATO che non hanno aumentato drasticamente la loro spesa per la difesa non potevano contare sul supporto militare USA, in caso di attacco da parte della Russia.
L’ultima volta che la NATO si è riunita, i membri hanno concordato di aumentare la spesa per la difesa al 5% del loro PIL, rispetto a una media del 2% dello scorso anno. In questo contesto, sarebbe troppo osceno persino per la Germania sostenere la ripresa delle importazioni di petrolio e gas dalla Russia.
LE DICHIARAZIONI DELLA COMMISSIONE EUROPEA SULLA RUSSIA
Infatti, circa due settimane fa, l’Unione europea ha pienamente accettato di attuare la sua “Roadmap REPowerEU” che, secondo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, consente al continente di “entrare nell’era della piena indipendenza energetica dell’Europa dalla Russia, poiché oggi stiamo bloccando definitivamente queste importazioni”. Von der Leyen ha sottolineato che, “esaurendo il fondo di guerra del presidente russo Vladimir Putin, siamo solidali con l’Ucraina e puntiamo a nuove partnership e opportunità energetiche per il settore”.
Il Commissario UE Dan Jorgensen lo ha detto ancora più chiaramente: “noi, l’Unione europea, non torneremo mai più alla nostra pericolosa dipendenza dalla Russia; non torneremo mai più alla volatilità delle forniture e alla manipolazione del mercato, e non torneremo mai più al ricatto energetico e all’esposizione economica”.
L’accordo contiene infatti il divieto di importazioni dall’Ue di gas naturale, GNL e petrolio dalla Russia tramite gasdotto. Come ha dichiarato la scorsa settimana ad Oilprice una fonte di alto livello del complesso di sicurezza dell’Unione europea, “indipendentemente da ciò che faranno gli americani, e indipendentemente da qualsiasi accordo di pace in Ucraina, non faremo alcun passo indietro nei confronti della Russia”.



