Armonizzazione accise carburanti in provvedimento ad hoc. Bonus ristrutturazioni al 50% solo per prime case. Tavares chiede cooperazione con la Cina perché le tasse doganali non serviranno. La rassegna Energia
Bisognerà ancora attendere per l’armonizzazione delle aliquote delle accise sui carburanti. Infatti, non rientra nel dl per la “Revisione delle disposizioni in materia di accise”, attualmente sul tavolo del Consiglio dei Ministri. Il Governo ha sottolineato che sarà inserita in un provvedimento ad hoc, che equiparerà le accise di benzina e diesel. Il Bonus ristrutturazioni rimarrà al 50% solo per le abitazioni principali. Per gli altri immobili, invece, lo sconto fiscale per le riqualificazioni delle case scenderà al 36% a partire dal primo gennaio del 2025. È quanto prevede il disegno di legge di Bilancio, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, che riporta diverse misure in tema di energia. Bisogna cooperare con la Cina, non iniziare una guerra dei dazi. È il messaggio lanciato dall’ad di Stellantis, Carlos Tavares, dal palco del Paris Automotive Summit. “È un sogno pensare che il mondo occidentale possa proteggersi con le tasse doganali”, ha detto l’ad, sottolineando che l’accordo tra Stellantis e Leapmotor è un esempio virtuoso, secondo quanto riporta La Stampa. La rassegna Energia.
CARBURANTI, NIENTE RIFORMA ACCISE NEL DL REVISIONE
“Sul tavolo del Consiglio dei ministri della manovra anche un decreto legislativo per la «Revisione delle disposizioni in materia di accise». (…) Non rientra invece in questo testo di attuazione della delega sulla riforma fiscale l’armonizzazione delle aliquote delle accise sui carburanti come richiesto dalle direttive Ue in materia di sussidi ambientalmente dannosi. Con un provvedimento ad hoc, le accise sul diesel dovrebbero essere equiparate a quelle sulla benzina, ma il governo ha assicurato che non ci saranno ripercussioni negative per il settore dell’autotrasporto. Per gli altri, secondo quanto ha anticipato il viceministro dei Trasporti, Edoardo Rixi, l’aumento delle accise sul gasolio dovrebbe essere di 5 centesimi in cinque anni”, si legge su Il Corriere della Sera.
ENERGIA, BONUS RISTRUTTURAZIONI 50% SOLO SU ABITAZIONI PRINCIPALI
“Bonus ristrutturazioni al 50%, ma solo per le abitazioni principali. Per gli altri immobili lo sconto fiscale base per le riqualificazioni scenderà al 36% a partire dal primo gennaio del 2025. Il disegno di legge di Bilancio, approvato ieri dal Consiglio dei ministri, inizia a indicare i contorni di quella che sarà una ridefinizione molto pesante del perimetro dei bonus casa, quasi tutti in scadenza a partire dal prossimo anno, con la sola eccezione del superbonus e del bonus barriere architettoniche. L’operazione parte da quello più utilizzato: il bonus destinato a manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia degli immobili residenziali. Fuori dalle formule giuridiche, molti degli interventi più frequenti ricadono nel raggio d’azione di questo bonus: solo per citarne qualcuno, il rifacimento di bagni, la realizzazione di un nuovo impianto elettrico, la demolizione e costruzione di pareti interne. Se finora le spese effettuate per questi lavori generavano sempre il 50% di detrazioni, in futuro le cose cambieranno e diventerà decisiva la qualificazione dell’immobile che viene ristrutturato. L’abitazione principale, come anticipato dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo venerdì scorso, continuerà con lo sconto fiscale al 50% e un tetto di spesa da 96mila euro: in pratica l’assetto attuale, con un costo pari a circa 600 milioni di euro (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri). Le seconde case, invece, subiranno il ritorno al vecchio 36%, con tetto di spesa a 48mila euro. Un’aliquota che, a partire dal 2028 e fino al 2033, potrebbe addirittura scendere ancora: al momento è programmato un calo ulteriore dal 36 al 30%, deciso da questo stesso Governo”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Mentre si delinea lo scenario dei nuovi bonus casa, resta ancora da pagare il conto di quelli vecchi. Ieri con una risposta a interrogazione in commissione Finanze alla Camera, proposta da Emiliano Fenu (M5S), il ministero dell’Economia ha aggiornato il conteggio sull’andamento dei crediti fiscali collegati a cessione e sconto in fattura. In totale, superbonus e altri bonus edilizi hanno generato, dal 2020 in poi, poco più di 220 miliardi di crediti: circa 160 miliardi di euro di superbonus e quasi 60 miliardi di altri sconti (in testa, ancora il bonus facciate, ormai defunto). I crediti fiscali, come le detrazioni, generano rate da portare in F24 anno dopo anno. E la corsa di questa rateizzazione inizia ad essere molto evidente dalle rilevazioni del Mef. Nel 2023 sono stati utilizzati in compensazione circa 20,8 miliardi di euro, con una dispersione minima, inferiore ai 300 milioni. Nel 2024 le compensazioni sono arrivate a quota 37,4 miliardi fino al 25 settembre scorso, e all’appello mancano ancora 1,5 miliardi di crediti da scaricare nel corso del 2024”, continua il giornale.
ENERGIA, TAVARES (STELLANTIS): “CON LA CINA SI DEVE COOPERARE”
Bisogna cooperare con la Cina, non iniziare una guerra dei dazi. È il messaggio lanciato dall’ad di Stellantis, Carlos Tavares, dal palco del Paris Automotive Summit. “È un sogno pensare che il mondo occidentale possa proteggersi con le tasse doganali”, ha detto l’ad, sottolineando che l’accordo tra Stellantis e Leapmotor è un esempio virtuoso, secondo quanto riporta La Stampa.
“«Il miglior modo per competere con i cinesi è quello di saltare sul loro treno invece di farsi investire». Una lezione di pragmatismo quella data da Carlos Tavares, dal palco del Paris Automotive Summit, il forum organizzato dalla piattaforma Pfa a margine del Salone dell’Auto di Parigi. Mentre l’Europa si prepara ad una guerra commerciale con Pechino applicando dazi alle auto elettriche provenienti dal Paese del Dragone, l’amministratore delegato di Stellantis si mostra concreto e senza troppi giri di parole va dritto al punto: «È un sogno pensare che il mondo occidentale possa proteggersi con le tasse doganali». Un’arma insufficiente, che sul lungo periodo rischia di avere pesanti effetti collaterali per il Vecchio continente, sempre più a rischio nella corsa alla transizione energetica dell’automotive, dove parte in grande svantaggio rispetto agli asiatici. «Perché la dura realtà sta nel fatto che i nostri rivali cinesi fanno veicoli elettrici con costi di circa un terzo inferiori ai nostri» e «controllano tra l’80 e il 90% del mercato globale» di alcuni elementi essenziali all’industria come «le materie prime, i catodi o gli anodi», si legge su La Stampa.
“«In questo momento di transizione, senza incentivi, il prezzo di vendita è ancora troppo alto». (…) Insomma, se non può batterli unisciti a loro, proprio come ha fatto Stellantis con Leapmotor, marchio cinese del costruttore franco-italiano: siamo «l’unica azienda occidentale che gestisce un marchio cinese attraverso la nostra JV, Leapmotor International, utilizzando la nostra esperienza commerciale e di vendita al dettaglio». (…) «In questo contesto, l’importanza delle dimensioni sarà ancora maggiore», ha spiegato Tavares poche ore dopo la smentita del presidente John Elkann a «possibili consolidamenti» futuri di Stellantis, tra cui l’ipotesi circolata negli ultimi tempi riguardante una possibile fusione con Renault. (…) «Dobbiamo imparare dalle nostre esperienze e imitarli quando sono migliori di noi», ha spiegato il manager milanese prendendo come esempio quanto fatto da Fiat o Citroën un secolo fa con la Ford. Il ceo di Renault ha parlato di «apertura» e di «gioco di squadra», in una partita che al momento vede l’Europa in svantaggio. Per questo adesso non si può più sbagliare, anche perché ormai «non si tornerà indietro sull’elettrico». Il percorso intrapreso, che nel 2035 porterà al blocco in Europa alle auto benzina e diesel, non consente dietrofront. Massimo sostegno quindi alla domanda anche grazie all’aiuto delle autorità europee che devono collaborare con le aziende, perché il taglio dei costi non è sufficiente ad affrontare le prossime scommesse”, continua il giornale.
“Ma al salone parigino si è alzata una voce fuori dal coro su questo punto. Quella di Oliver Zipse, presidente della Bmw, che ha chiesto una «correzione» dell’obiettivo fissato da Bruxelles, prevedendo una «massiccia contrazione» del settore. In questo modo i costruttori europei sarebbero «meno dipendenti dalla Cina per le batterie» dei loro modelli elettrici, secondo il manager tedesco, che ha parlato di progetti irrealistici e sussidi «insostenibili». Intanto, c’è chi non perde tempo e comincia a volgere lo sguardo verso l’Asia. Come il governo slovacco, che ha firmato un accordo con al sudcoreana Hyundai Mobis per costruire a Novaky, a ovest del Paese, uno stabilimento destinato alla produzione di motori e componenti per auto. Un investimento da 185 milioni di dollari, secondo quanto annunciato dal premier Robert Fico, che ha impegnato il suo esecutivo per 28 milioni di incentivi a favore del costruttore”, continua il giornale.