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Adolfo Urso

Come sarà il 2024 dell’Italia tra automotive, ex Ilva e Pnrr secondo Urso

Parlando al Messaggero, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha fatto un bilancio dell’anno che si va chiudendo e disegnato una traiettoria per quello nuovo

Non può che essere una promozione a pieni voti quella che si concede stamani al Messaggero Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Il quale, in vista dei saluti al 2023, ha tracciato un bilancio di quanto fatto e di quanto da fare tra Pnrr, ex Ilva, rinnovabili e auto.

IL PUNTO SULL’AUTOMOTIVE

Cominciando proprio dai veicoli, Urso ricorda che nel 2024 gli incentivi per l’acquisto e la produzione nazionale e sostenibile sfioreranno il miliardo di euro. In più, “tra legge di bilancio e revisione del Pnrr possiamo contare su una dotazione di 3,5 miliardi per i contratti di sviluppo”, aggiunge.

Tali obiettivi sono da intrecciare, ad esempio, con gli ultimi dati forniti dall’Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) secondo cui il 2023 è stato l’anno delle auto usate: a ottobre +11,7% sul 2022. Inoltre, quanto al tema della sostenibilità, l’elettrico non fa ancora al caso degli italiani. Che continuano a fidarsi molto delle auto a combustione.

Tornando però agli incentivi discussi da Urso, per il 2024 allora entro fine gennaio arriverà un decreto. “I fondi a disposizione – racconta sul nostro giornale Chiara Muresu – saranno 610 milioni, a cui bisogna aggiungere i 320 milioni avanzati dal 2023, arrivando, così, a 930 milioni di euro e con una capienza complessiva di 6 miliardi di euro fino al 2030″. Quanto ai bonus, si passerà dal tetto dei 5mila euro per rottamazione e acquisto si una vettura elettrica fino agli 11mila per demolire le Euro 0 o 1 con Isee al di sopra dei 30mila euro. Al di sotto, invece, l’ecobonus arriverà a 13.750 euro.

LA SITUAZIONE DELL’EX ILVA RACCONTATA DA URSO

Quanto all’ex Ilva di Taranto, invece, il ministro promette la rivoluzione green del polo, unitamente a quelli di Terni e Piombino. “Non essere ancora riusciti a imboccare la strada del rilancio” è un rimpianto del ministro per il 2023.

Recentemente, Paolo Bricco sul Sole 24 Ore ci è andato giù pesante sui fallimenti della politica italiana sull’acciaieria. Ma non solo, anche ArcelorMittal e l’Unione europea hanno le loro responsabilità.

Intanto, domani ci sarà l’ultimo Consiglio dei Ministri. Solo dopo si capirà l’eventuale decisione presa da comunicare ai sindacati: ricapitalizzazione e finanziamento per la continuità produttiva sono ancora in ballo. “È difficile capire cosa si farà perché sembra che gli attori che la gestiscono ancora non abbiano chiaro il futuro dell’ex Ilva”, ha detto la scorsa settimana a Repubblica Giuseppe Pasini, presidente di Feralpi. “Chiudere Taranto sarebbe un problema per tutto il comparto. Si deve evitare”.

IL DOSSIER PNRR

Andando infine a toccare il tema del Pnrr, Urso dice al quotidiano romano che ci sono “6,4 miliardi di risorse nazionali a cui si aggiungono i 6,3 miliardi del Piano Transizione 5.0 ottenuti dalla rimodulazione dei fondi del Pnrr”. Per il ministro, “queste risorse ci permetteranno di far crescere la filiera produttiva italiana del fotovoltaico, a cominciare dallo stabilimento Enel di Catania, che diventerà così il più grande polo produttivo di pannelli fotovoltaici d’Europa”.

Quanto al Piano, bene la promozione da parte della Commissione Ue ma – come fa notare oggi su Repubblica Antonio Fraschilla – ci sono ben dieci progetti che erano strategici e che verranno sacrificati dopo la rimodulazione dei fondi per la mancanza di tempo nel raggiungimento dei risultati. “La dinamica inflattiva ha comportato un aumento dei prezzi dei progetti previsti dal Piano stimabile nell’ordine del 10,7%”, rilevava a novembre la Corte dei Conti.

Quanto al fotovoltaico sopra citato da Urso, nel Consiglio dei Ministri di inizio dicembre era entrata nel Decreto Energia una norma per spingere verso una filiera green nazionale. Enea realizzerà un registro di classificazione degli impianti.

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