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Germania verso l'ok al price cap

Gas, perché adesso la Germania vuole il price cap europeo

Il 9 settembre a Praga si terrà il meeting dei ministri dell’Energia, l’11 e il 12 ottobre si svolgerà il Consiglio informale europeo

L’estate che ci stiamo lasciando alle spalle non ha rallentato nessuna crisi, non ha smorzato nessuna tensione. In Europa e nel mondo. Nel 2020 la pandemia e la seconda ondata di coronavirus a settembre, un anno fa la crisi afghana, oggi la guerra in Ucraina. Con i suoi effetti di breve e lungo periodo, l’energia in primo piano. Non c’è pace, insomma. Assistiamo ad un’accumulazione progressiva di eventi e ripercussioni senza sosta.

Da due anni a questa parte, l’Unione europea ha ridefinito anche la propria identità. Cercandone una più politica e unitaria. Tante risposte sono arrivate, in termini economici e diplomatici. Il Recovery Plan, i piani sulla transizione ecologica del RePowerEU, i vaccini, per citare alcuni pilastri. Altre sono ancora attese. Tra queste, la reazione ultima e maggiore (nonché maggioritaria) ai ricatti russi sul gas.

LA PARTITA DEL TETTO AL PREZZO DEL GAS

Che continuano, anche ad agosto e continueranno per mettere alle strette i big dell’Unione. Nel corso di questi mesi, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la dipendenza energetica da Mosca è diminuita – l’Italia ha registrato i maggiori progressi in questo passando dal 40 al 20% – ma il nuovo inverno è alle porte.

Con la caduta del governo Draghi, Roma ha perso il primato guadagnato da febbraio in poi sulla ricerca di tante e contemporanee soluzioni alternative al gas di Putin. Dopo i nuovi accordi con partner extra-Russia, l’ex presidente della Bce ha lavorato sulla partita del gas naturale liquefatto e quindi dei rigassificatori (a Piombino continuano le proteste) ma anche su quella del tetto al prezzo del gas. Perché i ricatti dello Zar sono energetici ma anche economici. Putin continua ad esportare gas al Vecchio Continente, finanziando quella che lui chiama Operazione Speciale per la denazificazione in Ucraina.

LA GERMANIA FA DIETROFRONT. IL 9 SETTEMBRE SI RIUNISCONO I MINISTRI DELL’ENERGIA

Bene. Arrivati alle porte dell’autunno, quando dovrà essere finalizzato il discorso del riempimento degli stoccaggi (oggi a quota 80% in tante parti d’Europa, in Germania quasi all’85%), i prossimi appuntamenti recitano 9 settembre per la riunione dei ministri dell’energia e 11-12 ottobre per il Consiglio informare in Ue. Date attraverso le quali bisognerà passare per fare la resa dei conti sulla partita del price cap.

Notizia di ieri, in proposito, è quella del clamoroso dietrofront che starebbe interessando Berlino. La Germania, come noto, è il paese più legato a Mosca in termini energetici. La guerra in Ucraina, come sappiamo ha bloccato la finalizzazione del Nord Stream 2 concentrando l’attenzione sul NS1. Da settimane i flussi di Gazprom non registrano la piena capacità, con la scusa della manutenzione Mosca tiene sulle spine il governo semaforo e non solo.

Da qui, il ripensamento che sta coinvolgendo la cancelleria tedesca, secondo quanto trapela dal governo di Roma. “Dobbiamo fare una riforma strutturale di ampia portata del mercato dell’elettricità. Questo all’inizio del prossimo anno”, ha detto ieri la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, al ministero dell’Economia a Berlino. “Abbiamo bisogno di uno strumento di emergenza che agisca più rapidamente. Stiamo parlando di settimane”. Ecco allora che le nuove posizioni stanno coinvolgendo Germania, ma anche Austria e Belgio. Il ministro ceco, invece, ha proposto accanto al price cap il decoupling con conseguente revisione del mercato energetico. La resa dei conti si avvicina.

 

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