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Auto, è allarme rosso per i chip: a rischio produzione e prezzi

L’associazione dei costruttori europei (ACEA) avverte: “Fabbriche ferme in pochi giorni”. Il Codacons prevede uno tsunami sui listini di nuovo e usato.

L’industria automobilistica europea è sull’orlo di una nuova, drammatica crisi. Le linee di assemblaggio rischiano di fermarsi “in pochi giorni” a causa di un blocco delle forniture di microchip fondamentali provenienti dalla Cina, con conseguenze potenzialmente devastanti per la produzione e un’inevitabile impennata dei prezzi per i consumatori. L’allarme, lanciato con forza dall’ACEA, l’associazione che riunisce i costruttori europei, ha immediatamente innescato la dura reazione del Codacons.

LO STOP IMMINENTE DELLE FABBRICHE

La situazione, definita “critica” dalla Direttrice Generale dell’ACEA, Sigrid de Vries, è precipitata a causa di una disputa politica internazionale che ha portato Pechino a vietare l’esportazione dei chip prodotti da Nexperia, un’azienda olandese di proprietà cinese. Questi componenti, semplici ma essenziali, sono utilizzati in centinaia di unità di controllo dei sistemi elettrici di ogni veicolo. Le case automobilistiche stanno esaurendo rapidamente le scorte di riserva e, secondo un’indagine interna dell’ACEA, alcuni produttori si aspettano già fermi produttivi imminenti. Basti pensare che ogni veicolo prodotto contiene da 1.000 a 3.000 chip in media.

IL CODACONS: “TSUNAMI SUI PREZZI, NUOVO E USATO”

La risposta delle associazioni dei consumatori non si è fatta attendere. Il Codacons ha avvertito che uno stop alla produzione provocherà uno “tsunami” nel comparto, facendo schizzare i prezzi sia delle auto nuove che di quelle usate. “Come già visto in passato”, spiega l’associazione, “i problemi nel reperimento della componentistica hanno effetti devastanti”. I tempi di consegna si allungheranno a dismisura e i listini subiranno sensibili rialzi. Di conseguenza, aumenterà la domanda di auto usate, facendone salire “in modo abnorme” le quotazioni, in un mercato già provato da rincari record: in Italia, il prezzo medio di un’auto è passato dai 21.000 euro del 2019 ai 29.300 del 2024 (+39,5%).

LA REAZIONE DEI COSTRUTTORI: VW PREOCCUPATA, MERCEDES RASSICURA

Le case automobilistiche sono in prima linea. Già la scorsa settimana, Volkswagen aveva ammesso di non poter escludere “interruzioni a breve termine” della produzione, confermando la sua dipendenza dai chip Nexperia. Mercoledì, anche Mercedes-Benz è intervenuta sulla questione: pur annunciando un crollo degli utili, il CEO Ola Kaellenius ha cercato di rassicurare gli investitori, affermando di essere “coperti nel breve termine” e di essere “in giro per il mondo alla ricerca di alternative”. Tuttavia, lo stesso Kaellenius ha sottolineato che la crisi richiede una “soluzione politica” e non solo una riorganizzazione delle catene di fornitura, definendola “una carenza indotta politicamente” in cui l’Europa si trova nel mezzo dello scontro tra Stati Uniti e Cina.

LA MOSSA DELLA CINA: UN NUOVO CENTRO TEST A SHENZHEN

In questo clima di tensione, la Cina gioca d’anticipo e rafforza la sua spinta verso l’autosufficienza tecnologica. A Shenzhen è stata inaugurata una piattaforma di test “a livello statale” per i semiconduttori per autoveicoli, creata da due colossi statali. Dotata di oltre 80 set di apparecchiature all’avanguardia, la struttura ha l’obiettivo dichiarato di “avviare completamente il processo di localizzazione dei chip per auto di fascia alta”, una mossa strategica per ridurre la dipendenza dall’estero e rafforzare la propria catena di fornitura interna in un settore cruciale.

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