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Asse Meloni-Merz per rallentare la transizione elettrica? L’Ue vota sulle multe. Ispra: emissioni -3%. Trump danneggia i petrolieri

È in arrivo l’asse Meloni-Merz per rallentare la transizione elettrica? Attesa per il voto di Bruxelles sulle multe auto. Ispra: emissioni di gas serra -3% nel 2024. La strategia di Trump su gas e petrolio danneggia i petrolieri. La rassegna energia

Archiviata la figuraccia delle elezioni tedesche, Meloni chiede alla Germania di rinsaldare la cooperazione sull’automotive per affrontare la crisi e fare fronte comune contro gli integralisti della transizione elettrica. Infatti, Merz vuole rimandare la deadline del 2035 per il passaggio all’elettrico. È arrivato il multe day. Oggi il Parlamento europeo voterà la proposta della Commissione Ue che prevede più flessibilità sui target di taglio delle emissioni auto. Se la riforma del Regolamento verrà approvata, i produttori avranno tre anni di tempo per adeguarsi ai nuovi standard. Nel 2024 le emissioni di gas serra sono calate del 3% rispetto all’anno precedente grazie alla spinta dell’energia elettrica green. Infatti, le emissioni del settore energetico sono diminuite del 63% anche grazie alla progressiva sostituzione dei prodotti petroliferi con il gas naturale. Il nodo principale riguarda i trasporti, con il parco circolante composto da ancora diverse auto a benzina e gasolio. È quanto emerge dalle prime elaborazioni effettuate dall’Ispra (l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale). La decisione di Trump di rilanciare la produzione americana di gas e petrolio potrebbe provocare la crisi dell’Oil&Gas Usa. Infatti, l’annuncio del tycoon ha spinto l’Opec+ a continuare ad aumentare la produzione, facendo calare i prezzi, con grande preoccupazione dei petrolieri, che rischiano di dover tagliare la produzione e ridurre gli investimenti.

MELONI CHIEDE COLLABORAZIONE ALLA GERMANIA SULLE AUTO

“Stupita dall’imboscata. Come molti, Giorgia Meloni non immaginava un primo voto ostile a Friedrich Merz. Sa già che tutto si risolverà, ma resta la sorpresa. (…) Il primo: cooperiamo su automotive e immigrazione. Il secondo: rinsaldiamo la collaborazione tra Roma e Berlino. Un auspicio che a Palazzo Chigi coltivano soprattutto per provare a bilanciare l’attivismo di Emmanuel Macron. Il comunicato precede la telefonata di queste ore, in cui Meloni consegna le proprie «congratulazioni» al nuovo capo dell’esecutivo tedesco e lo invita nella capitale per un bilaterale nei prossimi giorni (la prima tappa sarà come sempre a Parigi). Per il resto, l’intervento della premier indica le priorità strategiche: «Germania e Italia — sostiene — possono fare la differenza per il rilancio della competitività, in particolare del settore automobilistico, così come per la costruzione di partenariati paritari con l’Africa e per il contrasto all’immigrazione irregolare». Accanto a questo approccio, Meloni mette nero su bianco la convinzione che la collaborazione tra i due Paesi sarà «fondamentale» per raggiungere «insieme risultati importanti a Bruxelles, al tavolo del G7 e della Nato, sui principali dossier». (…) Meloni, che continua molto a puntare sulla sponda di Merz su questi argomenti — il tedesco è ostile al limite del 2035 per il passaggio all’elettrico e fautore della linea dura sui migranti — sa che la battuta d’arresto rappresenta un segnale di cui il nuovo cancelliere dovrà tenere conto. Ecco perché mette a verbale la sua disponibilità a sostenerlo su quel terreno”, si legge su La Repubblica.

“Quello che Meloni non dice è che la battuta d’arresto di Merz non ha comunque fatto piacere. Perché l’incidente di Berlino, subito rimarcato dalla Lega che ha parlato di «figuraccia », ha depotenziato il nuovo cancelliere. Costretto a trattare per ore con i Verdi, sottoposto alla pressione dell’ala merkeliana, colpito insomma proprio su due dossier cruciali: il green e l’immigrazione. Meloni, che continua molto a puntare sulla sponda di Merz su questi argomenti — il tedesco è ostile al limite del 2035 per il passaggio all’elettrico e fautore della linea dura sui migranti — sa che la battuta d’arresto rappresenta un segnale di cui il nuovo cancelliere dovrà tenere conto. Ecco perché mette a verbale la sua disponibilità a sostenerlo su quel terreno. (…) Meloni ha preparato una risposta, che dovrebbe ricalcare quanto detto dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani: sostegno al piano egiziano, nessuno sfollamento, rilancio del progetto Food for Gaza. (…) Tra le righe, potrebbe arrivare una mitigata presa di distanza dalle mosse di Netanyahu, visto che persino la Lega sembra iniziare a smarcarsi, con il leitmotiv che è «l’ora della pace»”, continua il giornale.

BRUXELLES PRONTO A VOTARE RINVIO MULTE AUTO

“Il Parlamento europeo imbocca la corsia di sorpasso per sospendere le multe previste per le case automobilistiche che non rispettano gli impegni sui nuovi obiettivi anti-inquinamento. Ieri infatti l’Eurocamera ha approvato la procedura d’urgenza per votare la proposta della Commissione Ue che prevede più flessibilità sui target di taglio delle emissioni scattati quest’anno. La plenaria riunita a Strasburgo voterà quindi domani sulla modifica al regolamento sui limiti di anidride carbonica adottati per le auto di nuova immatricolazione. I deputati europei hanno sostanzialmente accettato l’idea che si tratta di un intervento che reclama una rapidità emergenziale come aveva suggerito l’esecutivo comunitario. (…) Sostanzialmente, se domani verrà acceso il disco verde del Parlamento europeo, le multe verranno impartite solo alla fine del triennio 2025-2027 se non verranno rispettati i tetti complessivi e non quelli stabiliti anno per anno (…) permettere di non pagare le multe nel 2025”, si legge su La Repubblica.

“«Credo – ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che Germania e Italia, le due più importanti economie manifatturiere d’Europa, possano fare la differenza per il rilancio della competitività, in particolare del settore automobilistico». «Il fatto che due tra i massimi esponenti di case costruttrici – ha sottolineato Massimo Artusi, presidente di Federauto”, continua il giornale.

ISPRA: EMISSIONI -3% NEL 2024

“L’Italia registra un calo significativo delle emissioni di gas serra nel 2024 grazie soprattutto alla spinta assicurata dal comparto che produce energia elettrica, mentre quello dei trasporti – ancora caratterizzato da una significativa presenza di veicoli ad alimentazione tradizionale (benzina e gasolio) – resta un nodo critico. È questa la fotografia contenuta nelle prime elaborazioni effettuate dall’Ispra (l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) (…) «Nel 2024 le emissioni nazionali di gas serra – spiega la direttrice generale Siclari al Sole 24 Ore – hanno registrato una riduzione del 3% rispetto all’anno precedente, proseguendo un trend positivo che ha visto una diminuzione complessiva del 26,4% rispetto ai livelli del 1990». Merito, come detto, del contributo garantito dal comparto della produzione di energia elettrica che, precisa Siclari, «ha avuto un ruolo determinante in questa dinamica, segnando il calo più rilevante grazie all’incremento delle fonti rinnovabili, che oggi coprono quasi il 49% della produzione nazionale». Guardando ai dati elaborati dall’Ispra, si vede infatti come dal 1990 a oggi, le emissioni del settore energetico – che contribuiscono con oltre l’80% all’asticella complessiva – sono diminuite del 63% anche grazie alla progressiva sostituzione dei prodotti petroliferi con il gas naturale. Resta, invece, critico il quadro del settore dei trasporti che, come ricorda la dg, «incide per il 28% sul totale delle emissioni e che, a differenza degli altri, ha visto un incremento del 6% rispetto al 1990. Il 90% di queste emissioni proviene dal trasporto stradale, un dato che riflette un parco veicolare ancora fortemente dipendente dalle motorizzazioni tradizionali». (…) sottolinea Siclari, è necessario un cambio di passo «con un deciso supporto allo shift modale, alla riduzione della domanda di mobilità privata e alla diffusione di veicoli a emissioni zero». Ma, secondo la dg, occorre agire anche nel settore civile «dove l’introduzione e la diffusione di tecnologie più efficienti può contribuire in modo sostanziale alla decarbonizzazione»”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“(…) l’Italia ha ancora tanti compiti da fare ma potrà beneficiare, come evidenzia Siclari, dell’apporto dell’Ispra «che conferma la propria disponibilità a supportare tutti gli attori istituzionali, pubblici e privati, mettendo a disposizione dati, strumenti analitici e competenze per valutare l’efficacia delle politiche e selezionare le soluzioni più convenienti per la riduzione delle emissioni». Rispetto agli obiettivi europei di neutralità emissiva al 2050 e di riduzione delle emissioni nette del 55% entro il 2030, l’Italia, spiega l’Ispra, è in linea su due dei tre pilastri principali, vale a dire per il target Ue di riduzione del 62% rispetto al 2005 delle emissioni dei grandi impianti, dell’aviazione e del trasporto marittimo (Emission Trading System o Ets-1) e per quello di assorbimento della CO2 (il cosiddetto Lulucf o Land Use, land use change and forestry, il regolamento relativo al settore dell’uso del suolo e delle foreste) fissato per la penisola a circa 35 milioni di tonnellate. Mentre risulta problematico il target dell’Effort Sharing che fissa i target nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra nei settori non coperti dal sistema di scambio di quote emissive della Ue, dai trasporti all’agricoltura”, continua il giornale.

TRUMP RISCHIA DI DANNEGGIARE I PETROLIERI

“La produzione petrolifera americana ha raggiunto, sotto la presidenza dell’“ambientalista” Joe Biden, il record di 13,2 milioni di barili al giorno nel 2024. Con l’Amministrazione democratica le estrazioni sono aumentate di quasi due milioni di barili al giorno. E se fosse proprio il “negazionista” Donald Trump ad accompagnare il settore alla sua prima, vera crisi? (…) Adesso però le cose stanno cambiando: le priorità politiche della nuova Amministrazione stanno avendo effetti sia interni (il raffreddamento dell’economia) sia esterni (la decisione dell’Opec+ di continuare ad aumentare la produzione). Ciò spinge i prezzi a livelli che non si vedevano da tempo: il Brent è sceso a 60 dollari e potrebbe calare ancora. Questo potrebbe aprire una nuova fase. Dal punto di vista dei paesi produttori, sembra che la strategia di difendere i margini abbia ceduto il passo a quella opposta di riconquistare quote di mercato”, si legge su Il Foglio.

“Dal punto di vista dell’economia globale e dei consumatori americani, è un sospiro di sollievo. Ma dalla prospettiva di uno dei gruppi che hanno sostenuto Trump con più vigore, i produttori petroliferi attivi negli Usa, è una doccia fredda: a questi livelli di prezzi, molti si troveranno costretti a ridurre la produzione e tagliare gli investimenti (o lo stanno già facendo). (…) Qualcuno comincia a dire che la produzione americana potrebbe aver superato il suo picco. Altro che drill, baby, drill: cut, baby, cut”, continua il giornale.

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