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Azerbaigian Socar Cop29

Le bordate del Guardian e del Nyt all’Azerbaigian (che esporta gas in Europa e Italia) sulla Cop29

Che cosa scrivono i due quotidiani progressisti sulla prossima conferenza sul clima, che sarà presieduta dall’ex capo della Socar Mukhtar Babayev. L’Azerbaigian è tra i principali partner energetici dell’Italia

Non c’è stato nemmeno il tempo di assorbire i fatti e le polemiche attorno alla Cop28, che già sono partite le discussioni sulla conferenza sul clima del 2024 in Azerbaigian.

GUARDIAN E NYT ATTACCANO LA SCELTA DELL’AZERBAIGIAN E DI BABAYEV PER LA COP29

Come riportato anche dalla nostra agenzia di stampa, Baku ha scelto Mukhtar Babayev – attuale ministro dell’ecologia – per guidare i colloqui della Cop29, la conferenza delle parti delle Nazioni Unite sul clima che verrà ospitata dalla capitale azera.

Una scelta che ha irritato da subito l’ala mediatica (e non solo) più ambientalista e speranzosa di colloqui più credibili attorno alle tematiche green. Proprio sulla scelta della prossima sede, dopo le già discusse Sharm El-Sheikh del 2022 e di Dubai per l’appuntamento di novembre 2023, e del capo designato per Cop29 hanno scritto duramente il Guardian e il New York Times, due quotidiani progressisti del mondo anglosassone e americano particolarmente sensibili alle tematiche ecologiche e ambientali.

Il giornale londinese, stamani, ha lanciato l’esclusiva sull’aumento della produzione di gas e petrolio da parte di Baku per una quota pari a un terzo (12 miliardi di metri cubi) da qui ai prossimi dieci anni. “L’Azerbaigian possiede uno dei più grandi giacimenti di gas del mondo, Shah Deniz nel Mar Caspio, e il paese dovrebbe estrarre 411 bcm di gas nei prossimi 10 anni, secondo i dati provenienti dal gruppo di campagna Global Witness dagli analisti di Rystad Energy. Ciò emetterebbe 781 milioni di tonnellate di anidride carbonica, più di due volte le emissioni annuali di carbonio del Regno Unito”, scrive Jillian Ambrose. Ricordando poi le recenti dichiarazioni di Ilham Aliyev – presidente del Paese – sul raddoppio al 2027 dell’export di gas in Europa. “Abbiamo bisogno che la politica climatica sia gestita da leader climatici, non da paesi con un interesse acquisito a mantenere il mondo agganciato al petrolio e al gas”, ha detto Dominic Eagleton, un attivista senior di Global Witness citato da Ambrose.

Quanto al Nyt, pochi giorni fa il quotidiano newyorkese ricordava che “Mukhtar Babayev, 56 anni, ha lavorato per oltre un quarto di secolo alla Socar, la compagnia petrolifera statale dell’Azerbaigian. Il vertice sul clima dello scorso anno, tenutosi negli Emirati Arabi Uniti, è stato presieduto da Sultan Al Jaber, che è anche a capo della compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi”. Con la minima differenza che Babayev ha cercato di avviare un percorso di limitazione delle emissioni dell’attività di Socar. Baku però accresce da anni il suo ruolo di partner in crime per l’export di fossili verso il Vecchio Continente e in totale ricava dall’Oil & Gas circa due terzi della sua ricchezza. Il giornale americano conclude poi ricordando che “l’Azerbaigian, vincitore della guerra, ha raggiunto un accordo con l’Armenia in base al quale, in cambio di prigionieri di guerra, l’Armenia avrebbe rinunciato a opporsi alla candidatura dell’Azerbaigian a ospitare la Cop29”. Quanto ai temi della prossima conferenza climatica, si affronterà la “spinosa questione di quanto i Paesi più ricchi del mondo, responsabili della maggior parte delle emissioni storiche che hanno causato il cambiamento climatico, debbano ai Paesi più poveri, che ne subiscono in modo sproporzionato gli effetti”. Il tema della credibilità del Paese ospitante rimane sul tavolo.

GLI ULTIMI DATI SUL RAPPORTO ENERGETICO BAKU-ROMA

Del ruolo assoluto dell’Azerbaigian nel comparto dei combustibili fossili abbiamo scritto anche lo scorso mese, riportando la statistica della BP Statistical Review of World Energy, secondo cui il Paese caucasico ha circa 2,5 trilioni di metri cubi di riserve di gas naturale. “Non ho una risposta precisa su quando smetteremo di trivellare”, ha detto a dicembre il presidente azero Aliyev, sottolineando che il suo Paese deve rispettare dei contratti permanenti con i partner commerciali e che sui combustibili fossili serve un discorso più realistico, perché di petrolio e gas c’è ancora bisogno.

Sulla stessa linea, oggi su La Verità, il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli ha detto che “il potere dei fossili è enorme e questo crea delle dipendenze per i Paesi produttori”. Per Tabarelli “nemmeno nel lungo termine riusciremo a farne a meno, ma spero di sbagliarmi. Sono proprio i poveri che hanno bisogno di energia a basso costo, facilmente trasportabile, stoccabile. Sono i fossili che soddisfano queste esigenze”. E sugli investimenti, detto che di petrolio e gas ce n’è ancora “tantissimo”: “Caso mai il problema è fare investimenti per tirarli fuori da sottoterra, perché l’Occidente, su pressione dell’ambientalismo, non li fa e così rafforza il potere delle autocrazie dei fossili. L’Italia è un ottimo esempio, importa il 90% del petrolio e del gas che consuma, pur avendone tantissimo sottoterra”.

Proprio grazie a queste parole possiamo legarci alle relazioni italo-azere sul gas. Il gasdotto Tap che arriva in Puglia, attivato tre anni fa, ha esportato da noi quasi 26 miliardi di metri cubi di gas, in Europa oltre 28 mcm. Nell’ultimo trimestre 2023 sono stati spediti 2,5 mcm da Baku a Roma, con un +21,3% rispetto alla capacità nominale. Sul raddoppio del Tap, aveva spiegato a ottobre Luca Schieppati, “il tubo è già stato posato e per raddoppiare il lavoro non sarà molto lungo, almeno nel tratto in Italia. Abbiamo 3 obiettivi: non solo aumentare la capacità di trasporto e quindi degli approvvigionamenti di gas, ma useremo apparecchiature elettriche (e non turbine a gas) e, infine, in futuro trasporteremo le molecole verdi. Abbiamo quindi l’obiettivo di arrivare alla neutralità carbonica”. Attualmente e anche nei prossimi anni, insomma, l’Azerbaigian è un Paese protagonista della diversificazione energetica italiana, con l’Algeria che è attualmente al primo posto e la Russia che sarà sempre meno un partner per l’Ue e per l’Italia.

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