Skip to content
banche clima

Nel 2024 arriverà la svolta degli investimenti delle banche sul clima?

Gli accordi raggiunti alla Cop28, i primi annunci e i ritardi da colmare. Che anno è stato il 2023 e come sarà il 2024 per le banche mondiali negli investimenti sul clima

La transizione energetica e il cambiamento climatico, per essere affrontati, implicano impegni onerosi e quindi economicamente rilevanti. Uno degli ambiti nei quali permangono ancora tanti margini da colmare è quello del ruolo degli istituti bancari internazionali. Ne abbiamo scritto tante volte su questo giornale e, giunti ai saluti del 2023, è opportuno tornare a capire cosa stanno facendo e cosa devono fare ancora le banche sul tema clima.

GLI ULTIMI IMPEGNI DELLE BANCHE MONDIALI SUL CLIMA

Alcuni, ultimi, aggiornamenti li ha ricordati Felicity Bradstock su Oilprice. Le protagoniste principali degli annunci dell’anno appena concluso sono la Banca Mondiale (Bm), la Banca asiatica di sviluppo (Adb) e la Inter-American Development Bank (Idb).

Annunci recenti, come quelli arrivati alla Cop28 negli Emirati Arabi Uniti che impegneranno la Bm a destinare il 45% dei finanziamenti annuali a progetti climatici, e altri arrivati nei mesi addietro. La Adb dopo aver prestato 20.5 miliardi di dollari nel 2022, a ottobre scorso ha promesso di destinare alle cause green ben 100 miliardi di dollari da qui al 2032. La Idb, invece, ne ha promessi addirittura 150 per lo stesso arco temporale per l’America Latina e i Caraibi.

Nel gruppo delle Banche multilaterali di sviluppo c’è anche la Bei e sempre in occasione della Conferenza sul clima hanno promesso di includere clausole nei loro accordi e contratti per sospendere il rimborso del debito in caso di disastro climatico, nonché di adottare un approccio comune per la segnalazione dei risultati climatici. Tutto ciò, segnala Bradstock, per rispondere alla crescente pressione dei governi statali e di altri attori ufficiali.

OMBRE E DIETROFRONT

Il tema, dunque, è caldo e prevedrà aggiornamenti nei prossimi mesi. Ma i dubbi ad oggi sono (almeno) tanti quanti gli annunci appena ricordati. A giugno scorso, commentando gli impegni presi dalle Banche multilaterali in un documento intitolato “Joint MDB Methodological Principles for Assessment of Paris Agreement Alignment of New operations” e teso a definire principi per allineare i finanziamenti in una direzione esclusivamente green, Aki Kachi (analista del New Climate Institute) aveva detto a Climate Home News che “le strategie sono guidate da agende politiche all’interno della gestione e degli azionisti delle banche. Avranno un impatto solo se gli azionisti vogliono quel risultato”.

Alcune ombre sono state raccontate, ad esempio, da Startmag sulla base del report RepRisk: le istituzioni finanziarie europee sono risultate quelle che più frequentemente adottano una pratica di greenewashing, cioè di tecniche di comunicazione fuorviante sui rapporti con l’industria dei combustibili fossili (carbone, gas, petrolio). Di più: l’industria dei servizi bancari e finanziari è risultata seconda, per numero di episodi di greenwashing, solo al settore degli idrocarburi.

Altri punti oscuri riguardano i finanziamenti sui cosiddetti Esg: i parametri di sostenibilità ambientale, sociale e di governance delle aziende. A luglio, ad esempio, Bloomberg ha scoperto che la saudita Saudi Aramco beneficia di un complesso giro finanziario attingendo a fondi giustapposto previsti per gli Esg. A dicembre, invece, Sergio Giraldo ha raccontato su Start Magazine che “la finanza internazionale inizia a fare i conti” con le difficoltà economiche della transizione energetica, soprattutto dovute ai costi del denaro e le farraginosità delle catene di approvvigionamento. “Negli USA gli investimenti in fondi sostenibili hanno visto un deflusso netto di 2,7 miliardi di dollari nel periodo luglio-settembre 2023. Alcune società di gestione hanno addirittura cancellato in alcuni dei propri prodotti finanziari i riferimenti all’Esg”.

RITARDI E FALLIMENTI DELLE BANCHE SUL CLIMA

A novembre, Bloomberg segnalava poi la mancanza di trasparenza sulle attività di finanza green messa in luce da ShareAction. Non prima di raccontare, però, che la Bce sta(va) minacciando con sanzioni gli istituti di credito per la gestione del rischio climatico.

Concludendo, anche Bankitalia ha registrato ritardi degli istituti italiani sui progetti climatici. “L’attuazione della maggior parte dei progetti sul tema Esg deve essere ancora avviata o è in una fase preliminare“.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su