Soprattutto gli oneri di sistema, raccolti dalla Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea), tra il 2011 e 2017, al netto degli aumenti 2018, sono lievitati di oltre il 95%. Ciò mentre i prezzi della materia prima scendevano dell’1,7% e i prezzi della bolletta salivano di oltre il 21%
A luglio partirà il portale web per la comparazione delle offerte di luce e gas dell’Autorità per l’Energia (la Arera, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente secondo la nuova dizione post Manovra 2018), prevista dalla recente legge sulla concorrenza. Famiglie e piccole imprese potranno quindi iniziare a cercare online l’offerta di elettricità e gas più adatta alle proprie esigenze anche come mezzo di conoscenza a disposizione del cliente in vista del superamento del mercato tutelato previsto dal primo luglio 2019. Nonostante le intenzioni però, dal 1 gennaio sono scattati rincari dell’energia dell’ordine di 5,3 per cento per l’elettricità e del 5 per cento per il gas che tradotto, costerà alle famiglie italiane un bel po’ di soldi in più.
Agli energivori circa 1,7 miliardi di euro degli aumenti in bolletta
Questi aumenti sono andati in parte ad alleggerire la bolletta di alcuni grandi consumatori, i cosiddetti energivori, circa 2.800 in tutta Italia che il governo ha voluto aiutare, per renderli più competitivi riducendo il prezzo pagato per l’energia. La revisione degli “oneri di sistema”, come scrive il Fatto Quotidiano, “una delle voci più pesanti della bolletta, determina uno sconto di 1,7 miliardi per gli energivori e un aggravio di 250 milioni per le famiglie e di 450 milioni per le piccole imprese. Dell’aumento medio del 5,3% deciso dall’Autorità dell’energia a fine 2017, una grossa parte (l’1,9%) è dovuto allo sconto per gli energivori”. Il che significa però, che facendo le debite proporzioni, il resto dell’aumento in bolletta dovrebbe aggirarsi sui 3 miliardi complessivi.
Gli oneri generali pesano per l’1,9% sugli ultimi rincari in bolletta
Il rincaro comprende al suo interno la variazione del +1,3% dei costi di acquisto, del +1,2% circa dei costi di dispacciamento e del +1,3% circa della componente di perequazione per il recupero tra costi di approvvigionamento attesi e quelli reali registrati nei trimestri precedenti. Il rialzo degli oneri generali di sistema contribuisce al +1,9% sulla spesa del cliente tipo, determinato per intero dalla variazione della componente degli oneri generali per la copertura degli incentivi alle imprese a forte consumo di energia, mentre sono stabili tutte le altre componenti. I rialzi sono controbilanciati in parte dal calo delle tariffe di trasmissione, distribuzione e misura, -0,5% sulla spesa del cliente tipo. Si arriva così al +5,3% finale per la spesa complessiva del cliente tipo.
Dal 2011 al 2017 gli oneri di sistemi sono saliti di oltre il 95%
Tuttavia, se guardiamo alle variazioni del prezzo di questi ultimi anni, è evidente che “il prezzo della materia prima è sceso – per il calo del prezzo del petrolio e l’aumento di fonti rinnovabili – e governo, autorità e tutti i protagonisti del settore ne hanno approfittato per scaricare in bolletta aumenti di cui quasi non ci siamo accorti, ma che ci hanno privato di un potenziale risparmio e rimarranno lì quando il prezzo della materia prima salirà di nuovo”, sottolinea ancora il Fatto Quotidiano in un articolo nel quale evidenzia come un consumatore tipo tra “2011 e 2017, al netto degli aumenti 2018, ha visto salire la bolletta del 21,1% e questo mentre il prezzo della materia prima calava dell’1,7%” e nel frattempo “la spesa per il trasporto saliva di quasi il 60%, gli ‘oneri di sistema’ del 95,4 e le imposte del 12,6%”.
In Italia 20 milioni di utenze nel mercato tutelato. Un Kwh? Costa 0,20 centesimi
In Italia ci sono oltre 20 milioni di utenze fornite con il prezzo cosiddetto tutelato (ma in parte gli aumenti hanno colpito anche i clienti del libero mercato): un kWh di energia elettrica costa mediamente 0,20 cent di euro e al suo interno ci sono spesa per la materia prima, servizi di rete (trasporto e gestione del contatore), Oneri generali e imposte. La spesa per la materia prima (servizi di vendita) si divide in tre voci e si riferisce a tutte le attività svolte dal fornitore per acquistare e rivendere l’energia ai propri clienti: Costo dell’energia, costo per la commercializzazione e la vendita e costo del dispacciamento. Quest’ultimo in particolare viene sostenuto per mantenere in equilibrio il sistema elettrico, in modo che non ci siano sbilanciamenti di rete, sostanzialmente per il bilanciamento tra energia “consumata” prelevata dalla rete ed energia “prodotta” immessa nella rete.
Con gli oneri di sistema paghiamo anche lo smantellamento centrali, ferrovie e incentivi alle rinnovabili
Gli oneri generali di sistema comprendono gli importi fatturati per la copertura di costi relativi ad attività di interesse generale per il sistema elettrico, che vengono pagati da tutti i clienti finali del servizio elettrico. Tra loro la A2 (per il decommissioning nucleare percepita dalla Sogin), A3 (incentivi alle fonti rinnovabili), A4 (agevolazioni per il settore ferroviario, risalenti agli anni ’60), A5 (ricercatori che studiano la nostra rete, RSE), Ae (agevolazioni alle industrie energivore), As (oneri per il bonus elettrico), UC4 (aiuto alle imprese elettriche minori), UC7 (promozione dell’efficienza energetica), MCT (un aiuto enti locali che ospitano impianti nucleari). Infine le imposte sono al consumo cioè le accise che si applicano alla quantità di energia consumata, quindi ai clienti domestici con potenza fino a 3 kW e l’Iva che, invece, si applica sull’importo totale della bolletta.
Dal 2019 un altra stangata: avvantaggiato chi consuma di più
Dal 2019, partirà poi un’altra riforma che avvantaggia chi ha consumi elevati e penalizza i più piccoli. Si tratta dell’ultima fase delle modifiche tariffarie agli oneri generali dei clienti domestici. Doveva entrare in vigore a gennaio di quest’anno ma l’Autorità ha deciso di rinviarla di un anno per evitare che i rincari fossero troppo alti e soprattutto perché il Parlamento non ha approvato gli strumenti di protezione delle fasce più deboli che in base alla legge sulla Concorrenza dovevano essere introdotte entro 180 giorni. Pensata nel 2015, scrive ancora il Fatto Quotidiano è “tale da stimolare comportamenti virtuosi da parte dei cittadini, favorire il conseguimento degli obiettivi di efficienza energetica” abbandonando “la progressività (il prezzo dell’energia sale al crescere del consumo). Ma la conseguenza è che chi consuma poco subirà aumenti pesanti. Secondo le stime della stessa Autorità, chi ha consumi medi di 1.500 kWh per anno avrà aumenti di 80 euro, chi consuma 2.700 kWh soltanto di 20”.
Dove finiscono i soldi che paghiamo con le bollette?
Dove finiscono le risorse delle bollette? Se è facile intuirlo per imposte, materia prima e servizi di rete, per quanto riguarda gli oneri di sistema occorre fare riferimento alla Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea), un ente pubblico economico che opera per la riscossione di alcune componenti tariffarie dagli operatori, che vengono raccolte nei conti di gestione dedicati e successivamente erogati a favore delle imprese secondo regole emanate dall’Autorità per l’energia. Secondo un’interrogazione presentata dal pentastellato Davide Crippa al ministro dello Sviluppo economico nel novembre del 2017 “i flussi finanziari in entrata derivano dalle bollette nazionali per l’esazione degli oneri di sistema, in uscita per l’erogazione di contributi disciplinati da meccanismi regolatori e normativi. Ciò ha fatto sì che nel corso degli anni si creassero importanti avanzi di gestione in seguito sia alle fluttuazioni dei consumi energetici che alle richieste di incentivazione da parte dei beneficiari. Per il 2015, le entrate sono stati pari a 8,3 miliardi di euro, mentre le uscite si sono attestate a 6,5 miliardi di euro, con un saldo positivo di circa 1,9 miliardi di euro quale risultato di un considerevole aumento delle entrate e di una contestuale riduzione delle uscite”. Secondo Crippa “gli avanzi di gestione dovrebbero coprire le uscite degli esercizi finanziari successivi, così da diminuire il peso delle componenti tariffarie sulle bollette dei consumatori italiani” mentre in realtà “nel corso degli ultimi 10 anni, si è assistito a una serie di interventi normativi che, di fatto, hanno privato la Cassa della disponibilità di una parte di queste somme per fini che non rientrano tra le finalità degli oneri tariffari. In particolare, dal 2009 al 2016, risulterebbero versati al bilancio dello Stato circa 2,5 miliardi di euro a copertura dei seguenti provvedimenti: ‘decreto IMU’, leggi finanziarie 2005 e 2006 decreto-legge ‘contenimento della spesa’, spending review di cui all’articolo 8, comma 3, del decreto-legge n. 66 del 2014, decreto-legge n. 201 del 2011, recupero di aiuti di Stato illegittimi ad Alcoa legge n. 221 del 17 dicembre 2012 recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese – Risorse finanziarie che devono essere destinate dal Conto per lo sviluppo tecnologico al bilancio dello Stato – CSTI), decreto legislativo n. 102 del 2014”.
Sul punto il ministro dello Sviluppo economico ha risposto precisando che “l’AEEGSI provvede ad assicurare l’equilibrio dei conti di gestione della Cassa, fissando le componenti tariffarie delle bollette e tenuto conto del fabbisogno relativo ai contributi disciplinati da meccanismi regolatori e normativi. Di conseguenza, gli eventuali avanzi di gestione” per “1,9 miliardi di euro, dovrebbero avere natura transitoria in considerazione della periodicità dei flussi in entrata e uscita”. Ciò premesso, “i provvedimenti di legge per i quali negli scorsi anni sono state utilizzate risorse provenienti dai conti gestiti dalla Cassa, rappresentano interventi comunque volti al sostegno della crescita e al riequilibrio dei conti pubblici in relazione all’esigenza di contenimento del debito”. E per quanto riguarda le specifiche e residue competenze che fanno capo al ministero dello Sviluppo Economico, il ministro segnala “che non sono stati adottati o proposti provvedimenti da finanziare con somme a carico dell’utenza energetica, aventi finalità diverse da quelle di sicurezza del sistema, promozione dell’efficienza energetica e sostegno delle fonti rinnovabili”.