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Gas

Cala la produzione di gas e petrolio italiano nel 2022. I numeri del databook dell’Unmig

Nel complesso i versamenti effettuati sono stati pari a 456,3 mln di euro (la gran parte allo Stato con 165,4 mln): la stragrande maggioranza è in capo a Eni con 317,6 mln seguita da Shell (72,2) e Total (39,8).

Al 31 dicembre 2022 erano vigenti 44 permessi di ricerca di cui 22 in terraferma e 20 in mare 184 concessioni di coltivazione di cui 124 in terraferma e 60 in mare. Mentre nel corso dell’anno sono cessati 23 titoli per complessivi 7.798,10 km2 ed in particolare 21 permessi di ricerca per complessivi 7.646,72 km2 e 2 concessioni di coltivazione per complessivi 151,38 km. È quanto emerge dall’UNMIG databook 2023 della Direzione Generale Infrastrutture e Sicurezza (IS) del Mase. La pubblicazione riporta i dati relativi alla situazione in Italia, al 31 dicembre 2022, delle attività di ricerca e di produzione idrocarburi e di stoccaggio di gas naturale e quelli riferiti al monitoraggio svolto, nell’ambito della sicurezza, dagli Uffici territoriali dell’UNMIG e dai Laboratori chimici e mineralogici.

PRODUZIONE NAZIONALE DI PETROLIO E GAS IN CALO

Rispetto all’anno precedente, la produzione nazionale di idrocarburi ha registrato un decremento della produzione di gas naturale del 2,68 % e un decremento della produzione di olio greggio del 7,90 % per un totale di 3,4 mld di mc di gas (3,5 nel 2021) e 4,45 mln di tonnellate di petrolio (4,83 nel 2021). Al 31 dicembre 2022 nelle 184 concessioni di coltivazione vigenti erano presenti 1603 pozzi attivi di cui 1.544 produttivi4 (648 eroganti e 896 non eroganti) e 59 utilizzati per monitoraggio, reiniezione ed altri scopi, evidenzia il bollettino.

I PROVVEDIMENTI 2022

Nel corso dell’anno 2022, proseguono i dati del bollettino, è stato conferito un solo nuovo titolo minerario ed in particolare una concessione di coltivazione di 80,68 km2 mentre per quanto riguarda i provvedimenti emanati nel corso dell’anno 2022 oltre al conferimento di una nuova concessione di coltivazione nel corso dell’anno 2022 sono state emanate le proroghe di 4 concessioni di coltivazione; la proroga con unificazione di 1 concessione di coltivazione; la variazione del programma lavori di 1 concessione di coltivazione; l’accettazione rinuncia parziale e riduzione di area di 6 concessioni di coltivazione; la riperimetrazione di 1 concessione di coltivazione; la revoca parziale e riperimetrazione di 8 permessi di ricerca; conferma dell’area di 2 permessi di ricerca; il cambio intestazione di quote di titolarità di 6 concessioni di coltivazione e 3 permessi di ricerca; la sospensione del decorso temporale di 2 permessi di ricerca.

I NUOVI POZZI ESPLORATIVI DEL 2022

Nel corso dell’anno non sono stati perforati nuovi pozzi esplorativi. L’attività di perforazione nel corso dell’anno 2022 ha riguardato il workover di 4 pozzi già esistenti e la perforazione di 2 pozzi di sviluppo e di 1 pozzo di stoccaggio. In totale nel corso dell’anno 2022, l’attività di perforazione ha interessato 7 postazioni per un totale di 12.107 metri perforati.

SONO 138 LE STRUTTURE DELL’OFFSHORE MARINO

Nell’offshore italiano sono installate 138 strutture marine che in base alla loro tipologia ed al
loro utilizzo sono distinte in: 116 piattaforme di produzione (comprese 10 teste pozzo sottomarine); 10 piattaforme di supporto alla produzione (compressione o raccordo); 12 strutture non operative.

Alle 138 piattaforme sono allacciati 713 pozzi di cui 212 produttivi ed eroganti. Parte della produzione di olio greggio da giacimenti di idrocarburi ubicati in mare è convogliata tramite oleodotto a 3 centrali di raccolta e trattamento ubicate in terraferma. La restante produzione di olio in mare viene effettuata per mezzo di unità galleggianti di stoccaggio temporaneo (FSO – Floating Storage and Offloading). In Italia sono operative le FSO «ALBA MARINA» per il campo Rospo nella concessione B.C 8.LF e «LEONIS» per il campo Vega nella concessione C.C 6.EO.

LE RISERVE

Il dato rivalutato sulle riserve al 31 dicembre 2022 da distinguere secondo la classificazione internazionale in certe (P1), probabili (P2) e possibili (P3)6, rivela, rispetto al dato fissato al 31 dicembre 2021 e al netto della produzione ottenuta nell’anno 2022, un incremento del 2,2% per il gas ed un incremento del 4,8% per l’olio.

Per quanto attiene all’ubicazione delle riserve certe, il 56,5% del totale nazionale di gas è ubicato in terra, mentre le riserve di olio ricadono per il 93,1% in terraferma, per la maggior parte in Basilicata.

LE ROYALTIES 2022

Nel complesso i versamenti effettuati sono stati pari a 456,3 mln di euro (la gran parte allo Stato con 165,4 mln): la stragrande maggioranza è in capo a Eni con 317,6 mln seguita da Shell (72,2) e Total (39,8).

GLI INFORTUNI

Sempre nel 2022, nell’ambito delle attività di ricerca, coltivazione e stoccaggio di idrocarburi (ad esclusione della Sicilia onshore), “si sono verificati in totale 16 infortuni: 12 di essi sono correlabili allo svolgimento di attività tipiche del settore industriale in oggetto, mentre i restanti 4 (3 lieve e 1 con assenza superiore a 30 giorni), pur se non strettamente collegati ad operazioni upstream o di cantiere, sono stati opportunamente denunciati alle competenti Sezioni UNMIG in quanto avvenuti all’interno di titoli minerari. Nel 2022 non si è verificato alcun infortunio mortale. Il 31% degli infortuni avvenuti nel 2022 è classificato di entità grave (con prognosi superiore a 30 giorni), il restante 69% di entità lieve; Il 75% degli accadimenti sono da riferirsi all’esercizio in terraferma (comprendendo anche le attività nelle centrali di raccolta e trattamento a terra connesse con le installazioni a mare), il restante 25% alle attività a mare”, si legge sul bollettino.

LA PUBBLICAZIONE UNMIG

 

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