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Opec

Capolinea in vista per l’intesa Opec+ sul petrolio?

Sembra evidente che più i prezzi del petrolio aumenteranno, più emergeranno crepe nell’accordo: un’altra interruzione delle forniture in Iran, Venezuela o Libia potrebbe, dunque, porre fine all’intesa dell’Opec+.

Malgrado le perdite registrate giovedì della scorsa settimana, sulla scia del dato delle scorte Usa in aumento e un possibile stop dei tagli di produzione Opec, il petrolio ha chiuso sostanzialmente con prezzi all’insù per la sesta settimana consecutiva, ciò nonostante la preoccupante situazione in Libia, in Venezuela e le sanzioni nei confronti dell’Iran.

COME VA LA PRODUZIONE PETROLIFERA

La produzione Opec a marzo è scesa di 534 mila barili al giorno, guidata da una massiccia riduzione di 324 mila barili al giorno da parte dell’Arabia Saudita, che hanno spinto la produzione complessiva a poco meno di 9,8 milioni di barili al giorno, ben al di sotto del tetto di 10 mb/d previsto nell’ambito dell’operazione OPEC+. Nel frattempo, l’Iraq ha tagliato la produzione di 126 mila barili al giorno e il Venezuela ha registrato un forte calo della produzione di 289 mila barili al giorno. A compensare questa situazione ci ha pensato la Libia che ha reimmesso sul mercato 196 mila barili al giorno grazie al ritorno in campo del giacimento petrolifero di Sharara. Nonostante il contesto, i fondamentali della domanda e dell’offerta petrolifera rimangono relativamente rialzisti: secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) il calo dell’offerta e la domanda costante hanno contribuito a rafforzare il mercato. Anche se, ha sottolineato Aie, permangono alcune preoccupazioni dal lato della domanda. Ma per il momento, l’agenzia ha mantenuto la sua stima di crescita a 1,4 mb/d.

L’OPEC STA PENSANDO A UNA MARCIA INDIETRO SUI TAGLI?

Reuters la settimana scorsa ha riferito che alcuni funzionari OPEC stanno pensando a una marcia indietro circa l’estensione dei tagli di produzione oltre giugno. Finora, il consenso prevalente nell’OPEC+ era stato quelli di mantenere i tagli fino alla fine di quest’anno per riequilibrare il mercato. Ma ora, complice la rapidità dello sforzo di riequilibrio che ha sorpreso la maggior parte degli analisti e persino la stessa OPEC, potrebbero esserci delle sorprese nella prossima riunione del gruppo. Per il momento il cartello ha mantenuto la promessa dei tagli da 1,2 milioni di barili al giorno, considerando anche le sanzioni statunitensi a Venezuela e Iran.

USA INDECISI SE CONTINUARE LE SANZIONI CONTRO L’IRAN

Come accennato, a marzo, la produzione petrolifera venezuelana è crollata di 289 mila barili al giorno, scendendo ad appena 732 mila barili al giorno, secondo fonti secondarie OPEC, complici anche il diffuso blackout, la crisi economica e politica e le dure sanzioni statunitensi. Nel frattempo, la produzione iraniana ha retto un po’ meglio, ma soffre comunque di un calo significativo rispetto all’anno scorso. La scadenza delle deroghe che gli Stati Uniti hanno concesso a otto paesi importatori di greggio iraniano scadrà tra poche settimane. E i funzionari dell’amministrazione Trump sembrano essere divisi sull’opportunità o meno di continuare a tenere una linea dura. Uno dei segnali è arrivato nientemeno che dal segretario di Stato Mike Pompeo che ora viene visto come l’uomo con l’atteggiamento più morbido. Pompeo ha una lunga reputazione di duro nei confronti dell’Iran, quindi il fatto che il suo dipartimento sia quello che sta cercando di moderare la politica della Casa Bianca la dice lunga. Secondo Bloomberg la sua posizione sarebbe dettata da una certa preoccupazione per i risvolti che una eccessiva durezza nei confronti di Teheran potrebbe avere sui mercati petroliferi.

IL MINISTRO SAUDITA DEL PETROLIO AL-FALIH RIBADISCE IL SÌ AI TAGLI

Nel frattempo, l’OPEC rimane alla finestra: il ministro saudita del petrolio Khalid al-Falih ha ripetutamente ribadito negli ultimi mesi che i tagli di produzione dell’OPEC+ sarebbero stati estesi. Il gruppo sembra non voler sbagliare questa volta, specialmente dopo quanto accaduto lo scorso anno quando l’OPEC+ abbandonò i tagli alla produzione e il mercato petrolifero crollò. Questa volta, l’OPEC+ avrà il vantaggio di poter reagire dopo che il presidente degli Stati Uniti prenderà una decisione sulle deroghe alle sanzioni per l’Iran. Le deroghe arrivate un po’ a sorpresa lo scorso anno furono una delle ragioni principali per cui i prezzi crollarono nel quarto trimestre.

LA RUSSIA TENTENNA

Se gli Stati Uniti dovessero mantenere la linea dura nei confronti dell’Iran e il Venezuela dovesse continuare il suo calo produttivo, l’OPEC, spiegano gli analisti di Reuters, potrebbe però decidere di aumentare la produzione rispetto ai livelli attuali. La posizione di Reuters fa seguito anche a una serie di commenti del presidente russo Vladimir Putin che pochi giorni fa ha mostrato di essere sempre più diffidente nel mantenere la politica di tagli. Secondo il presidente russo, infatti, non bisogna tenere posizioni che favoriscano “un aumento incontrollato dei prezzi”. Mentre il ministro russo dell’energia Alexander Novak ha aggiunto che se il mercato avesse raggiunto un equilibrio non ci sarebbe stato bisogno di una ulteriore estensione dei tagli.

Nord Stream RussiaIL MINISTRO DELL’ENERGIA DEGLI EMIRATI ARABI UNITI AL-MAZROUI MINIMIZZA SULLE DICHIARAZIONI RUSSE

A tamponare la situazione sono arrivate le parole del ministro dell’energia degli Emirati Arabi Uniti Suhail bin Mohammed al-Mazroui che ha cercato di minimizzare la speculazione secondo cui la Russia starebbe perdendo la volontà di cooperare. “La Russia non aumenterà la sua produzione se non in coordinamento con il resto dei paesi OPEC e OPEC+ – ha detto Mazroui -. Credo nella saggezza della Russia, e credo che la Russia abbia beneficiato di questo accordo. Non vedo alcun motivo per cui il paese non debba continuare con noi”. Tuttavia sembra evidente che più i prezzi del petrolio aumenteranno, più emergeranno crepe nell’accordo: un’altra interruzione delle forniture in Iran, Venezuela o Libia potrebbe, dunque, porre fine all’intesa dell’Opec+.

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