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Ocse

Carbon Pricing, la svolta globale: l’Ocse rivela, coperto il 27% delle emissioni mondiali

I sistemi di scambio di quote (ETS) guidano l’espansione, più che raddoppiando la loro portata. Ma il vero cambiamento è nel design: ora più flessibile per proteggere la competitività industriale e garantire la sicurezza energetica.

La tariffazione del carbonio è in piena espansione a livello globale. La quota di emissioni di gas serra soggetta a un prezzo, tramite tasse o sistemi di scambio di quote (ETS), ha raggiunto quasi il 27% nel 2023, un balzo impressionante rispetto al 15% registrato solo nel 2018. Questo significa che in soli cinque anni, la copertura di questi meccanismi è quasi raddoppiata.

A fotografare questa profonda trasformazione è il nuovo rapporto “Effective Carbon Rates 2025” OCSE, che analizza le politiche di 79 Paesi responsabili dell’82% delle emissioni mondiali. Dal documento emerge una chiara evoluzione: la tariffazione del carbonio non è più solo uno strumento per ridurre le emissioni, ma è diventata una leva politica flessibile e sofisticata, utilizzata per raggiungere una pluralità di obiettivi, dalla raccolta di entrate pubbliche al rafforzamento della competitività industriale e della sicurezza energetica.

IL MOTORE DEGLI ETS E L’ESPANSIONE SETTORIALE

La crescita è guidata in modo preponderante dai sistemi di scambio di quote di emissione (ETS). Mentre la copertura garantita dalle tasse sul carbonio è rimasta stabile intorno al 5% tra il 2018 e il 2023, quella degli ETS è più che raddoppiata, passando dal 10% al 22%. Questa tendenza è destinata a rafforzarsi: la sola espansione del sistema ETS nazionale cinese ai settori dell’alluminio, del cemento e dell’acciaio potrebbe spingere la copertura globale fino al 29% entro il 2025. La portata di questi strumenti si sta inoltre allargando, estendendosi dai settori tradizionali dell’elettricità e dell’industria a nuovi ambiti come l’edilizia, i trasporti e, per la prima volta, il trasporto marittimo internazionale.

UN CAMBIO DI PARADIGMA: FLESSIBILITÀ PER L’INDUSTRIA

Il vero cambiamento, tuttavia, risiede nel design di questi sistemi. L’analisi OCSE rivela un progressivo abbandono del rigido modello “cap-and-trade” (che impone un tetto fisso alle emissioni) a favore di sistemi basati sull’intensità di carbonio. Invece di un limite assoluto, questi nuovi modelli fissano obiettivi legati all’efficienza della produzione, creando una flessibilità cruciale che permette alle aziende di gestire le fluttuazioni produttive senza essere penalizzate. Questa evoluzione protegge la competitività industriale. Se nel 2018 solo 2 sistemi ETS su 20 erano basati sull’intensità, nel 2023 erano diventati 12 su 34, arrivando a coprire ben il 70% di tutte le emissioni gestite tramite ETS a livello globale.

UNA STRATEGIA SEMPRE PIÙ DIFFUSA

La tariffazione del carbonio è ormai una realtà consolidata in oltre 50 Paesi. Dal 2023, una dozzina di altre nazioni in Asia, Europa e America Latina ha introdotto o sta valutando l’implementazione di questi strumenti. Questa diffusione capillare dimostra come il principio “chi inquina paga” si stia affermando non solo come un imperativo ambientale, ma anche come un’efficace politica economica, capace di stimolare l’innovazione e di adattarsi alle diverse esigenze nazionali, ha evidenziato OCSE.

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