Oltre il 50% dell’elettricità arriva ancora dal carbone, ma entro il 2035 potrebbe scomparire dal mix polacco. Ecco perché
La Polonia, primo produttore europeo di carbone duro, accelera verso l’uscita di scena del combustibile fossile più simbolico e controverso. Un cambio di passo che segna la fine di un’epoca industriale, ma anche una svolta politica ed economica che offre una lezione all’Italia.
POLONIA VERSO ADDIO AL CARBONE
Il carbone copre ancora oltre il 50% della generazione elettrica polacca. Tuttavia, il Paese ha intrapreso un percorso ambizioso che lo porterà, secondo le stime del gestore della rete PSE, entro il 2035 a farlo scomparire dal mix energetico nazionale. Le leve per la decarbonizzazione sono: rinnovabili in crescita, gas come ponte, costi di estrazione in aumento e prezzi in calo. Infatti, Tenere in vita le miniere costa miliardi di zloty l’anno in sussidi pubblici.
“La scelta è già stata fatta”, ammettono apertamente i vertici del settore, secondo quanto riporta Bloomberg. Anche se l’accordo del 2021 prevede l’uscita dal carbone nel 2049, la realtà corre più veloce della politica.
COSA MANCA PER LA TRANSIZIONE
Il cuore del problema non è tecnologico, ma sociale. Infatti, in Alta Slesia lavorano ancora decine di migliaia di persone nelle miniere. Il phase-out significa prepensionamenti, incentivi all’uscita, riconversione industriale. Bruxelles interviene con il Just Transition Fund: oltre 2 miliardi di euro per trasformare un territorio mono-industriale in un ecosistema diversificato, tra IT, automotive ed economia digitale. Il simbolo è la miniera Wieczorek, chiusa nel 2018 e destinata a diventare un hub tecnologico e creativo.
IL PARALLELO CON L’ITALIA
L’Italia ha già chiuso con il carbone nella produzione elettrica (salvo eccezioni e ritardi), ma si trova oggi ad affrontare sfide analoghe: territori in transizione, lavoratori da riqualificare, scelte industriali da rendere coerenti con gli obiettivi climatici.
Dalla Sardegna alle ex centrali del Centro-Sud, il nodo è lo stesso visto in Slesia: come evitare che la transizione sia percepita come una “eliminazione sistematica” e non come un progetto di sviluppo. L’esperienza polacca mostra che rinviare costa di più che pianificare. E che il consenso sociale si costruisce con investimenti, alternative concrete e una visione industriale chiara.


