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Cessione IP a SOCAR, l’ombra del Golden Power sull’operazione per tutelare la sicurezza energetica nazionale?

L’operazione su IP ricade pienamente nell’ambito di applicazione della Golden Power. La rete di oltre 4.600 distributori e, soprattutto, la capacità di raffinazione di 10 milioni di tonnellate annue (concentrata negli impianti di Falconara e Trecate) sono considerate infrastrutture critiche per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici dell’Italia.

La vendita dello storico gruppo italiano alla compagnia di Stato dell’Azerbaigian accende il dibattito politico. Forza Italia e M5S chiedono “massima attenzione” e di valutare l’uso dei poteri speciali. Salvini si concentra sull’occupazione. Ma cos’è davvero il Golden Power e come potrebbe frenare l’accordo da 3 miliardi di euro?

IL VAGLIO DEL GOVERNO ITALIANO?

La cessione dello storico gruppo petrolifero Italiana Petroli (IP) alla compagnia di Stato dell’Azerbaigian, SOCAR, ha superato lo scoglio delle offerte vincenti, ma ora si trova di fronte all’ostacolo più complesso: il vaglio del governo italiano e la possibile applicazione del Golden Power. L’operazione, che affida a un’entità controllata da un governo straniero una fetta strategica della raffinazione e della distribuzione di carburanti in Italia, ha immediatamente acceso il faro della politica, con esponenti della maggioranza e dell’opposizione che chiedono “massima attenzione” e di valutare l’uso dei poteri speciali per tutelare la sicurezza e la sovranità energetica nazionale.

La firma dell’accordo preliminare tra la famiglia Brachetti Peretti e SOCAR ha scatenato le reazioni del mondo politico. Il Movimento 5 Stelle ha annunciato un’interrogazione al Ministro delle Imprese Adolfo Urso, mentre da Forza Italia è arrivata la richiesta esplicita di considerare l’uso dello strumento di tutela.

COSA PREVEDE LA LEGGE E PERCHÉ SI ATTIVA

Ma cos’è il Golden Power e come potrebbe intervenire in questa operazione? Si tratta di un insieme di “poteri speciali” che il governo può esercitare per proteggere gli asset strategici nazionali da scalate ostili o da operazioni che potrebbero compromettere la sicurezza e gli interessi del Paese. La normativa (Decreto Legge n. 21/2012 e successive modifiche) si applica a settori chiave come la difesa, la sicurezza, le comunicazioni e, appunto, l’energia.

Nel caso della cessione di IP, l’operazione ricade pienamente nell’ambito di applicazione. La rete di oltre 4.600 distributori e, soprattutto, la capacità di raffinazione di 10 milioni di tonnellate annue (concentrata negli impianti di Falconara e Trecate) sono considerate infrastrutture critiche per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici dell’Italia.

Una volta che l’operazione verrà formalmente notificata alla Presidenza del Consiglio, il governo avrà 45 giorni di tempo per decidere se:

Dare il via libera senza condizioni;

Apporre delle condizioni, ovvero prescrizioni per garantire la tutela degli interessi nazionali (es. mantenimento dei livelli occupazionali, piani di investimento, garanzie sulla continuità delle forniture);

Esercitare il veto, bloccando di fatto l’intera operazione, ma solo se riterrà che esista un eccezionale e non mitigabile pregiudizio per gli interessi essenziali dello Stato.

LE REAZIONI POLITICHE: TRA VIGILANZA E CAUTELA

La politica ha subito preso posizione. Luca Squeri, responsabile Energia di Forza Italia, ha dichiarato che l’operazione “merita la massima attenzione da parte del governo” e che, “laddove ne ricorrano i presupposti”, si dovrebbe “valutare anche l’esercizio della golden power”.

Ancora più netto il senatore Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, che ha parlato di un “grave rischio strategico”. “Svendere infrastrutture strategiche significa aumentare la dipendenza da paesi terzi, con conseguenze che vanno ben oltre l’aspetto industriale e toccano la nostra autonomia politica, economica e persino geopolitica”, ha affermato, annunciando un’interrogazione al Ministro Urso.

Più cauto il leader della Lega e Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che ha preferito concentrarsi sull’aspetto occupazionale: “Quello su cui mi interessa vigilare è che ci siano più posti e non meno posti di lavoro”.

UN’OPERAZIONE NEL CUORE DELLA STRATEGIA ENERGETICA

La cessione di IP a SOCAR non è un’operazione isolata, ma si inserisce in una strategia più ampia che vede l’Azerbaigian consolidare la sua presenza in Italia e in Europa, dove è già un partner chiave grazie al gasdotto TAP. La decisione del governo Meloni sarà quindi un delicato equilibrio tra la necessità di attrarre investimenti esteri e quella, ancora più pressante, di proteggere la propria sovranità in un settore, quello energetico, che è al centro delle tensioni geopolitiche globali. La scelta di esercitare o meno i poteri speciali, e con quale intensità, invierà un segnale forte agli investitori internazionali sul futuro approccio dell’Italia alla tutela dei suoi asset strategici.

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