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2026

Ecco perché il 2026 sarà un anno spartiacque per l’energia

La transizione rallenta e il sistema globale entra in una fase ibrida: rinnovabili in crescita, fossili ancora centrali e mercati dominati da geopolitica e volatilità. Le 12 previsioni di Rystad Energy tracciano la mappa di un 2026 cruciale per l’energia

La transizione energetica rallenta e il mondo dell’energia entra in una fase nuova e complessa, in cui fonti fossili e rinnovabili convivono, spesso in tensione. È la fotografia che emerge dalle 12 previsioni di Rystad Energy per il 2026, una bussola per operatori, investitori e decisori pubblici.

CHE 2026 SARA’ PER L’ENERGIA?

Secondo gli analisti della società norvegese, geopolitica, volatilità dei mercati e impatto delle politiche pubbliche saranno i fattori determinanti che plasmeranno l’industria energetica globale nel 2026. Sullo sfondo, una sfida che resta irrisolta: bilanciare accessibilità, sostenibilità e sicurezza energetica in un contesto di domanda elettrica in crescita – spinta anche dall’esplosione dei data center – e di abbondanza di offerta.

Il 2026 sarà un anno di abbondanza energetica nell’upstream, con il rischio però di colli di bottiglia nel downstream, secondo Jarand Rystad, fondatore e CEO di Rystad Energym. I prezzi delle materie prime energetiche saranno generalmente bassi, soprattutto per petrolio e gas, ma con margini ancora interessanti in alcuni segmenti chiave come la raffinazione, lo stoccaggio e i vettori energetici.

LE OPERAZIONI NELL’UPSTREAM RALLENTANO NEL 2026

Dopo anni di consolidamento, le fusioni e acquisizioni nell’upstream potrebbero rallentare, in particolare in Nord America. Tuttavia, la regione continuerà a dominare il panorama globale delle transazioni. Le decisioni di investimento, sottolinea Rystad, saranno sempre meno guidate dalla regolazione e sempre più dai fondamentali economici, complice anche una fase di difficoltà per molte politiche verdi.

“Più i prezzi scenderanno nel 2026, più forte sarà il rimbalzo nel 2027-2028”, avverte Rystad. Un contesto che potrebbe rendere il prossimo anno ideale per acquisizioni e nuovi progetti greenfield, soprattutto per gli operatori con maggiore solidità finanziaria.

DOMANDA IN CRESCITA

La domanda di energia cresce, ma cambia forma. Infatti, Rystad stima per il 2026 un aumento della domanda di energia primaria di circa 2.500 TWh. Di questi, però, solo 1.550 TWh si tradurranno in energia effettivamente utile: 900 TWh come elettricità, 450 TWh sotto forma di molecole energetiche, 200 TWh come calore.

Il gas rappresenterà circa il 60% della crescita delle molecole energetiche, mentre il petrolio peserà solo per il 20%, destinato in gran parte a usi materiali più che energetici. La biomassa completerà il quadro. Sul versante elettrico, invece, il 100% della crescita arriverà dalle rinnovabili, con eolico e solare protagonisti assoluti.

IN ARRIVO UN SURPLUS DI PETROLIO E GAS NEL 2026

Il settore petrolifero si prepara a una potenziale sovrapproduzione. Se l’OPEC+ decidesse di eliminare i tagli volontari, potrebbero arrivare sul mercato 3,2 milioni di barili al giorno aggiuntivi. Nemmeno l’aumento delle riserve strategiche cinesi basterebbe ad assorbire l’eccesso di offerta.

Il cartello si trova di fronte al dilemma se prolungare i tagli o accettare prezzi del petrolio ancora più deboli. Nel frattempo, molti Paesi OPEC+ hanno investito in nuova capacità di raffinazione, puntando a margini solidi anche in uno scenario di crude a basso prezzo, grazie soprattutto alla chiusura di impianti in Europa e negli Stati Uniti.

Anche i mercati del gas saranno caratterizzati da sovraofferta, spinta dall’entrata in funzione di numerosi nuovi impianti di gas naturale liquefatto (GNL), secondo le stime. Tuttavia, i prezzi bassi favoriranno il passaggio dal carbone al gas, consentendo al sistema di assorbire i volumi extra senza shock significativi. Sul fronte americano, lo shale oil continuerà a sorprendere. Nonostante il calo dei prezzi e la riduzione delle piattaforme, la produzione ha tenuto grazie a pozzi più lunghi ed efficienze operative crescenti. Con il WTI intorno ai 60 dollari al barile, le E&P statunitensi cercheranno di difendere i livelli produttivi, anche riducendo i dividendi e puntando su sinergie da M&A.

DOMANDA DI RAFFINAZIONE IN CALO NEL 2026

Al tempo stesso, l’utilizzo globale delle raffinerie aumenterà nel 2026, nonostante una crescita modesta della domanda di prodotti petroliferi. Con un incremento della capacità inferiore a 800 mila barili/giorno e una domanda in crescita di circa 900 mila barili/giorno, il sistema resterà sotto pressione. La chiusura di impianti in Europa e negli Stati Uniti rafforzerà ulteriormente i margini, soprattutto per il diesel, con rischi di approvvigionamento nel Vecchio Continente e sulla costa est degli USA.

BOOM DI EOLICO E SOLARE

Il boom di eolico e solare porterà a un surplus di produzione nelle ore centrali della giornata, soprattutto nei periodi di bassa domanda stagionale. In questo contesto, lo stoccaggio energetico giocherà un ruolo decisivo. Non a caso, secondo Rystad, le batterie rappresentano il segmento a crescita più rapida dell’intero settore energetico. In un mercato segnato sempre più spesso da prezzi elettrici bassi o addirittura negativi, i proprietari degli impianti di storage e gli innovatori tecnologici potrebbero essere i veri vincitori del 2026.

2026 DECISIVO PER LA SUPPLY CHAIN

Infine, il 2026 sarà un anno decisivo per la catena di approvvigionamento energetica globale. Dopo una prima fase di debolezza nei servizi petroliferi, la seconda metà dell’anno potrebbe vedere un ritorno delle tensioni su capacità e prezzi, soprattutto nei segmenti offshore, subsea e nei mercati internazionali, mentre il settore onshore nordamericano resterà più moderato.

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