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rinnovabili

Che cosa manca all’Italia per svoltare sul fotovoltaico

Chi c’era e cosa si è detto all’evento organizzato dall’Alleanza per il fotovoltaico in Italia “Orizzonte 2030: la transizione energetica passa per le aziende” 

“La transizione non è una moda, è una strada per il domani”, ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin aprendo i lavori del convegno “Orizzonte 2030: la transizione energetica passa per le aziende” di questa mattina presso il Centro Studi Americani di Roma organizzato dall’Alleanza per il fotovoltaico in Italia. Per il domani, certo, ma un percorso già iniziato e che più di qualche frutto già lo ha portato. Evidentemente, però, i margini di progresso sono ancora ampi e dal ministro, passando per senatori e stakeholder, le tematiche sono state rimesse tutte sul tavolo anche alla kermesse di via Caetani.

NUMERI E MARGINI DEL FOTOVOLTAICO IN ITALIA

Stabilire un perimetro di certezza normativa, sbloccare i processi autorizzativi e superare i pregiudizi ideologici che rallentano lo sviluppo del settore delle rinnovabili e di conseguenza indeboliscono la transizione energetica in Italia. Investire nello sviluppo per raggiungere gli obiettivi previsti dalla strategia nazionale in termini di approvvigionamento energetico e salvaguardia ambientale, con importanti ricadute anche dal punto di vista occupazionale per i giovani e, complessivamente, sul tessuto sociale ed economico del sistema Paese. Sono i temi fondamentali analizzati durante il convegno.

Complessivamente – ricorda l’Alleanza – le imprese che operano nel settore fotovoltaico in Italia detengono progetti per circa 50 GW di energia solare, attualmente in fase di autorizzazione; circa il 40% di questi progetti, quasi 20GW, è di titolarità delle imprese appartenenti all’Alleanza per il fotovoltaico. Secondo i dati Gse e Terna ripresi nella nota ufficiale di Alleanza per il fotovoltaico in Italia, nel primo semestre 2023 è proseguito il trend di crescita sostenuta dal comparto fotovoltaico, già osservato nel corso del 2022. Al 30 giugno risultano in esercizio in Italia circa 1.426.000 impianti (+16,3% rispetto alla fine del 2022), per una potenza complessiva superiore a 27 GW. Tra gennaio e giugno 2023 sono entrati in esercizio circa 200.000 impianti, un valore poco inferiore al dato relativo all’intero anno 2022. Il dato sulle installazioni mensili di marzo 2023 è tra i più alti mai rilevati – si legge ancora nella nota.

Ma questi numeri non sono sufficienti per il raggiungimento degli obiettivi europei e nazionali. Nel Piano per la Transizione Ecologica (PTE di marzo 2022) del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica si prevede, infatti, di innalzare gli obiettivi del PNIEC, arrivando ad un incremento del 72% di fonti rinnovabili nella generazione elettrica (vs. obiettivo PNIEC del 55%) e di installare circa 70 GW di ulteriori centrali elettriche rinnovabili entro il 2030.

QUANTO INCIDE IL MOMENTO STORICO

Se a questa previsione si aggiunge la crisi energetica causata dal conflitto in Ucraina e dalle attuali fibrillazioni geopolitiche, l’Alleanza – prosegue la nota ufficiale – stima che 100 GW sia la quota da raggiungere al 2030, con una media di 10 GW di nuove installazioni all’anno a fronte del trend di crescita che solo nel 2022 ha registrato una netta ripresa, con il raggiungimento dei 2 GW di nuova potenza raggiunta. Nel 2023 ha evidenziato un incremento portando a  2,7 i GW installati da gennaio a luglio, come emerge dalle rilevazioni del Gestore dei servizi energetici (Gse).

Per sprigionare tutte le potenzialità – secondo l’Alleanza per il fotovoltaico in Italia – insite nel comparto occorre, in primis, ottenere maggiore certezza normativa: leggi chiare e durature nel tempo rappresentano condizione fondamentale per non scoraggiare le imprese e favorire la programmazione di medio-lungo periodo degli investimenti che vengono trattenuti in Italia e contribuiscono alla crescita del Pil nazionale. In quest’ottica, l’Alleanza per il Fotovoltaico non può ritenersi soddisfatta dell’attuale versione del Decreto sulle aree idonee, in quanto quest’ultimo – nel demandare alle singole regioni l’adozione delle leggi di perimetrazione delle aree su cui sarà possibile installare gli impianti – non garantisce né regole uniformi su tutto il territorio nazionale né tempi brevi per la risoluzione del problema nel medio periodo.

Numerose sono, inoltre, le opportunità a livello occupazionale. Secondo l’ultima ricerca del Censis, commissionata dall’Associazione Italiana delle agenzie per il lavoro, nei prossimi 3-4 anni si potrebbero creare 150.000 nuovi posti di lavoro, per impiegare quelle risorse necessarie a completare il percorso tracciato entro il 2030. È quindi imprescindibile – secondo l’Alleanza – intervenire su quei blocchi di natura procedurale e ideologica che, ancora oggi, impediscono all’Italia di allinearsi agli obiettivi previsti. Rallentare lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile significa rallentare la lotta alle conseguenze del cambiamento climatico, perdere investimenti di capitale e ignorare le opportunità occupazionali che il settore genera, provocando una nuova fuga di cervelli.

L’ALLEANZA SUL FOTOVOLTAICO SERVE TRA POLITICA E TERRITORI

Infine, conclude la nota dell’Alleanza per il fotovoltaico in Italia, allo stesso tempo serve un coordinamento più capillare tra la politica nazionale e regionale con il mondo imprenditoriale e il gestore di rete. Bisogna, infine, incentivare un dialogo sinergico e costante tra mondo universitario e aziende, per la formazione di figure sempre più specializzate che possano guidare il percorso della transizione energetica. Questi elementi – secondo l’Apf – costituiscono la conditio sine qua non per uno sviluppo organico del fotovoltaico in Italia come locomotiva in grado di trainare la transizione ecologica ed energetica.

PICHETTO FRATIN: “LA TRANSIZIONE NON E’ UNA MODA”

“La transizione non è una moda, è una strada per il domani, mio impegno è perché sia un brand per cittadini e per il futuro”, citavamo in apertura. “Che il paradigma energetico rappresenti un vantaggio è evidente a tutti – ha detto il ministro Pichetto Fratin aprendo i lavori al Centro Studi Americani – ce ne siamo accorti in maniera traumatica con invasione russa. Le quotazioni del gas sono stati un campanello allarme; al Mase abbiamo operato con misure in campo per la sicurezza del Paese. Siamo tranquilli, oggi, con stoccaggi a oltre il 99 percento, abbiamo provveduto ad aumentare l’afflusso di gas e ci siamo affidati a nuovi fornitori”.

Quanto al momento storico attuale, Pichetto ha ricordato che “il metano ci serve ma il grosso sviluppo lo dobbiamo dare alle rinnovabili: sole e vento sono nostri e con noi restano anche nelle crisi internazionali che purtroppo ci sono. Questa transizione è inevitabile e benvenuta”. Senza se e senza ma, dunque. “L’italia ne beneficerà con un nuovo ruolo europeo, puntiamo a diventare snodo energetico nel Mediterraneo verso nord”, ha ricordato ancora il ministro.

“Prepariamo una transizione realistica, ragionevole, non velleitaria”, è la promessa. “Avremo bisogno anche di ricerca nelle nuove tecnologie, la piattaforma nucleare che ho lanciato ha quest’obiettivo, crediamo nello sviluppo sostenibile e per tutti, non per pochi”. E’ il cosiddetto mix energetico in cui crede questo governo. “Abbiamo raddoppiato i membri della commissione Via Vas, sbloccato autorizzazioni alle rinnovabili, ora arriva il decreto aree idonee. Il Pniec indica un percorso sostenuto ma ragionevole e realistico, per uno scenario con grandi spazi per tessuto delle imprese nazionali. L’aiuto migliore è ridurre il carico burocratico, siamo già intervenuti e continueremo a farlo”. Tanta carne al fuoco, insomma. Da cuocere tutta alla stessa temperatura per evitare di scottarsi.

L’AZIONE CHE SERVE SUI TERRITORI

Per Massimiliano Atelli, presidente della Commissione Via-Vas, “ci sono problemi impossibili e insormontabili? No ma non va neanche tutto bene nel processo. Vanno superati alcuni retaggi culturali perché la posta in gioco è altissima. Occorrono scelte di campo chiare e nette, operazioni coraggiose che sono possibili solo senza contrarietà irriducibile dei territori. Va combattuto il retaggio di qualche vecchia mentalità”. Discorso culturale, dunque, a monte di tutto. “Servono scelte nette. Lo stoccaggio dell’energia incrocia le questioni di sicurezza nazionale ma allora occorre essere conseguenti e non astratti. Serve creare le condizioni per mantenere velocità e livelli di efficienza di crociera. Occorre un apparato adeguato al caso e poi efficiente”.

L’IMPEGNO DI ALLEANZA PER IL FOTOVOLTAICO

“Gli errori del passato si devono a norme poco chiare e contesto normativo confuso, un esempio lo sono i continui dinieghi che riceviamo io e i miei colleghi. La mancanza di uniformità normativa regionale sono ostacolo non più accettabile”. Sono parole chiare pronunciate da Agnese Rocco, portavoce di Alleanza per il fotovoltaico in Italia, che in Italia raggruppa otto tra i principali operatori nel settore delle rinnovabili. “Bisogna superare il pregiudizio ideologico, è necessaria collaborazione tra governo nazionale, governi locali e noi operatori. Le amministrazioni locali devono essere protagoniste. I problemi di incertezza non possiamo più accettarli”.

Anche secondo Andrea Cristini, altro portavoce dell’Alleanza, “non basta il fotovoltaico ma le rinnovabili possono far sì che il ricorso al gas diventi marginale”. Come ha ricordato, “oggi produciamo più del 50% dell’energia dal gas, buona parte ancora dalle fonti tradizionali. Dovremmo ricordare al ministro che evidentemente non siamo al sicuro. Non significa generare allarmismi ma gli ultimi due anni hanno insegnato che possiamo subire effetti. Siamo ancora dentro la crisi”.

In termini numerici, “il grosso del fotovoltaico degli ultimi due anni è stato impiantato grazie al 110% ma il sistema non è stato sostituito. Ha portato risultati ma anche noi siamo dubbiosi”. Ecco un altro punto su cui riflettere per accelerare il percorso delle rinnovabili, uno dei tanti.

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