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Confindustria Assemblea 2024

Chi c’era e cosa si è detto all’assemblea 2024 di Confindustria

Oltre al presidente Orsini è intervenuta anche la premier Giorgia Meloni, che ha dichiarato: “continuo a ritenere che il +1% del Pil sia a portata di mano, soprattutto dopo i primi due trimestri. Dopo anni passati in fondo alle classifiche, non era scontato”

Oggi a Roma, all’auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, si è svolta l’assemblea 2024 di Confindustria, la prima dopo l’elezione a presidente di Emanuele Orsini, avvenuta lo scorso maggio.

Oltre ad Orsini, dal palco è intervenuta anche la premier Giorgia Meloni. “Continuo a ritenere che il +1% del Pil sia a portata di mano, soprattutto dopo i primi due trimestri. Dopo anni passati in fondo alle classifiche, non era scontato”, ha detto Meloni, che ha affrontato diversi temi.

ORSINI: “RILANCIARE NUCLEARE, TRANSIZIONI HANNO BISOGNO DI TEMPO”

Lavoro, edilizia per lavoratori, crescita economica ma soprattutto transizione come occasione di sviluppo e rilancio della competitività. Sono i temi toccati dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, nel corso del suo intervento durante l’assemblea. “Oggi, abbiamo una preoccupazione in più: crescere nonostante le difficoltà di una transizione epocale che investe aspetti diversi e decisivi per le persone, le aziende e gli stessi soggetti politici e sociali”, ha proseguito il presidente di Confindustria.

“Mi riferisco alle transizioni energetica, ambientale e digitale. Transizioni, queste, che costano e costeranno migliaia di miliardi al sistema Paese, che sono vere e proprie rivoluzioni industriali e che potranno cambiare in meglio la vita di ciascuno di noi e il futuro delle nostre imprese. Transizioni che hanno, però, bisogno di tempo adeguato. Senza che qualcuno, come sta avvenendo in Europa, confonda politiche ambientali autoreferenziali con politiche industriali per la crescita”.

“CONCENTRARSI SU POCHE E CHIARE PRIORITÀ”

“L’inevitabile salto nella quinta rivoluzione industriale è in una fase delicatissima: ci dobbiamo concentrare su poche e chiarissime priorità. Le riassumo in tre direttrici: competitività, produttività e comunità. Le prime due le avete sentite spesso in questa sede, sono la nostra ragione d’essere come imprese. La terza per me significa dare senso sociale, valore e dignità alle altre due”, ha chiarito Orsini che ha chiesto un Piano edilizio sostenibile (in termini economici) per dare case ai lavoratori.

ORSINI: “IN GREEN DEAL TROPPI ERRORI CHE METTONO A RISCHIO L’INDUSTRIA”

“Non dobbiamo dimenticare che oggi le transizioni, energetica, ambientale e digitale, pongono fondamentali quesiti: industriali, politici ed etici che non possiamo più ignorare. Lo dico con chiarezza, in accordo con i colleghi delle Confindustrie europee. Il Green Deal è impregnato di troppi errori che hanno messo e mettono a rischio l’industria – ha ammesso Orsini -. Noi riteniamo che questo non sia l’obiettivo di nessuno. La decarbonizzazione inseguita anche al prezzo della deindustrializzazione è una debacle. La storia e il mercato europeo dell’auto elettrica che stiamo regalando alla Cina, parlano da soli. La filiera italiana dell’automotive è in grave difficoltà, depauperata del proprio futuro dopo aver dato vita alle auto più belle del mondo e investito risorse enormi per l’abbattimento delle emissioni”.

“Il packaging, che ha rispettato in anticipo i target ambientali fissati dalla Commissione stessa, si vede cambiato il modo di raggiungerli, vanificando investimenti e tecnologie della propria filiera. Ma la plastica è sostenibile, se viene riciclata! La ceramica ha investito oltre 2 miliardi di euro per l’innovazione tecnologica, finalizzata a migliorare le prestazioni ambientali, come la qualità dell’aria, ed è oggi un caso di successo internazionale”, ha continuato Orsini.

ORSINI: “ETS HA CONSENTITO SPECULAZIONE FINANZIARIA SU TRANSIZIONE AMBIENTALE”

“Di contro, a valle di questo gigantesco investimento, l’Europa con gli ETS ha consentito la speculazione finanziaria sulla transizione ambientale, spingendo il prezzo della CO2 fuori dal mercato mondiale – ha proseguito -. Bisogna essere chiari: la disciplina degli ETS deve essere assolutamente cambiata. Continuando così, regaleremo ai nostri competitor internazionali, come sta avvenendo per l’automotive, anche l’acciaio, il cemento, la metallurgia, la ceramica, la carta. Con ricadute negative sugli investimenti, sulla crescita e sull’occupazione. Tra il 1993 e il post Covid, a fronte di un aumento del PIL pro capite negli Stati Uniti pari a +56,6%, quello dell’Europa è stato della metà. Il risultato è severo: ora basta, dobbiamo cambiare passo. L’industria, italiana ed europea, difenderà con determinazione la neutralità tecnologica, chiedendo un’applicazione più realistica e graduale del Green Deal. Ecco perché oggi serve più che mai una solida politica industriale europea. Una reindustrializzazione basata sulle tecnologie di punta, sulla produzione di materie prime, sull’applicazione dell’Intelligenza Artificiale, unita a un’adeguata revisione della politica commerciale e della concorrenza”.

PER L’EUROPA “SFIDE CICLOPICHE SU COMPETITIVITÀ”

Orsini ha puntato il dito contro l’Europa soprattutto su alcuni punti precisi: “Come si fa a parlare seriamente di competitività se l’Europa investe appena 20 miliardi in dieci anni sull’Intelligenza Artificiale, mentre la Cina ne investe 100 e gli Stati Uniti ben 330? Come possiamo parlare di competitività senza un mercato unico dell’energia, con l’Italia (seconda manifattura d’Europa) che paga una bolletta elettrica fino al 40% superiore alla media europea? Come facciamo ad essere indipendenti per gli investimenti relativi alla difesa, se rinunciamo alla produzione e alla trasformazione delle materie prime? E ancora: quando verrà annunciato lo spostamento allo stop al motore endotermico oggi fissato per il 2035? Non possiamo aspettare il 2026. Le sfide da affrontare per l’Unione dei 27 sono ciclopiche”.

IL RITORNO AL NUCLEARE

“Se l’Europa deve cambiare marcia, però, anche l’Italia è chiamata a nuove scelte coraggiose – ha ammesso il presidente di Confindustria -. Per cominciare, siamo convinti che il ritorno al nucleare sia strategico. Tutti noi abbiamo imparato che l’indipendenza energetica è questione di sicurezza nazionale: allora perché tutti insieme non appoggiamo il nucleare di ultima generazione, invece di continuare a rifornirci a prezzi crescenti dalle vecchie centrali nucleari francesi? Sì, nel nuovo piano energetico se ne parla. Ma sappiamo tutti che, se cominciassimo oggi, ci vorrebbero almeno dodici anni per poterlo utilizzare. Non possiamo perdere altro tempo”, ha aggiunto spiegando “che è arrivato il momento, insieme alle categorie economiche e sindacali, di spiegare all’opinione pubblica la svolta e illustrare come i piccoli reattori modulari siano molto più sicuri e meno invasivi sui territori rispetto alle grandi centrali di vecchia generazione. Pensate che sia possibile continuare a pagare l’energia fino al 40% in più della media europea? Noi no. E pensate che solo l’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili possa soddisfare il nostro fabbisogno energetico? Noi no”.

MELONI: “ACCOMPAGNARE OBIETTIVI AMBIENTALI DELL’EUROPA CON INVESTIMENTI”

“Come ha sottolineato Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea, gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’Europa devono essere accompagnati da investimenti adeguati e da un piano coerente per raggiungere, altrimenti è inevitabile che la transizione energetica e ambientale vada a scapito della competitività e della crescita. Anche questa è una cosa che mi sono permessa di far notare varie volte in pensieri europei, e cioè che non ha molto senso dotarsi di alcune strategie e poi non creare gli strumenti per realizzare quelle strategie perché, senza gli strumenti, le cose non si possono fare”. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo all’assemblea annuale di Confindustria.

MELONI: “NON SI PUÒ PAGARE DECARBONIZZAZIONE CON DEINDUSTRIALIZZAZIONE”

Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, “ha detto che la decarbonizzazione inseguita al prezzo della deindustrializzazione è una debacle, ed è così. Accompagnare il nostro tessuto produttivo nella sfida della transizione ecologica non può voler dire distruggere migliaia di posti di lavoro, smantellare interi segmenti industriali che producono ricchezza e occupazione”.

“Ad esempio – ha aggiunto Meloni – l’addio al motore endotermico entro il 2035 è uno degli esempi più evidenti di questo approccio autodistruttivo: si è scelta la conversione forzata ad una tecnologia, l’elettrico, di cui non deteniamo le materie prime, non controlliamo le catene del valore, la cui domanda è relativamente bassa, il cui prezzo è proibitivo per i più e con una capacità produttiva europea insufficiente”.

Per la premier “non mi sembra una strategia intelligente, e chi lo dice non è amico dell’Europa, perché vuole difendere capacità produttiva. Noi vogliamo ridurre le emissioni inquinanti, ma con buonsenso, sfruttando tutte le tecnologie esistenti e salvando le imprese e migliaia di posti di lavoro”.

IL MINISTRO PICHETTO: ENTRO FINE ANNO LE NUOVE REGOLE SUL NUCLEARE

“Condividiamo la preoccupazione di Orsini sui tempi per avviare il nucleare in Italia, ma il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica si è già mosso per tempo. Abbiamo istituito la Piattaforma per il nucleare sostenibile e con il professor Giovanni Guzzetta stiamo preparando il quadro giuridico per ritornare ad usare questa tecnologia. Entro la fine dell’anno contiamo di avviare l’iter legislativo per le nuove regole”. Lo ha detto il ministro per l’Ambiente e la Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, commentando il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che ha dichiarato che sul nucleare “non possiamo perdere altro tempo”.
“Mi fa piacere che Confindustria sostenga la scelta che abbiamo fatto come Governo di riprendere il nucleare con tecnologie più moderne. Non possiamo più andare avanti con il prezzo dell’energia doppio rispetto al resto d’Europa. Questo comporta l’impegno dell’esecutivo e di tutti quanti per raccogliere la sfida. In Italia abbiamo le competenze e le strutture per farlo. Ricordo che l’ultima centrale che è stata costruita in Europa, in Slovacchia, è stata fatta da Enel”, ha concluso Pichetto.

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