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ACI

Chi ha “tramato” contro Sticchi Damiani e perché la poltrona di ACI fa gola?

L’ombra della politica si allunga sull’ACI. L’ex presidente, Angelo Sticchi Damiani, denuncia un piano per estrometterlo dalla pesante poltrona dell’associazione. Chi ha tramato contro di lui e perché

Elezioni annullate, ricorsi respinti e lo spettro delle poltrone. L’intervista dell’ex presidente di ACI a il Corriere della Sera, alla vigilia delle elezioni dell’associazione, denuncia un piano per estrometterlo. Perché la poltrona del numero uno dell’Automobile Club d’Italia fa tanta gola? Chi potrebbe aver “tramato” per la caduta di Angelo Sticchi Damiani?

STICCHI DAMIANI: “COMMISSARIAMENTO INGIUSTO, SUCCESSE COSE INSPIEGABILI”

“Abbiamo generato circa 320 milioni all’anno di ritorni diretti sul territorio tra Monza, Imola e il Rally d’Italia in Sardegna”. L’ex presidente Sticchi Damiani nell’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera sbandiera i “traguardi importanti” della sua presidenza, sottolineando che l’associazione è cresciuta e si è arricchita nel corso degli ultimi 13 anni.. Successi che, il 16 ottobre 2024, hanno contribuito a consegnargli la poltrona di ACI per la quarta volta con un tripudio: oltre il 90% delle preferenze. Poi, il lento declino che ha portato al commissariamento dell’associazione.

“Sono avvenute poi una serie di cose veramente inspiegabili”, sottolinea Sticchi, che hanno portato a “ un commissariamento ingiusto che sporca l’immagine dell’ACI”, pochi mesi dopo le elezioni. Infatti, il 31 dicembre il Governo ha emanato una norma che annullava l’esito delle elezioni, ponendo fine prima del termine anche al suo terzo mandato. “Si è stabilito che quelle elezioni dovevano ripetersi e che se non le avessi convocate entro 45 giorni, l’Aci sarebbe stato commissariata, e nonostante le abbia indette nei termini è stata comunque commissariata”, aggiunge Sticchi Damiani.

ACI, COSA RISCHIA STICCHI?

Lo storico presidente dell’ACI, ha provato a dare battaglia presentando ricorso al TAR, prima, e al Consiglio di Stato poi. I giudici, però, hanno respinto in entrambe le occasioni le sue richieste. Ora Sticchi Damiani rischia di non trovare più poltrone libere nell’associazione che ha plasmato nel corso di 13 anni. Associazione che “fa gola, perché con una platea di oltre un milione e duecentomila soci è un potenziale bacino di voti. Fa gola, perché con le sue entrate – e quelle delle partecipate – di centinaia di milioni all’anno potrebbe diventare un bancomat per i conti pubblici. Fa gola, perché controllando 11 società (e i relativi consigli di amministrazione) è un poltronificio dove sistemare gli amici, e gli amici degli amici. E i figli”, scrive l’Espresso.

CHI ESULTA PER LA SUA CADUTA?

Chi ha spinto per commissariare ACI e far decadere il presidente prima del tempo? Difficilmente sarà stato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e leader della Lega, Matteo Salvini, citato in più occasioni da Sticchi come uno dei suoi alleati.

“Nel governo il ministro Salvini era assolutamente dalla nostra parte. È stata una pazzia, non c’erano i presupposti, ma forse qualcuno voleva prendere il mio posto”, attacca Sticchi, alimentando il dubbio di manovre di Palazzo all’interno della maggioranza per sostituire l’ingombrante ex presidente.

IL PIANO PER LA SUCCESSIONE

La rosa di probabili candidati alla poltrona di Aci si è ridotta a due: Giuseppina Fusco e Geronimo La Russa, secondo il Fatto Quotidiano. In pole position ci sarebbe Geronimo La Russa, primogenito del Presidente del Senato, secondo L’Espresso.

“Il primogenito del presidente del Senato, Geronimo La Russa, che da tempo aspira a diventarne il presidente nazionale. Una poltrona che se ne porta dietro altre e che vale circa 800mila euro l’anno”, scrive il giornale.

Sticchi Damiani “ha designato Giuseppina Fusco, attuale presidente dell’ACI Roma: se vincesse lei, lui secondo i retroscena più arditi potrebbe addirittura puntare a farla dimettere e ripresentarsi in prima persona dopo una breve pausa, o comunque continuare a fare da regista dietro le quinte”, scrive il giornale.

Nomi confermati anche dallo stesso Sticchi Damiani nell’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera: “La partita è tra Giuseppina Fusco, presidente di Aci Roma, una donna con un lungo curriculum in Eni che ha risanato Aci Roma. Dall’altra c’è il giovane presidente di Aci Milano, Geronimo La Russa, figlio del presidente del Senato. Ecco, non posso immaginare che un governo presieduto da una persona seria e brava come la Meloni, con tanti ministri bravi come Salvini, possa avere un comportamento diverso nei confronti dell’Aci a seconda di chi verrà eletto”.

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