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Ilva, Giannino attacca il Governo e chiede di finanziare Cig e formazione

Oscar Giannino dalle pagine de Il Foglio spara sul Governo per la situazione dell’Ilva, chiedendo di sobbarcarsi le spese di cig, riaddestramento professionale e ricollocazione dei dipendenti

Oscar Giannino dalle pagine del Foglio spara a zero sul Governo per la situazione dell’Ilva. Le spese di cig, riaddestramento professionale e ricollocazione dei dipendenti devono essere a carico dello Stato, secondo il giornalista e politico.

LO STATO HA UCCISO L’ILVA

La vulgata popolare è che la colpa sia dei famigerati Riva, i privati che la gestivano facendo utili e investendo in sostenibilità ciò che le regole di allora indicavano. E invece no, a uccidere l’Ilva è stato “lo stato”.  Secondo quanto riporta Oscar Giannino dalle pagine del Foglio, non c’è nessun altro paese avanzato al mondo che, di fronte alla transizione ambientale della sua siderurgia, abbia deciso di imboccare la via seguita in 13 anni dall’Italia. Secondo Giannino, il nostro Paese vive in una babele di misure contrastanti tra sequestri giudiziali a oltranza, valutazioni e autorizzazioni d’impatto ambientale sempre contestate, istituzioni locali contrarie divise al proprio interno e governi nazionali impegnati a definire nuove gare di aggiudicazione degli impianti con la promessa di investitori pronti a sobbarcarsi i costi stellari delle perdite dell’azienda.

ULTIMA OCCASIONE NEL 2014

Nel 2014 si è persa l’ultima occasione d’oro, secondo Giannino. Il piano Bondi-Mapelli è stata l’ultima realistica possibilità per un’ordinata e graduale transizione tra ciclo integrato a caldo e forni elettrici, sostenibilità ambientale ma anche sostenibilità finanziaria, scrive Giannino su Il Foglio, sostenendo che nessun flusso finanziario realizzabile dalla condizione degli impianti attuali dell’ex Ilva a Taranto è in grado di finanziare alcun ciclo di investimenti, non è in grado nemmeno di ripagare costi e debiti. L’ultimo sequestro di Afo1, avvenuto nel maggio 2025, dopo un grave incendio causato da un’anomalia a una tubiera, ha desertificato ogni possibilità che soggetti industriali veri della siderurgia si vogliano impegnare a rischiare risorse ingenti in un Vietnam politico-toghe-regolatorio, secondo il giornalista e politico.

UNICA SOLUZIONE: LO SPEZZATINO

Secondo Giannino è irreale continuare a promettere che “vedrete, entro Natale o dopo la Befana ecco manifestarsi un coniglio bianco che si sobbarchi un’impresa impossibile”. Promesse alimentate dal ministro del Made in Italy Adolfo Urso. La ricetta di Giannino prevede di fermare l’emorragia di miliardi del contribuente, terminare l’ultima gestione commissariale e procedere con realismo allo spezzatino se e solo se ci sono soggetti industriali veri, italiani o esteri, interessati a rami aziendali, senza nuovi addebiti per lo Stato.

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