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Nucleare

Cingolani, Salvini sta con il ministro. Zanchini (Legambiente): lobby nucleare in cerca di sussidi

Rimangono il nodo delle scorie e dei prezzi delle rinnovabili. Tutte le posizioni

Il leader della Lega Matteo Salvini non era ancora entrato nella querelle che ha visto il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani sul banco degli imputati per le sue parole su nucleare e “ambientalisti radical chic”. Questa mattina il segretario del Carroccio sceglie un’intervista a Repubblica per appoggiare il titolare del Dicastero di via Cristoforo Colombo.

LE PAROLE DI SALVINI

“IL nucleare è un’energia molto più pulita e molto meno pericolosa rispetto ad altre”, si legge sul quotidiano romano. “Negli stessi minuti nella sessione di workshop Ambrosetti a lui dedicata il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti fa un discorso molto simile: ‘ Il tema della transizione non può diventare un discorso etico-filosofico’. E quindi bisogna esigere ‘un terreno di confronti e competitività uguale per tutti. Evitando che le risposte dei vari paesi siano asimmetriche’. Francia e Cina sul nucleare stanno già puntando. ‘Noi ci dobbiamo chiedere come ci comportiamo, difendiamo o non difendiamo questo tipo di fonte di energia’, chiede Giorgetti. La posizione del segretario della Lega – espressa in un dialogo con i giornalisti prima di lasciare Cernobbio – è identica.

“Se uno già dice no a valutare dimostra chiusura mentale – ha detto Salvini -. La valutazione non comporta già un giudizio. Secondo me è stato un errore fermarsi i passato. È chiaro che è un tipo di scelta che ti porta i risultati dopo 15 anni, non dopo 15 giorni, però l’idrogeno verde, blu ed energia pulita perché no? Sostengo assolutamente l’idea del ministro Cingolani”.

BUONO: NUCLEARE CONSIDERATO PER AZZERARE LA CO2 ENTRO IL 2050

La Stampa intervista, invece, Stefano Buono, torinese, classe 1966 scienziato e imprenditore con la sua Newcleo attiva nel settore nucleare. “Uno dei motivi per cui oggi il nucleare di quarta generazione è preso in considerazione in molti paesi al mondo dipende dalla necessità di azzerare la produzione di anidride carbonica nell’industria entro il 2050. Molti settori industriali non hanno ancora alcuna soluzione”, ha sottolineato Buono.

“In Nord Europa e negli Stati Uniti sono molte le imprese private che vogliono sposare questa causa anche perché il nucleare non è quello degli anni ‘70. A livello di tecnologia, sicurezza e affidabilità e costi sono stati fatti passi da gigante. Oggi possiamo costruire qualcosa di nuovo basandoci sull’esperienza del passato per creare una filiera industriale differente”, ha spiegato Buono.

PERCHÉ È GIUSTO LASCIARE UNA PORTA APERTA AL NUCLEARE SECONDO IL FOGLIO

Su Il Foglio si esplora, invece, “perché è giusto lasciare una porta aperta al nucleare”: “La quarta generazione di impianti nucleare è la speranza di molti paesi che stanno investendo in ricerca per riuscire a ottenere energia elettrica in modo più efficiente e abbattendo i rischi – si legge sul quotidiano -. L’agenzia nucleare americana ha individuato in particolare tre tecnologie che potrebbero debuttare entro il 2030: il reattore nucleare veloce al sodio (Sfr) che utilizza – appunto – il sodio come fluido refrigerante al posto dell’acqua, potendo così operare a temperature più alte e pressioni ridotte. La seconda opzione sono i reattori temperatura molto alta, raffreddati a gas. E infine i reattori a sali fusi in cui il refrigerante primario è un miscuglio di sale fuso. Tecnologie a cui lavora anche il Generation IV International Forum (Gif) composta da 14 Stati tra cui Francia, Unione europea, Stati Uniti e Regno Unito. Novità interessanti arrivando anche dal fronte della miniaturizzazione. Gli Small Modular Reactors (Smr) sono reattori di piccola taglia con una capacità pari sostanzialmente a un terzo di una centrale di larga scala tradizionale”. “Insomma – conclude Il Foglio – i presupposti per lasciare aperta una porta al nucleare ci sono. Ricordiamo che lo stesso Ipcc, l’agenzia per le Nazioni Unite che pubblica gli allarmanti report sull’evoluzione del cambiamento climatico, classifica l’energia nucleare tra le fonti a basso impatto climatico e il suo impiego è diffuso nella gran parte delle strategie proposte per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius (…). Le reazioni all’uscita di Cingolani dunque non sono molto comprensibili. La porta dell’innovazione va sempre tenuta aperta, soprattutto se i buoni presupposti ci sono”.

IL NODO SCORIE E I PREZZI

“Il problema irrisolto rimane quello della sicurezza e delle scorie”, scrive invece Il Mattino ricordando proprio l’esempio italiano: “Abbiamo chiuso le quattro centrali nucleari che avevamo nel 1987 e non abbiamo ancora realizzato un deposito dove concentrare temporaneamente i rifiuti. Ma anche nel resto del mondo hanno fatto solo depositi temporanei”. Nel frattempo, ricorda il quotidiano, “in Europa è in corso una crisi sul mercato elettrico che scaricherà sulle bollette degli italiani e una delle ragioni è la chiusura delle poche centrali nucleari rimaste in Germania. La Francia ha ancora 53 impianti da cui ottiene il 70 per cento della sua produzione elettrica, di cui molta finisce in Italia. Le rinnovabili costano attualmente intorno ai 50-70 euro per megawattora, il nucleare oltre i 100 euro, tuttavia, i prezzi in borsa oggi sono a 130 euro, il che conferma che le rinnovabili da sole non ce la fanno”.

ZANCHINI: LA LOBBY NUCLEARE È TORNATA IN CERCA DI SUSSIDI

“La ragione per cui questa discussione di inizio settembre continuerà a lungo sta nel fatto che si tratta di un vero e proprio conflitto tra interessi – ha sottolineato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente in un intervento sul quotidiano Domani -. Tra chi pensa che i cambiamenti climatici impongano una svolta politica e industriali (…) e chi prova a smontare obiettivi su rinnovabili e gas serra, credibilità delle tecnologie e fattibilità reale di questo scenario. La vera posta in gioco non sta nel ribaltare l’architettura di decisioni messa in piedi con l’accordo di Parigi sul clima, ma nel rallentarla e ricavare uno spazio per ottenere fondi per la ricerca europea e nazionale sul nucleare, per la cattura e lo stoccaggio di carbonio collegata a impianti a gas, per l’idrogeno da fonti fossili”. Per Cingolani, conclude Zanchini “il banco di prova arriverà presto, visto che nei prossimi mesi il governo dovrà approvare un nuovo Piano energia e clima con le scelte per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione europea”

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