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Smart City

Città sostenibili? Ecco perché serve una svolta verso le smart city

A livello europeo gli edifici sono responsabili di circa il 50% di emissioni di CO2 e di una quota compresa tra il 10% e il 30% delle emissioni primarie di particolato (PM). Per questo l’implementazione di tecnologie smart nel contesto urbano può realmente migliorare la performance delle città in diversi indicatori di qualità della vita

“Secondo le Nazioni Unite, nel 2050 circa il 66% della popolazione mondiale vivrà in contesti urbani che già oggi assorbono il 75% dell’energia totale globale e sono responsabili di circa il 70% delle emissioni di biossido di carbonio (CO2), nonostante occupino solamente il 2,6% della superficie terrestre. Alla luce di queste premesse, le smart city possono rappresentare una soluzione reale per superare adeguatamente le sfide portate dall’urbanizzazione, dalla rapida crescita della popolazione, dal deterioramento delle risorse energetiche e dall’inquinamento ambientale”. È quanto scrivono Lorenzo Tavazzi e Alessandro Viviani – (The European House – Ambrosetti) sulla rivista Rienergia.

L’IMPLEMENTAZIONE DI TECNOLOGIE SMART PUÒ MIGLIORARE LA PERFORMANCE DELLE CITTÀ

“Le smart city vengono ridefinite come luoghi dove differenti attori impiegano tecnologie e dati per prendere decisioni più consapevoli e attente alle esigenze dei cittadini. Si stima che, a livello globale, l’implementazione di tecnologie smart nel contesto urbano possa realmente migliorare la performance delle città in diversi indicatori di qualità della vita, riducendo, ad esempio, le emissioni di gas serra del 10-15%, il consumo d’acqua del 20-30%, la criminalità del 30-40% e il costo della vita del 1-3%”, osserva i ricercatori

A LIVELLO EUROPEO GLI EDIFICI SONO RESPONSABILI DI CIRCA IL 50% DI EMISSIONI DI CO2

“Ad oggi, ragionare in termini di smart energy management significa ripensare anche gli edifici in ottica smart – si legge su Rienergia -. A livello europeo gli edifici sono responsabili di circa il 50% di emissioni di CO2 e di una quota compresa tra il 10% e il 30% delle emissioni primarie di particolato (PM). La normativa comunitaria EPBD fissa degli standard energetici elevati per gli edifici di nuova costruzione, i cosiddetti “Nearly Zero Energy Building”. Tuttavia alcuni fattori richiedono di considerare gli edifici esistenti come la vera sfida per ottenere un efficientamento del settore residenziale. Infatti, l’Italia, detiene una delle quote di incidenza di edifici residenziali sul totale degli edifici più alte in Europa (84,3%) con circa 12,2 milioni di edifici residenziali, davanti a Francia (76,4%) e Germania (68,4%). Inoltre, il settore residenziale, dal 2006 al 2015, ha registrato una variazione nel consumo energetico pari allo 0,22%, nonostante quello degli altri principali Paesi europei sia calato”.

LA PRIMA CITTÀ ITALIANA SMART È MILANO AL 41ESIMO POSTO NEL MONDO

A livello globale, secondo il “Cities in Motion Index”, – un indice sviluppato dalla IESE Business School e analizza il livello smart delle città lungo 10 dimensioni chiave e 83 indicatori – “New York si conferma per il secondo anno consecutivo come città più smart, seguita da Londra e Parigi. Queste città, infatti, hanno investito molto negli ultimi anni in tecnologie innovative, coesione territoriale, pianificazione urbana e governance. La prima città italiana in ordine di ranking è Milano (41° al mondo), seguita da Roma (75°), Firenze (108°), Torino (109°) e Napoli (119°)”, evidenziano ancora i ricercatori.

QUASI LA METÀ DEI COMUNI ITALIANI HA AVVIATO ALMENO UN PROGETTO DI SMART CITY

“Secondo l’Osservatorio Internet of Things, nel 2017, quasi la metà (51%) dei comuni medio-grandi italiani ha avviato almeno un progetto di smart city negli ultimi tre anni, tuttavia, il 56% di queste iniziative è ancora in fase sperimentale. Nello specifico, benché ancora in fase di sviluppo, lo smart energy management in Italia si sta espandendo grazie al crescente numero di progetti pilota che le Regioni e i comuni italiani stanno lanciando”, si legge su Rienergia.

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