In audizione alla Camera, Roberto Torrini di Bankitalia mette in guardia sui rischi per i bilanci nazionali, mentre il Politecnico di Milano e Assopetroli bocciano la parziale neutralità tecnologica del piano e l’esclusione di biocarburanti e nucleare.
Il “Clean Industrial Deal” europeo, pensato per guidare la decarbonizzazione e rafforzare la competitività industriale, finisce sotto la lente d’ingrandimento delle istituzioni e delle associazioni italiane, che ne evidenziano limiti e rischi. Durante un’audizione in Commissione Attività produttive alla Camera dei Deputati, sono emerse critiche significative riguardo al finanziamento del piano, alla sua parziale neutralità tecnologica e all’esclusione di settori e tecnologie ritenute strategiche per il Paese.
Le osservazioni sono state presentate nell’ambito dell’esame della Comunicazione della Commissione europea riguardante il “patto per l’industria pulita”, una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione.
BANKITALIA: “TRANSIZIONE INCLUSIVA, MA NON PUÒ GRAVARE SOLO SUI BILANCI NAZIONALI”
Roberto Torrini, Capo del Servizio Struttura Economia del Dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, ha riconosciuto l’obiettivo fondamentale del piano: progredire nella decarbonizzazione e, allo stesso tempo, accrescere la competitività industriale attraverso sei linee di intervento che spaziano dal contenimento dei costi energetici alla gestione delle materie prime critiche. “L’obiettivo di fondo è favorire una transizione verde che sia quanto più inclusiva, a beneficio di tutte le comunità, persone e imprese”, ha affermato Torrini, sottolineando l’importanza di garantire le competenze dei lavoratori.
Tuttavia, Torrini ha sollevato una preoccupazione cruciale sul finanziamento. “Riteniamo che sia molto problematica l’idea che il programma di transizione e le iniziative attuative possano gravare solo sui bilanci pubblici dei singoli Paesi”. Questo, ha spiegato, creerebbe una disparità, favorendo le imprese nei Paesi con maggiore spazio fiscale e non internalizzando i benefici transfrontalieri, come quelli ambientali, che richiederebbero un maggiore coordinamento a livello europeo. Per Bankitalia, è essenziale garantire la coerenza degli interventi, valutarne l’impatto su famiglie e imprese e promuovere un ampio confronto con Stati membri, settore produttivo e cittadini, oltre a stimolare gli investimenti privati superando la frammentazione del mercato dei capitali europeo.
POLITECNICO DI MILANO: “BENE LA SINERGIA, MA TRASCURATI BIOMETANO, NUCLEARE ED EFFICIENZA”
Davide Chiaroni, professore ordinario al Politecnico di Milano, ha accolto positivamente l’approccio sinergico del piano di Clean Industrial Deal tra sostenibilità ambientale e competitività. Analizzando le tecnologie indicate nel documento, Chiaroni ha evidenziato come l’Italia possegga già una leadership da consolidare in ambiti come l’economia circolare, lo sviluppo della rete e le energie rinnovabili. D’altra parte, ha identificato aree da rafforzare, come i veicoli elettrici e l’idrogeno, dove “c’è uno spazio di manovra” e la necessità di creare una filiera solida.
La critica più netta del Politecnico riguarda però le omissioni del Patto. “Riteniamo che sia importante mettere in luce anche alcune tematiche che sono invece trascurate nel documento”, ha dichiarato Chiaroni. “Mi riferisco in particolare a quattro temi: il biometano e i biocarburanti – in cui l’Italia tra l’altro ha una posizione di leadership -, il tema dell’efficientamento energetico, in particolare in ambito industriale… ci sono poi due aree: la cattura e stoccheggio della CO2 e il tema del nucleare. La loro assenza all’interno del documento pone delle riflessioni”.
ASSOPETROLI-ASSOENERGIA: “NEUTRALITÀ TECNOLOGICA A SENSO UNICO, ESCLUSI I BIOCARBURANTI”
Duro l’intervento di Sebastiano Gallitelli, segretario generale di Assopetroli-Assoenergia, secondo cui il Clean Industrial Deal ha deluso le aspettative. “Il tema della neutralità tecnologica risulta essere interpretato in modo molto parziale”, ha affermato. “Il concetto viene citato 5 volte ma non viene mai applicato in modo concreto, un approccio frammentato che tende a escludere tutte le situazioni praticabili già disponibili che possono contribuire alla decarbonizzazione, il riferimento è naturalmente ai biocarburanti”.
Gallitelli ha criticato la scelta di puntare quasi esclusivamente su elettrificazione e idrogeno rinnovabile, precludendo il contributo immediato di altre tecnologie. Ha inoltre segnalato che la priorità dichiarata sulla circolarità non trova riscontro nei fatti, ignorando i “low carbon fuel”, che rappresentano “una delle soluzioni più circolari disponibili”. Infine, ha sottolineato l’esclusione del settore del trasporto stradale e la mancata riforma della tassazione energetica, concludendo che “la Commissione abbia perso l’opportunità per creare un vero framework di decarbonizzazione olistico e aperto”. L’appello è a rivedere gli standard di emissione includendo l’intero ciclo di vita dei carburanti, un passo ritenuto cruciale per aprire ai carburanti a basso tenore di carbonio.