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Gas

Clima, il gas può concorrere a centrare obiettivi di Parigi

Per Maarten Wetselaar, capo del settore gas di Shell: le rinnovabili domineranno nel lungo termine, ma durante la transizione e forse anche alla fine della transizione, ci dovrà essere una fonte stabile di elettricità che può entrare in gioco quando il vento e il solare non sono disponibili. Sono assolutamente convinto che il gas fornirà quel ruolo

co2Gli accordi di Parigi sul clima e il grande progresso delle rinnovabili possono far pensare che su tutto il pianeta si sia cominciata ormai da tempo una crociata per combattere le emissioni di anidride carbonica e che queste si stiano irrimediabilmente abbassando. In realtà l’aria che respiriamo è sempre più inquinata. La quantità di anidride carbonica ha raggiunto un nuovo record mondiale oltrepassando la soglia di 410 parti per milione. Non era mai successo in 50 milioni di anni, dicono i climatologi.

Il nuovo record di concentrazione di CO2 a 412 parti per milione è stato registrato il 26 aprile dall’Osservatorio di Mauna Loa, alle Hawaii, la più antica stazione di rilevamento di CO2 al mondo (dati elaborati dagli scienziati dell’Agenzia Usa per l’atmosfera e gli oceani-Noaa e dell’istituto oceanografico Scripps). Solo qualche giorno prima, il 18 aprile, era stata oltrepassata la soglia di 410 ppm. Se facciamo un passo indietro e guardiamo all’intero 2016, risulta che le emissioni di anidride carbonica sono rimaste stabili per il quarto anno consecutivo. Lo riferisce l’Agenzia Internazionale per l’Energia (Aie) specificando che le emissioni globali dal settore energetico l’anno scorso sono rimaste stabili a 32,1 gigatonnellate, le stesse dei due anni precedenti. Un risultato tutto sommato incoraggiante visto che coincide con un anno di crescita del 3,1% dell’economia mondiale.

Tuttavia, secondo il recente BP Statistical Review of World Energy, la crescita della domanda mondiale lo scorso anno è stata di 171 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio) che ha portato a raggiungere un livello complessivo pari a 13,3 miliardi di tep: circa 2 in più rispetto a un decennio prima. A soddisfarla hanno concorso per l’85,5% le fonti fossili e soprattutto il petrolio che dal 2014 al 2016 ha accresciuto la sua quota di mercato di 0,5 punti collocandosi al 33,3% e interrompendo un declino che reggeva dal 1999.

Se si confermeranno le previsioni dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), l’aumento salirà nel quinquennio che termina nel 2018 di oltre 7 milioni di barili al giorno (bbl/g) registrando una delle performance più elevate dagli anni Settanta, raggiungendo un livello prossimo ai 100 milioni di bbl/g. In sostanza nel decennio 2006-2016 il mix delle fonti è rimasto sostanzialmente invariato con le fossili calate di appena 1,7 punti percentuali. Naturalmente un tasso del genere finisce per essere inconciliabile con quanto deciso durante l’accordo di Parigi sul clima. Senza contare che il mondo procede a velocità diverse: se l’area Ocse rimane quella dove le rinnovabili hanno la maggiore diffusione rappresentando due terzi del totale mondiale e l’Unione europea che vale la metà di tutte le fonti pulite, nel resto del mondo la situazione stenta. La stessa Ue dopo una crescita vicina al 15% ha registrato proprio nel 2016 una battuta d’arresto.

gas naturaleÈ in questo contesto che il gas può giocare un ruolo importante. Perché il gas? Perché emette metà anidride carbonica del carbone bruciato per generare elettricità e almeno il 75 per cento in meno di ossido di azoto e altre particelle che danneggiano la salute.

Questo rende la fonte un alleato nella lotta contro i cambiamenti climatici e l’inquinamento atmosferico, fornendo un “ponte”, o più precisamente una “transizione energetica”, verso la completa decarbonizzazione e un utilizzo quasi esclusivo delle rinnovabili per la produzione di elettricità che gli studi ipotizzano possa verificarsi nel 2050. Secondo l’ultimo rapporto Aie “si comincia a intravedere un vero e proprio mercato globale del gas” un “tasso di incremento annuo della domanda dell’1,5%” considerato come “robusto rispetto a quello delle altre fonti fossili” con “i mercati, i modelli di business e le modifiche nei sistemi di formazione dei prezzi in piena evoluzione. Un mercato globale più flessibile, grazie al raddoppio del commercio di gas naturale liquefatto (GNL) che favorisce un maggior ruolo del gas nel mix energetico mondiale”.

A chiarire questa posizione anche un esperto del settore come Maarten Wetselaar, capo del settore gas di Shell: “Le rinnovabili domineranno nel lungo termine – ha detto al Financial Times –, ma durante la transizione e forse anche alla fine della transizione, ci dovrà essere una fonte stabile di elettricità che può entrare in gioco quando il vento e il solare non sono disponibili. Sono assolutamente convinto che il gas fornirà quel ruolo”. L’Asia è sicuramente il continente dove si apre la più ampia prospettiva sul ruolo che questa fonte potrà avere a livello mondiale.

Solo da Cina e India si prevede che arriverà la metà della crescita del 30 per cento della domanda globale di energia prevista da BP entro il 2035. Il carbone attualmente rappresenta ancora il 60 per cento circa della produzione di energia elettrica in Cina e in India, ma la crescente preoccupazione per lo smog e per il rispetto degli impegni di entrambi i paesi nell’ambito dell’accordo sul clima di Parigi sta da tempo creando un’apertura verso il gas. La Cina intende aumentare la quota di consumo della fonte passando dal 6 al 15 per cento entro il 2030 mentre le importazioni cinesi di Gnl sono aumentate già del 38 per cento nel primo semestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo nel 2016.

Alessandro Sperandio

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