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tassonomia Ue

Clima, in revisione Ets Ue anche edifici e trasporti?

La conferma è arrivata dal commissario europeo per l’energia Kadri Simson. Ma Timmermans frena sulla proposta riguardante Ets  Nel frattempo alcuni paesi africani si sono scagliati contro la carbon border tax Ue. “È protezionismo”

Il prossimo pacchetto di leggi sull’energia e il clima della Commissione europea arriverà a giugno e già si sa che proporrà l’estensione del sistema di scambio delle emissioni a settori come l’edilizia e il trasporto su strada”. La conferma è arrivata la scorsa settimana dal commissario europeo per l’energia Kadri Simson.

In effetti l’idea di includere il trasporto su strada e gli edifici nel sistema di copertura e scambio delle emissioni di gas a effetto serra dell’Ue è stata discussa sin dall’insediamento della nuova Commissione, nel dicembre 2019. Tuttavia, la linea ufficiale fino ad ora era stata quella di un semplice esame di valutazione che avrebbe dovuto essere svelato ufficialmente a giugno.

LE PAROLE DELLA SIMSON

In un dibattito sulle tecnologie pulite organizzato dalla Camera di commercio americana a Bruxelles, Simson ha invece di fatto confermare che la Commissione proporrà effettivamente di estendere l’ETS agli edifici e ai trasporti, come ha riferito il sito Euractive: il pacchetto di giugno dell’UE “includerà la revisione della nostra legislazione per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili in linea con le nostre nuove ambizioni” per il 2030, ha affermato Simson.

Non solo. La commissaria Ue ha precisato che il nuovo pacchetto “fornirà anche misure a sostegno della mobilità sostenibile e la proposta “sarà completata da una revisione della tassazione dell’energia e un meccanismo di aggiustamento delle emissioni di CO2 alle frontiere” per arginare il rischio che le aziende si trasferiscano all’estero.

TIMMERMANS FRENA

Malgrado questa apertura lo stesso giorno, parlando alla conferenza annuale dell’associazione di categoria Eurogas, il vicepresidente esecutivo della Commissione per il Green Deal europeo, Frans Timmermans, è sembrato contraddire Simson: “Estendere ETS ai trasporti e agli edifici? È ancora in fase di analisi”.

Timmermans ha dichiarato pubblicamente in passato di essere personalmente contrario all’inclusione del trasporto su strada nell’ETS perché rischia di far salire i prezzi del carburante e danneggiare le fasce più deboli in modo sproporzionato.

Allo stesso modo, si teme che l’inclusione di edifici nell’ETS aumenti i prezzi per inquilini e proprietari di case, che potrebbero non essere in grado di ristrutturare la proprietà per ridurre i costi.

La situazione è comunque in divenire se è vero che a inizio mese, un alto funzionario della Commissione europea, ha riferito sempre Euractive, aveva indicato che un eventuale inclusione degli edifici negli Ets sarebbe stato fatto assegnando un prezzo del carbonio ai combustibili usati per riscaldare gli edifici.

COSA HA DETTO LO STUDIO AGORA ENERGIEWENDE

Nel frattempo, uno studio pubblicato da Agora Energiewende ha evidenziato come l’ETS, in collaborazione con il regolamento sulla condivisione degli sforzi (ESR), potrebbe coprire gli edifici e il trasporto stradale. E ha proposto quattro opzioni: Estendere il campo di applicazione dell’EU ETS alle emissioni degli edifici e ai carburanti per il trasporto stradale a partire dal 2025; Creare un ETS separato per la costruzione di combustibili per il trasporto di calore e su strada a partire dal 2025; Ampliare l’ETS o introdurre un ETS autonomo riducendo l’ambito dell’ESR: Adeguare gli obiettivi ESR in linea con il nuovo obiettivo climatico del 55% dell’UE per il 2030, con la possibilità di aderire all’ETS in un secondo momento.

“Ogni opzione ha i suoi vantaggi e svantaggi, alcuni dei quali devono essere affrontati nelle politiche di accompagnamento – ha affermato Patrick Graichen, direttore esecutivo di Agora Energiewende -. Tuttavia, affinché il quadro abbia integrità ambientale e garantisca il raggiungimento degli obiettivi, gli Stati membri dovranno definire chiaramente chi è responsabile della riduzione delle emissioni e chi sarà responsabile se gli obiettivi non verranno raggiunti”.

PAESI AFRICANI CONTRO LA CARBON BORDER TAX

Intanto, alcuni paesi africani considerano “protezionistico” il previsto meccanismo di carbon border tax dell’Ue secondo quanto espresso in una conferenza organizzata dal governo francese martedì 23 marzo, in cui sono state discusse le sfide che un tale meccanismo causerebbe ai paesi in via di sviluppo di cui ha dato conto Euractive.

Secondo Youba Sokona, vicepresidente dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), un meccanismo di aggiustamento delle frontiere del carbonio danneggerebbe “i paesi con minori capacità finanziarie e umane”, in particolare quelli con basse emissioni di CO2.

Intervenendo a nome della Commissione europea, il direttore generale per l’azione per il clima Raffaele Mauro Petricione ha riconosciuto che “ciò che ci si aspetta da un Paese africano in termini di politica climatica non è uguale a quello di un Paese europeo”.

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