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Cdp

Clima, sarà Cdp il fondo italiano per gli investimenti verdi

Non si tratta di un filone alternativo sugli investimenti nel settore clima, che continueranno a passare per la Bei ma di un’opportunità in più per quei Paesi che vorranno dotarsi di uno strumento nazionale

Sul Green New Deal Ue l’Italia schiera Cdp come fondo strategico tutto italiano per gli investimenti verdi. Lo anticipa MF-Milano Finanza secondo cui Cassa Depositi e Prestiti “è già a lavoro per poter gestire la gamba nazionale dell’erede del Piano Juncker (InvestEu), che sarà una sorta di piccolo Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis) tutto italiano e che avrà al centro, proprio come quello gestito direttamente da Bruxelles, gli investimenti sostenibili”.

QUATTRO COMPARTI, UNO DEDICATO ALLE INFRASTRUTTURE SOSTENIBILI

Proprio oggi al Parlamento Europeo è atteso il primo via libera al maxi-piano verde della nuova Commissione, presentato i primi di dicembre dalla presidente Ursula von der Leyen, che prevede di mettere sul piatto 100 miliardi di euro, entro il 2027, per accompagnare la transizione verso un’economia a basso impatto ambientale. “Dei 100 miliardi previsti comunque una buona parte verrà proprio dal sostituto del Piano Juncker, InvestEu, che con quasi 50 miliardi in garanzie dovrebbe riuscire ad attivare progetti per 650 miliardi complessivi. Il nuovo strumento investirà in quattro comparti, di cui il principale sarà appunto quello per le infrastrutture sostenibili a cui saranno riservati fondi per 11,5 miliardi sui 38 complessivi messi a disposizione dall’Europa”, si legge su MF-Milano Finanza.

CDP SARÀ LA NATIONAL PROMOTIONAL BANK ITALIANA

“Oltre a una quota da definire dei rimanenti 9,5 miliardi che dovranno essere sborsati dai partner nazionali. La novità principale consiste nel prevedere che il 25% dei fondi a disposizione siano implementati tramite partner nazionali, come le national promotional bank, ruolo svolto in Italia da Cdp – scrive MF-Milano Finanza -. Non si tratta di un filone alternativo a quello classico, che continuerà a passare per la Banca Europea degli investimenti, ma di un’opportunità in più per quei Paesi che vorranno dotarsi di uno strumento nazionale. Per farlo però i candidati a svolgere questo ruolo dovranno superare un test approfondito, Pillar assessment in gergo tecnico, riguardante nove punti. E nei mesi scorsi Cassa ha avviato questo percorso, potendo contare per altro già sull’ok a cinque dei nove pilastri (ricevuto già nel 2015), per cui i esame in corso venera solo su i rimanenti quattro”.

I FONDI NAZIONALI POTRANNO UTILIZZARE ANCHE FINO AL 5% DEI FONDI STRUTTURALI RISERVATI AL PAESE

“Nei prossimi mesi, tra marzo e aprile dovrebbe comunque tenersi un primo incontro a Bruxelles con i responsabili della Commissione, che incontreranno tutti i candidati nazionali a gestire le garanzie, per un primo giro d’orizzonte su prodotti e progetti che le singole realtà avrebbero intenzione di implementare. C’è da dire, infine, che questi fondi nazionali potranno utilizzare anche fino al 5% dei fondi strutturali riservati al Paese, come parte di quelli che dovranno essere messi a disposizione per il coinvestimento. Ad ogni modo c’è ancora tempo perché il Piano Juncker resterà in funzione per tutto il 2020, per poi passare il testimone a InvestEu all’inizio del prossimo anno”, ha concluso MF-Milano Finanza.

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