I dati dell’Energy Institute mettono in discussione l’efficacia degli obiettivi climatici dell’UE. È tempo di cambiare strategia: serve un investimento serio nell’adattamento, secondo Giuseppe Zollino, Responsabile Energia di Azione
Negli ultimi anni l’Ue ha fatto i compiti a casa, ma da sola non può contrastare il climate change. Infatti, l’Unione Europea riduce le emissioni a caro prezzo, ma il resto del mondo inquina 13 volte la CO2 tagliata in soli trent’anni. I dati dell’Energy Institute mettono in discussione l’efficacia degli obiettivi climatici dell’UE. Serve un investimento serio nell’adattamento, scrive su X il professor Giuseppe Zollino, Responsabile Dipartimento Energia di Azione.
CLIMA, L’UE SI IMPEGNA MA NON BASTA
Dal 1990 ad oggi, l’Unione Europea ha fatto uno sforzo imponente per ridurre le proprie emissioni di gas serra. Infatti, ha tagliato complessivamente 24 miliardi di tonnellate di CO₂ equivalente, secondo i dati aggiornati al 2024 dall’Energy Institute e rielaborati dal professor Antonio Zollino. Un risultato che potrebbe sembrare incoraggiante. Tuttavia, lo scenario globale racconta una storia ben diversa.
Nello stesso periodo, infatti, il resto del mondo ha aumentato le proprie emissioni di ben 324 miliardi di tonnellate. L’equivalente di tredici volte la riduzione europea. L’UE ha imboccato con determinazione la strada della decarbonizzazione, ma le emissioni mondiali hanno seguito un trend crescente, trainate dallo sviluppo industriale di paesi emergenti e dall’utilizzo delle fonti fossili da parte dei grandi emettitori: Cina, India e Stati Uniti. Dati che evidenziano che gli sforzi europei hanno un impatto marginale sul riscaldamento globale. La ragione è che il clima è governato dalle emissioni globali, non da quelle continentali. E l’Europa rappresenta meno del 7% delle emissioni mondiali. Anche azzerandole, il cambiamento climatico continuerebbe a fare sentire i suoi effetti.
ZOLLINO: OBIETTIVI UE CLIMA IRREALISTICI
La Commissione Europea, però, tira dritto per la sua strada e mantiene obiettivi sempre più ambiziosi. Il Green Deal punta a raggiungere una riduzione del 55% entro il 2030 e del 90% entro il 2040. Target che Zollino definisce “mirabolanti”, disallineati rispetto al trend storico. Un obiettivo “realistico” sarebbe forse il -50% entro il 2040, secondo il professore.
Ha senso continuare a concentrare tutte le risorse sulla mitigazione, quando il resto del mondo continua a inquinare senza sosta? Secondo Zollino bisogna iniziare a investire massicciamente anche in misure, infrastrutture, tecnologie e formazione per l’adattamento. In altre parole, convivere con il climate change, invece di cercare esclusivamente di mitigarne gli effetti. Adattamento vuol dire, ad esempio, rendere le città più resilienti al calore, le coste più sicure rispetto all’innalzamento del mare, permette ai sistemi agricoli di diventare più resistenti alla siccità e agli eventi estremi.