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Rifiuti

Il dossier Cnapi? Al nuovo governo

Salvo sorprese la telenovela del Deposito nazionale delle scorie nucleari e radioattive italiane non si chiuderà con la fine dell’esecutivo Gentiloni. La palla passerà al nuovo governo malgrado le accelerazioni delle ultime settimane

È passato praticamente un altro mese da quando il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda annunciò su Twitter che la Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito nazionale delle scorie nucleari e radioattive italiane, sarebbe stata pubblicata nel giro di una settimana. La dichiarazione produsse, comunque un’accelerazione delle procedure dato che l’Ispra, l’autorità di controllo sulla protezione ambientale rivalidò la Cnapi presentata da Sogin nel 2015 facendo. Con un altro tweet del 13 aprile il ministro ribadì che per completare l’iter “manca che Ispra e ministero dell’Ambiente l’approvino”, ricordando che di fatto il decreto congiunto di Sviluppo economico e Ambiente è propedeutico alla pubblicazione e che sarebbero tecnicamente fattibile anche se si arriverebbe, da un punto di vista temporale, al nuovo esecutivo. Ne giorni scorsi il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti è stato però vago sui tempi: “Ancora non so dire, bisogna vedere i tempi della formazione del nuovo governo”. Passando di nuovo la palla, di fatto, a chi verrà.

DESIATA (SOGIN): ACCELERAZIONE DI QUESTE SETTIMANE POSITIVA, LASCIAMO ALLA POLITICA LA SCELTA DEL MOMENTO POLITICO OPPORTUNO

Calenda IlvaPer ora le zone individuate sono assolutamente top secret – potrebbero infatti registrare la contrarietà delle comunità locali – anche se, ha assicurato Luca Desiata ad della Sogin, la società al 100% del Tesoro che gestisce quanto rimane del nucleare italiano, ha ammesso che “il progetto è a bassissimo rischio ambientale e può portare importanti benefici al territorio che lo ospiterà, compensazioni e posti di lavoro”. Aggiungendo che “con i ministeri competenti la discussione non si è mai interrotta e l’accelerazione di queste settimane è stata positiva perché ci ha permesso di completare ulteriormente il dossier. Poi – ha concluso –  lasciamo alla politica la scelta del momento politico opportuno”.

IL RIMPALLO AVVIENE DA ANNI

A fare un po’ di cronistoria ci pensa Stefano Agnoli sul Corsera: “La famigerata (e secretata) Carta giace da qualche parte tra la Sogin (…), l’Ispra, il ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Ambiente. Il rimpallo avviene da tempo: i criteri per redigerla redatti dall’Ispra sono del giugno 2014, ma poi ci sono state le elezioni regionali del maggio 2015, il referendum costituzionale di dicembre 2016, le politiche di marzo 2018. Che cosa c’entrano? C’entrano, eccome: perché aprire il cassetto e mettere governo, partiti nazionali e periferici, amministrazioni regionali e comunali di fronte all’imbarazzo di dover prendere posizione su un tema così delicato?”.

CALENDA SI ERA IMPEGNATO A PUBBLICARLA: “UN ATTO DOVUTO”

E pensare che sembrava tutto pronto per conoscere la lista a stretto giro. Calenda, che sarà ancora in sella a via Veneto per qualche giorno, era stato categorico su Twitter sul perché bisognasse procedere immediatamente: “Perché è un impegno preso con Parlamento e UE. Perché rischiamo che saltino accordi internazionali per lo stoccaggio temporaneo. Perché sono pronto a scommettere che il prossimo Governo non lo farà in tempi ragionevoli. Perché la lista c’è ed è giusto che i cittadini la conoscano”, ha detto il ministro rispondendo a un Follower su Twitter. Aggiungendo: “Tutti i paesi europei gestiscono i loro rifiuti radioattivi. Noi siamo più furbi? Glielo spieghi tu che devono tenersi i nostri a tempo indefinito? Ps di Sardegna non ho parlato non conosco le località incluse nella mappa. La valutazione è stata tecnica e non politica”. Infatti, chiariva Calenda il 22 marzo “la pubblicazione della mappa dei siti adatti per deposito non è atto discrezionale del Governo ma termine di un lungo processo tecnico. C’è stato enorme ritardo che mette a rischio accordi con paesi che tengono materiale. Pubblicarla è atto dovuto di responsabilità/trasparenza”. Ma a quanto pare bisognerà aspettare ancora.

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