I data center per l’intelligenza artificiale richiedono una fornitura di elettricità affidabile e ininterrotta, un tipo di energia che attualmente può essere fornita solo dagli idrocarburi e dal nucleare
L’intelligenza artificiale è indubbiamente uno dei temi più discussi del momento. Gli analisti prevedono i vantaggi che potrebbe apportare praticamente ad ogni settore, e gli sviluppatori sono ansiosi di sperimentarla ovunque sia possibile. C’è, però, un problema potenzialmente enorme con l’intelligenza artificiale: il suo fabbisogno di energia e materie prime.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CONSUMO DI ENERGIA
Il problema energetico è emerso l’anno scorso, quando uno scienziato olandese ha calcolato la quantità di elettricità necessaria ai data center che ospitano l’hardware dell’IA. Da lì sono iniziati ad arrivare degli avvertimenti secondo cui l’utilizzo dell’intelligenza artificiale invertirebbe la transizione dal petrolio e dal gas all’energia eolica e solare, poiché i data center richiedono una fornitura di elettricità affidabile e ininterrotta, un tipo di energia che attualmente può essere fornita solo dagli idrocarburi e dal nucleare. Il consumo energetico, però, è solo un aspetto del problema dell’intelligenza artificiale che la transizione energetica dovrà affrontare.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E MATERIE PRIME
Un altro sono le materie prime. “Solo per soddisfare la crescita della domanda prima dell’intelligenza artificiale abbiamo bisogno di molto rame”, ha spiegato ad un recente evento il consigliere energetico della Casa Bianca, Amos Hochstein, discutendo le prospettive di una domanda di minerali critici. “Con l’avvento della crescita dell’IA, avremo bisogno di una quantità significativa di produzione e trasmissione di energia, che ne richiederà ancora di più”. Il problema è che anche gli impianti eolici e solari necessitano di molto rame, poiché hanno bisogno di molti cavi. Se si aggiungono le auto elettriche, il futuro sembra molto roseo per i minatori di rame, ma molto cupo per chiunque avrà bisogno del minerale.
La società di ricerca sugli investimenti Oregon Group il mese scorso ha pubblicato un rapporto che prevede un superciclo di 10 anni nei minerali critici. Tuttavia, questo superciclo non sarà guidato dalla transizione energetica, ma dall’intelligenza artificiale. “Il mercato dei data center si sta muovendo molto più velocemente rispetto all’impostazione delle catene di fornitura, che storicamente hanno supportato un’attività molto fisica. È un cambio di passo che richiede tutto il capitale del mondo”, ha affermato il co-fondatore di CoreWave, citato nel rapporto.
GLI INVESTIMENTI PER I DATA CENTER
L’industria dell’informatica prevede di spendere centinaia di miliardi di dollari nell’intelligenza artificiale, e quindi in nuovi data center e nuove reti elettriche. Questo però rende l’IA una concorrente diretta degli sviluppatori di tecnologie di transizione, in quanto entrambe necessitano degli stessi materiali.
Il rame è un buon esempio. Non è raro, né costoso, ma sia l’evoluzione dell’intelligenza artificiale che la transizione ne richiedono grandi quantità, e non ci sono nuove miniere aperte al ritmo necessario per sostenere l’imminente aumento della domanda. Negli ultimi due anni vi sono stati numerosi avvertimenti sulla carenza di rame, eppure il settore minerario è stato molto lento nell’agire, forse perché le previsioni rialziste della domanda non sempre si sono avverate, soprattutto per quanto riguarda i veicoli elettrici. Le società minerarie stanno quindi aspettando il momento giusto, finché la forte domanda non inizierà ad emergere.
Nel suo discorso alla conferenza globale del Milken Institute, Hochstein ha esortato i minatori a recarsi in giurisdizioni rischiose e ad ignorare il rischio, per proteggere i minerali e sfidare il dominio della Cina nell’area. “Possiamo vivere tutti nelle capitali e nelle città di tutto il mondo e dire ‘non voglio fare affari lì’, ma ciò significa che non avremo una transizione energetica”, ha spiegato Hochstein. Tuttavia, non è affatto scontato che i minatori risponderanno a questa sorta di sfida a ridefinire le priorità, mettendo la transizione sopra altri fattori, come la sicurezza e la prevedibilità.
GLI SCENARI FUTURI
Inoltre, i minatori sembrano essere consapevoli del fatto che il dominio della Cina nei minerali critici è il risultato di decenni di lavoro, e quel tipo di lavoro non può essere replicato in 24 mesi. La situazione non sembra positiva, con l’intelligenza artificiale e la transizione in lizza per un unico insieme di risorse. In tutto questo c’è però un lato positivo: la forte crescita della domanda di vari metalli e minerali provenienti da progetti di transizione finora non si è concretizzata. I prezzi del litio sono in calo, così come il rame, e lo stesso vale per la domanda di veicoli elettrici. I minatori sono quindi giustificati nella loro strategia di attendere e valutare come agire.
Tuttavia, a differenza della transizione energetica, l’intelligenza artificiale sembra pronta a decollare. Alle spalle ha infatti molto slancio, e tutto ciò di cui ha davvero bisogno sono metalli, minerali, plastica ed elettricità. E sarà proprio in quel momento che l’IA diventerà un vero problema per la transizione.