Skip to content
politiche climatiche

Quanto sono sensibili i cittadini Ue agli effetti che le politiche climatiche potrebbero avere sul loro reddito?

Bruegel ha chiesto ai cittadini di 5 Paesi dell’UE (Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna) di valutare una politica che: mantenesse o rivedesse gli obiettivi climatici dell’Unione europea, pur avendo effetti sul loro reddito personale, i redditi nella loro regione, i redditi nel loro Paese e i redditi nell’Ue
L’opinione pubblica europea è ampiamente favorevole a misure ambiziose per contrastare il riscaldamento globale. A dimostrarlo, oltre ai dati osservativi dalla Commissione europea nel 2023, sono anche gli ottimi risultati dei partiti verdi nelle elezioni europee del 2018 e in diverse altre tornate elettorali degli ultimi anni nei Paesi dell’Unione europea.

Tuttavia, le politiche climatiche Ue, messe in atto come parte della transizione verde, sono destinate ad entrare sempre di più nella vita dei cittadini europei. Ad esempio, il sistema di scambio delle emissioni Ue, che finora ha avuto un impatto sulla produzione industriale, nel 2027 sarà esteso a riscaldamento e trasporti, ampliando potenzialmente le fasce della popolazione direttamente interessate dalla politica climatica. Sebbene l’Ue abbia obiettivi ambiziosi, le politiche per raggiungerli non sono ancora completamente sviluppate, e le resistenze politiche sono state quindi limitate.

È dimostrato che, nonostante l’ampio sostegno alle politiche climatiche, in alcune circostanze queste possono avere delle conseguenze politiche. Secondo alcuni analisti, le politiche climatiche sono politicamente costose quando la disuguaglianza è elevata e l’assicurazione sociale è scarsa.

POLITICHE CLIMATICHE: IL CASO ITALIANO

Per l’Italia, è stato dimostrato che le perdite di reddito associate alle politiche verdi hanno aumentato la probabilità di votare per la Lega Nord. I partiti politici populisti spesso raggruppano insieme lo scontento e le lamentele, inclusa l’opposizione alle politiche green, insieme ad altre questioni, come la questione migranti.

In Olanda, il Partito della Libertà – che si è classificato inaspettatamente al primo posto nelle elezioni nazionali del 22 novembre scorso – ha condotto una forte campagna contro l’estensione dell’azione per il clima. Questo dovrebbe essere un campanello d’allarme: una reazione negativa in termini di politica ambientale, in un Paese che ha costantemente mostrato un forte sostegno pubblico nel dare priorità all’azione per il clima. In Germania, nel frattempo, il sostegno al Partito dei Verdi è sceso da una quota di voti prevista del 23% nel luglio 2022 a circa il 13% nel novembre 2023.

La transizione economica dell’Europa verso un futuro sostenibile e senza emissioni di carbonio probabilmente richiederà una profonda trasformazione di interi settori economici, producendo grandi vincitori e vinti: alcuni cittadini, regioni o Stati potrebbero trovarsi in condizioni migliori durante la trasformazione verde, mentre altri potrebbero vedere i loro redditi ridotti, man mano che lottano per competere nella nuova economia o non riescono a raccogliere le finanze necessarie per garantire la trasformazione. Sorge quindi una domanda: le persone quanto sono disposte a pagare per le politiche climatiche?

IL LEGAME TRA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI E REDDITO

Le prove di un sostegno apparentemente ampio alle politiche climatiche in Europa provengono da strumenti di indagine tradizionali che non tengono conto della persistenza di tale sostegno, quando vengono presi in considerazione i possibili costi della transizione verde. Gli obiettivi climatici rigorosi, indipendentemente dai loro effetti sul reddito, restano una questione aperta.

L’INDAGINE DI BRUEGEL SUI CITTADINI DI 5 PAESI UE

Bruegel ha chiesto ai cittadini di 5 Paesi dell’UE (Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna) di valutare una politica che: (1) mantenesse o rivedesse gli obiettivi climatici dell’Unione europea, pur avendo effetti (2) sul loro reddito personale, (3) i redditi nella loro regione, (4) i redditi nel loro Paese e (5) i redditi nell’Ue. Lo studio è stato progettato per valutare un possibile nesso causale tra la politica climatica e le preferenze pubbliche, consentendo di valutare come le persone negoziano gli obiettivi climatici con i potenziali guadagni o perdite derivanti da tali obiettivi per sé stessi e per vari gruppi.

La principale scoperta di Bruegel è che degli obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni saranno sempre preferiti rispetto a degli obiettivi meno ambiziosi, se gli effetti sul reddito sono gli stessi, suggerendo che l’opposizione alle ambizioni climatiche è più materiale che ideologica. Gli intervistati non hanno fatto differenza tra un obiettivo di riduzione delle emissioni maggiore del 20% rispetto allo scenario di riferimento e un obiettivo di riduzione maggiore del 10%: entrambi sono preferiti quasi allo stesso modo rispetto all’obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 rispetto a quelle del 1990, che corrisponde all’attuale obiettivo dell’Unione europea.

Tuttavia, il think tank ha scoperto che le persone sono molto sensibili agli effetti negativi che le politiche climatiche potrebbero avere sui loro redditi: il sostegno a qualsiasi politica di riduzione delle emissioni diminuisce del 7,5%, se produce effetti negativi sul reddito personale. I guadagni sul reddito, d’altro canto, non hanno lo stesso peso: una politica che indebolisca l’obiettivo di riduzione delle emissioni Ue al 45% entro il 2030 rispetto al 1990, ma che produca un aumento del reddito personale, otterrebbe meno sostegno di una politica che mantiene l’attuale obiettivo di una riduzione del 55%, ma lascia intatto il reddito.

Questo modello si adatta a molte teorie e prove dell’economia comportamentale, secondo cui le perdite distorcono le opinioni più fortemente dei guadagni. Il modello suggerisce che gli europei, in linea di principio, sono favorevoli alla lotta al cambiamento climatico e sono disposti a rinunciare ad aumenti del reddito per farla. I cittadini però non sono disposti a sostenere perdite dirette di benessere per perseguire le proprie ambizioni climatiche. In misura minore, si è rilevato che gli europei sono sensibili anche agli effetti sul reddito che le politiche climatiche potrebbero avere sulle popolazioni delle loro regioni, dei loro Paesi e dell’Ue nel suo complesso. 

I 6 SCENARI DI BRUEGEL SULLE CONSEGUENZE DELLE POLITICHE CLIMATICHE

I politici potrebbero quindi chiedersi quale sia il supporto per combinazioni di politiche con determinate caratteristiche ed effetti aggregati. Bruegel ha esaminato 6 combinazioni:

1) Il reddito aumenta, ma l’obiettivo di riduzione delle emissioni scende al 45% anziché al 55%;

2) Nessun cambiamento nel reddito o negli obiettivi, vale a dire lo status quo di oggi;

3) Un calo maggiore delle emissioni entro il 2030 (riduzione del 65%) e una riduzione del reddito;

4) Un obiettivo di riduzione delle emissioni del 75% entro il 2030 e una riduzione dei redditi;

5) Una riduzione delle emissioni del 75%, ma senza impatto sul reddito;

6) Una riduzione delle emissioni del 75% e un effetto positivo sul reddito.

Tuttavia, se gli obiettivi attuali dovessero produrre una perdita di reddito personale, il sostegno diminuirebbe in modo significativo: secondo le stime di Bruegel, solo circa il 36% degli europei occidentali continuerebbe a sostenere gli obiettivi esistenti (combinazioni 3 e 4), evidenziando l’importanza di misure di sostegno o di compensazione, anche nell’attuale contesto politico.

In realtà, non c’è alcun sostegno per un ulteriore aumento degli obiettivi climatici se producono, nel complesso, effetti di reddito negativi.

Il sostegno ad obiettivi più ambiziosi richiederà che il reddito non venga influenzato o, preferibilmente, addirittura aumentato (combinazioni 5 e 6), suggerendo che la politica climatica dell’Ue deve valutare molto seriamente come gestire la transizione climatica in modo che non impatti troppo sui mezzi di sussistenza delle persone.

Nel breve periodo, ciò probabilmente significherà che serviranno delle ingenti misure compensative per quegli europei che rischiano di perdere terreno a causa della transizione climatica. Per realizzare una trasformazione verde, garantendo al tempo stesso che gli individui e le regioni non siano lasciati indietro, serviranno ingenti finanziamenti pubblici. A maggior ragione se i leader Ue desiderano aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni, ma i risultati di Bruegel mostrano che, anche nell’attuale contesto politico, i politici dovrebbero garantire che la transizione climatica non produca effetti di reddito eccessivi o distorcenti.

IL FONDO SOCIALE PER IL CLIMA DELL’UNIONE EUROPEA

Il Fondo sociale per il clima dell’Ue – che entrerà in vigore nel 2026 – sarà uno strumento per contrastare le distorsioni. Avrà un budget fino a 65 miliardi di euro da parte della Commissione europea e altri 21,7 miliardi di euro da parte dei Paesi Ue e si rivolgerà alle fasce della popolazione più vulnerabili alle perdite di reddito derivanti dalla transizione verde, anche fornendo un sostegno diretto al reddito.

Poiché gli obiettivi del Fondo sono sia compensare i costi legati alla politica climatica sia migliorare la sostenibilità politica della transizione climatica, le sue future estensioni dovranno fornire pagamenti diretti, trasparenti e facilmente accessibili a coloro che sono colpiti negativamente dalla transizione climatica.

Sul fronte delle entrate, nei prossimi anni sarà necessaria una seria espansione della capacità fiscale dell’Europa, inclusa l’estensione dei poteri di indebitamento Ue e della sua capacità di raccogliere risorse dirette. Le entrate potranno essere raccolte anche da chi inquina al di fuori dell’Ue, ad esempio attraverso il meccanismo europeo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM). I dati di Bruegel mostrano che la transizione climatica europea non può più essere dissociata da meccanismi di compensazione adeguati, diretti e trasparenti per raggiungere la sostenibilità politica. Senza questi meccanismi, il rischio di una reazione politica continuerà a crescere.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su