Nonostante lo scetticismo di alcuni sulla sicurezza del nucleare, sono altrettanti coloro che credono che si tratti di una forma relativamente benigna di energia di base, necessaria per la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili
Dopo il disastro di Fukushima, Germania, Belgio e Italia hanno deciso di eliminare gradualmente l’energia nucleare o di interrompere le espansioni pianificate, mentre Spagna e Svizzera hanno scelto di non costruire nuove centrali. L’incidente ha portato a requisiti di sicurezza più severi e a valutazioni più approfondite degli impianti nucleari esistenti.
In Giappone, spiega Oilprice, il contributo dell’energia nucleare alla produzione di elettricità è diminuito drasticamente, con le centrali a carbone che hanno colmato il divario. L’incidente ha stimolato una maggiore attenzione verso fonti energetiche alternative come gas, carbone e fonti rinnovabili, nonché una spinta verso nuovi progetti di reattori con migliori caratteristiche di sicurezza.
LE CONSEGUENZE DI FUKUSHIMA SUL SETTORE DELL’ENERGIA NUCLEARE
L’evento ha avuto ripercussioni anche sul mercato dell’uranio e sulle aziende che esplorano ed estraggono il combustibile nucleare. Dopo Fukushima, il crollo della domanda ha fatto crollare i prezzi dell’uranio, con il mercato che a metà del 2014 ha toccato il minimo di circa 30 dollari alla libbra.
Nel 2022, però, la situazione cambia: stimolati dalla rinnovata domanda di energia nucleare e dall’impennata dei prezzi del yellowcake in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, i minatori di uranio hanno iniziato a rilanciare i progetti di estrazione dell’uranio abbandonati.
NUCLEARE: IL BOOM DEL PREZZO DELL’URANIO
Il 29 gennaio 2024 l’uranio ha raggiunto il massimo decennale di 105,49 dollari/libbra, chiudendo lo scorso anno con un prezzo spot di 72,63 dollari e un prezzo a lungo termine di 80,50 dollari. I future sull’uranio sono saliti a 72 dollari/libbra a fine maggio, il livello più alto in quasi tre mesi, prolungando la ripresa dai minimi di 18 mesi di marzo, poiché la possibilità di un sostegno politico al settore nucleare ha superato la previsione di un’offerta abbondante.
Nonostante lo scetticismo di alcuni sulla sicurezza del nucleare, sono altrettanti coloro che credono che si tratti di una forma relativamente benigna di energia di base, necessaria per la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Il nucleare, secondo questa argomentazione, è privo di emissioni, ma non soffre del problema dell’intermittenza, tipico dell’energia eolica e solare.
IL NUCLEARE SECONDO DONALD TRUMP
Uno dei più recenti sostenitori del nucleare è Donald Trump. Venerdì scorso il presidente degli Stati Uniti ha firmato degli ordini esecutivi che si impegnano ad espandere la capacità nucleare americana da circa 100 GW nel 2024 a 400 GW entro il 2050.
“Serve un’azione rapida e decisa per rilanciare la base industriale americana dell’energia nucleare e garantire la nostra sicurezza nazionale ed economica aumentando la disponibilità e la produzione di combustibile, garantendo le catene di approvvigionamento nucleare civile, migliorando l’efficienza con cui vengono concesse le licenze ai reattori nucleari avanzati e preparando la nostra forza lavoro a consolidare il dominio energetico americano e ad accelerare il nostro percorso verso un futuro energetico più sicuro e indipendente”, ha affermato World Nuclear News, citando l’ordine esecutivo “Rinvigorire la base industriale nucleare”.
L’ENERGIA ATOMICA NEGLI STATI UNITI
Attualmente negli Stati Uniti sono operative 54 centrali nucleari, con 28 Stati che possiedono almeno un reattore. Secondo l’Energy Information Agency (EIA), l’Unità 3 dell’impianto di generazione elettrica Alvin W. Vogtle, in Georgia, è entrata in servizio il 31 luglio 2023, nell’ambito di un progetto di espansione che ha coinvolto due unità. La centrale ha una capacità di generazione netta estiva di 1.117 MW.
L’Unità 4, un reattore ad acqua leggera pressurizzata Westinghouse AP1000, ha iniziato le operazioni commerciali nell’aprile 2024, e ad oggi è la più grande centrale nucleare degli Stati Uniti, con 4 reattori e una capacità di generazione netta estiva totale di 4.536 MW.
L’ENERGIA NUCLEARE IN EUROPA
Nel frattempo, anche in Europa si è assistito a un ripensamento dell’energia nucleare, con i Paesi che perseguono una maggiore indipendenza energetica. Come riporta la CNBC, solo nelle ultime settimane la Danimarca ha annunciato l’intenzione di riconsiderare il divieto di 40 anni sull’energia nucleare nell’ambito di un importante cambiamento di politica energetica; la Spagna avrebbe manifestato la sua disponibilità a rivedere la chiusura delle sue centrali nucleari, e la Germania ha abbandonato la sua opposizione di lunga data all’energia atomica.
LE POSIZIONI DEI PAESI EUROPEI
La Danimarca ha vietato l’uso dell’energia atomica nel 1985. Il governo danese non sta valutando un ritorno alle centrali nucleari tradizionali, ma a metà maggio ha dichiarato di voler analizzare i potenziali benefici e rischi delle nuove tecnologie nucleari avanzate, come i piccoli reattori modulari, per integrare le tecnologie solari ed eoliche.
Il ministro spagnolo per la Transizione Ambientale, Sara Aagesen, a fine aprile ha dichiarato che, sebbene il governo stia procedendo con i piani per la dismissione dei reattori nucleari nel prossimo decennio, non si possono escludere proroghe oltre il 2035. Le parole di Aagesen sono arrivate dopo il pesante blackout che il 28 aprile scorso ha colpito gran parte di Spagna, Portogallo e Francia meridionale.
La Germania, che ha chiuso l’ultima delle tre centrali nucleari rimaste nel 2023, ha recentemente ritirato la sua opposizione agli sforzi francesi volti a garantire che l’energia nucleare sia trattata alla pari delle energie rinnovabili nella normativa dell’Unione europea.