All’evento organizzato alla Camera da Forza Italia imprenditori, parlamentari e ministri, nel corso di un’intera giornata, hanno discusso di tutti i principali temi legati al mondo dell’energia
Oggi, nella Sala della Regina della Camera dei Deputati, si è tenuta l’edizione 2025 degli “Stati Generali dell’Energia”, evento promosso da Forza Italia con il responsabile del Dipartimento Energia Luca Squeri, per favorire un confronto tra istituzioni, imprese e mondo associativo sulle grandi sfide della transizione energetica.
ENERGIA, MOLES (AU): LE SOCIETÀ PUBBLICHE SONO LO STRUMENTO OPERATIVO DELLA POLITICA ENERGETICA
“È sotto gli occhi di tutti la scomposizione del sistema internazionale, i clamorosi mutamenti geopolitici e geoeconomici e un sistema internazionale completamente nuovo. Tutto questo ricade sul sistema economico e istituzionale, ma anche e soprattutto sul settore dell’energia. Abbiamo avuto picchi di aumenti indiscriminati dei prezzi del petrolio e del gas, e questo influisce sul sistema Paese, sulle imprese e sulle famiglie”. Lo ha dichiarato Giuseppe Moles, amministratore delegato di Acquirente Unico, che ha aggiunto: “in questo particolare momento il ruolo delle società pubbliche, non solo è importante, ma credo sia diventato indispensabile, perché una società pubblica, ad esempio Acquirente Unico, ha nella sua mission fornire energia a particolari categorie di utenti, come i vulnerabili, a prezzi certi e trasparenti. Ma la nostra attività non può finire qui: noi istituzioni e società pubbliche in qualche modo siamo lo strumento operativo della politica energetica del Paese. Dobbiamo potenziare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per attenuare tutte le turbolenze o le incertezze del mercato: per quanto riguarda noi, la possibilità di acquistare energia anche a lungo termine. In questo momento, però, è fondamentale anche tutta una campagna di comunicazione, perché noi società pubbliche abbiamo il dovere istituzionale di fornire informazioni corrette al cittadino e al contribuente”.
BOSCHI (MASE): LA DECARBONIZZAZIONE HA UN COSTO, NON È GRATIS
“Ci troviamo in un momento in cui bisogna decidere in una situazione estremamente complessa, in cui ci sono tante forze e nessuno vuole rinunciare a nulla. La mia esperienza mi dice che, se nessuno rinuncia a nulla, non andiamo da nessuna parte. Vorrei ringraziare il ministro perché, oltre a fare da continuo pungolo per accelerare su tutti i documenti, ci ricorda quotidianamente l’importanza di avere un approccio ragionevole”. Lo ha dichiarato Federico Boschi, Capo Dipartimento del MASE.
“Un approccio ragionevole – ha aggiunto Boschi – significa, da una parte, che la sfida di gestire questa complessità richiede di non andare con un solo strumento, ma di avere a disposizione più strumenti, perché la sfida è difficile e incerta. Ragionevolezza è anche avere un approccio non ideologico e ricercare flessibilità nelle nostre scelte. Le sfide che abbiamo di fronte richiedono flessibilità e consapevolezza, quindi coniugare decarbonizzazione e competitività. Quando sento paragonare il costo unitario del fotovoltaico con quello di un ciclo combinato e vedo che nel costo del ciclo combinato c’è l’ETS, devo ricordare che c’è già il costo della decarbonizzazione, perché la decarbonizzazione costa, non è gratis. Ecco, coniugare tutte queste esigenze richiede sacrificare qualcosa. È inconcepibile per me avere un disegno di uno schema di supporto, anche innovativo, pronto oggi e vederlo realizzato dopo 2 anni e mezzo. Ci sono dei ritardi che, in una situazione così urgente, non sono più ammissibili e non solo a livello italiano”.
ARRIGONI (GSE): IL TARGET DEI 131 GW DI RINNOVABILI AL 2030 SARÀ RAGGIUNTO
“La velocità di trasformazione del sistema energetico elevata: a fine giugno gli impianti rinnovabili hanno raggiunto quota due milioni. La tecnologia trainante è il fotovoltaico, che rappresenta il 99% degli impianti e, con la sua capacità installata di 40 GW (che rappresenta oltre il 50% della capacità rinnovabile totale installata di tutte le tecnologie, che intorno al 78%) è in atto veramente un’accelerazione del paradigma che vede sempre di più un sistema di generazione elettrico distribuito e la comparsa di centinaia di migliaia di prosumer, cioè utenti che svolgono il ruolo di consumatore, ma anche di produttore”. Lo ha dichiarato Paolo Arrigoni, presidente di GSE.
“Lo sviluppo delle rinnovabili – ha aggiunto Arrigoni – ha accelerato, e fa sempre meno ricorso alle iniziative di mercato, e non solo per le tecnologie innovative, ma anche per quelle mature, attraverso il ricorso al mercato regolato, con i tanti strumenti di incentivazione o di sostegno che il GSE gestisce: parlo dell’agrivoltaico, del reddito energetico, del decreto comunità energetiche, dell’Energy Release, di Transizione 5.0, FER 2, FER X… Molti di questi strumenti, peraltro, sono basati su contratti per differenza a due vie, che nei fatti perseguono il disaccoppiamento. Questo per dire che il target dei 131 GW al 2030 sarà raggiunto, il problema è come lo raggiungeremo”.
DI FOGGIA (TERNA): ABBIAMO AUMENTATO GLI INVESTIMENTI ANCHE SU DIGITALIZZAZIONE E SICUREZZA
“Dal punto di vista tecnico – ha dichiarato l’amministratore delegato di Terna, Giuseppina Di Foggia – quando abbiamo presentato un piano industriale molto importante per quanto riguarda gli investimenti sulle infrastrutture, abbiamo aumentato anche gli investimenti su digitalizzazione e sicurezza, perché quando ci sono delle novità – che siano nuove feature o una maggiore penetrazione di fonti rinnovabili – bisogna anche prevenire eventuali vulnerabilità”.
“Abbiamo quindi predisposto dei dispositivi – ha aggiunto Di Foggia -, dei compensatori che svolgono quella funzione di compensazione e stabilizzazione che le vecchie centrali non fanno più. Ne abbiamo installati già tantissimi e abbiamo aumentato l’investimento in tal senso. Abbiamo anche digitalizzato di più un’infrastruttura che non è nativa digitale. abbiamo coperto la nostra infrastruttura di 75.000 km di sensori che ci permettono di fare un data retrieving che, grazie all’analisi dei dati, ci permette di fare manutenzione preventiva, a volte anche predittiva. Quindi si interviene in manutenzione prima che il problema occorra, un counseling quindi anche economico, oltre che da disastro. Abbiamo poi incrementato la spesa sulla cybersecurity, per evitare le vulnerabilità che il digitale può incrementare”.
ENERGIA, RANIERI (E-DISTRIBUZIONE): L’ITALIA HA IL PIÙ ALTO NUMERO DI PRODUTTORI ATTIVI SU RETI IN EUROPA
“Noi in Italia – ha affermato Vincenzo Ranieri, amministratore delegato di E-Distribuzione – siamo di fatto due milioni di produttori già attivi sulle reti di distribuzione che, è bene sottolinearlo, e in Europa siamo il Paese con il più alto numero di produttori attivi su reti, siamo in assoluto il riferimento europeo. E lo siamo perché sono successe due cose in Italia: sicuramente i residenziali, ma anche le PMI hanno accelerato significativamente sul crearsi la loro forma di autoconsumo, e questa cosa sta pagando, perché quei clienti che hanno adottato un impianto rinnovabile oggi risparmiano sulla bolletta fino al 30%, quindi hanno ridotto di un terzo il costo delle bollette”.
“Dall’altro – ha aggiunto Ranieri – c’è una rete Enel di distribuzione che fino ad oggi non ha mai rappresentato collo di bottiglia. Questo non è banale, perché oggi noi connettiamo quasi 1.200 produttori al giorno tutti i giorni, incluso il 31 dicembre. Non distante da noi, l’Olanda e il Belgio hanno bloccato tutte le attivazioni di nuova generazione distribuita perché la rete è satura e non è capace di integrarla. Ovviamente questo è un percorso che viene da lontano ed è un percorso costruito negli ultimi 20 anni, insieme anche all’autorità di settore, per rendere possibile questo percorso”.
GALLO (ITALGAS): LE INFRASTRUTTURE CI PERMETTONO DI MUOVERCI DA UNA FONTE ALL’ALTRA
“Le infrastrutture, sia di gas che elettriche, che oggi l’Italia ha ci hanno permesso, più di altri Paesi, di superare più velocemente la crisi derivante dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, perché erano infrastrutture ridondanti e resilienti. L’investire sulle infrastrutture è quindi fondamentale, se vogliamo fronteggiare le crisi che possono arrivare”. Lo ha dichiarato l’amministratore delegato di Italgas, Paolo Gallo.
Secondo Gallo, “c’è però anche una rilevanza economica, perché avere delle infrastrutture che ci permettono di muoverci da una fonte all’altra. Ci ha permesso da un lato di sostituire prevalentemente il gas russo, e in futuro può permetterci anche di mettere in competizione fornitori diversi, abbassando il costo della materia prima.
L’altro aspetto infrastrutturale – che riguarda sia il settore elettrico che il settore gas – è che dobbiamo abbandonare l’approccio ideologico che purtroppo ha contraddistinto in maniera molto marcata soprattutto la precedente Commissione europea, perché con l’approccio ideologico non si riesce a risolvere il trilemma energetico, perché è stato un approccio che non solo ha indicato degli obiettivi particolarmente sfidanti, ma soprattutto ci ha detto quale strada seguire. Questo è fondamentalmente sbagliato, perché vuol dire limitare le possibilità che ci dà l’innovazione e le possibilità del mercato”.
NUCLEARE, ARTIZZU (SOGIN): BISOGNA DARE DEI TEMPI FISSI PER OMOLOGARE E FAR PARTIRE I NUOVI IMPIANTI
“La riforma della NRC (Nuclear Regulatory Commission) degli USA – ha spiegato Gianluca Artizzu, ad di Sogin – è una riforma importantissima di cui in Italia non si sta parlando e non capisco perché. Non so se si tratta di ostracismo verso il nucleare o verso Trump, ma è una riforma di cui si dovrebbe parlare, perché segna il ritorno della politica su altre questioni e prende atto del fatto che, da 50 anni, sul nucleare esiste una iper regolamentazione che ha il solo scopo di rallentare il nucleare a favore di altre tecnologie”.
“La riforma della NRC – ha spiegato Artizzu – si snoda su alcuni punti: innanzitutto è una riforma di tipo culturale, cioè il governo degli Stati Uniti chiede all’autorità di regolazione di cambiare il proprio approccio culturale sul nucleare, smettendo di cercare la sicurezza vietando. Bisogna aiutare il sistema a riportare gli USA al vertice del nucleare: fino al 1999 sono state costruite oltre 120 centrali, mentre dal 1999 ad oggi solo 2, e questa è una tendenza che va invertita. Per farlo, bisogna dare un tempo fisso di 18 mesi per omologare e far partire i nuovi impianti e 12 mesi per rinnovare quelli esistenti. Si spendono miliardi di dollari solo per la fase regolamentare, in cui siamo costretti a rispondere a domande a cui avevamo già risposto. Questa cosa è da invertire e non solo negli Stati Uniti: serve un quadro certo dove mettere i nostri investimenti, che altrimenti sono destinati a perdere”.
NUCLEARE, MONTI (AIN): È ARRIVATO IL MOMENTO DI FARE AZIONI CONCRETE
“In due anni – ha affermato il presidente di AIN, Stefano Monti – abbiamo dibattuto e approfondito temi necessari, siamo soddisfatti. Se però il dibattito diventa infinito e non si arriva mai all’implementazione, questo diventa un boomerang: la gente si disaffeziona perché vede molto dibattere ma poi non vede implementate le applicazioni pratiche”.
“Credo sia arrivato il momento di alcune azioni concrete”, ha aggiunto Monti: “il ddl deve passare presto al Parlamento e speriamo venga presto approvato; nel frattempo, speriamo si facciano presto i decreti applicativi, e tutte le parti in causa sono disponibili per lavorarci. C’è poi il tema dell’autorità di sicurezza: abbiamo l’ISIN, ma c’è bisogno di un’autorità di sicurezza dalle spalle larghe anche in termini numerici. Infine, la comunicazione: ne abbiamo fatta tanta a livello istituzionale, ma poca a livello territoriale. I progetti nucleari sono progetti territoriali, quindi bisogna fare comunicazione a 360° su tutto il territorio, indipendentemente da chi poi ospiterà gli impianti, per creare maggiore consenso, e poi, quando arriveremo all’individuazione dei siti, bisognerà fare una comunicazione più specifica”.
FERRAZZA (ENI): ABBIAMO CREATO UN ECOSISTEMA PER SFRUTTARE COMPETENZE ACQUISITE E CREARNE ALTRE
“In Italia abbiamo investito nel progetto DTT di Frascati, guidato da ENEA insieme ad istituzioni italiane di alto livello, per aumentare la capacità tecnologica e colmare dei gap tecnologici che sono ancora aperti”, ha affermato Francesca Ferrazza, Responsabile Magnetic Fusion Initiatives di Eni.
“Abbiamo creato i presupposti per un ecosistema molto legato all’Italia – ha aggiunto Ferrazza -, per sfruttare le competenze acquisite e crearne altre, perché ci sarà bisogno di moltissime altre competenze e persone. Più recentemente, abbiamo firmato due importanti contratti in Inghilterra sia per la gestione del trizio – che è uno dei componenti fondamentali della fusione nucleare -, sia per una gara per la realizzazione di un altro macchinario. La realizzazione della prima centrale è prevista intorno al 2030. È una tempistica sfidante ed è diverso da quella che è sempre stata la roadmap europea, ma il nostro approccio a fasi ci dà fiducia di poter perseguire il progetto”.
CAMPANELLA (ISIN): DOBBIAMO FARCI TROVARE PRONTI OGGI PER IL NUCLEARE DI DOMANI
“Il dibattito di questi due anni ci ha sempre visto doverosamente esterni alle discussioni, in una posizione di studio, di disponibilità all’ascolto, ma sempre avulsa da qualsiasi contesto che potesse influenzare il dibattito”. Così Francesco Campanella, direttore di ISIN.
“Noi – ha aggiunto Campanella – sappiamo che l’autorità regolatoria è uno dei temi sensibili del disegno di legge sul nucleare sostenibile, ma crediamo che il modo migliore per essere considerati pronti per il nostro Paese e per il nuovo progetto sul nucleare che eventualmente potrà partire è farci trovare pronti oggi, cioè dare quotidianamente l’interpretazione migliore di noi. Questo significa poter assolvere a quelle funzioni e attribuzioni che l’ispettorato ha da 10 anni, in un’epoca in cui il dibattito attuale era molto di là da venire. L’ispettorato nacque nel 2014 su richiesta dell’Europa, e in questi 11 anni noi abbiamo portato avanti tutte quelle attività autorizzative e di controllo per il nucleare di oggi”.
BONESCHI (EF): OGGI LE RINNOVABILI UNICHE FONTI PER ABBASSARE I PREZZI DELLE BOLLETTE
“Le energie rinnovabili oggi sono le uniche fonti disponibili per abbassare i prezzi delle bollette e, allo stesso tempo, per aumentare l’indipendenza energetica del nostro Paese dall’approvvigionamento dall’estero, una situazione che stiamo vivendo attualmente, ancora una volta, considerando l’attuale contesto geopolitico”. Lo ha dichiarato Giorgio Boneschi, DG di Elettricità Futura.
“Quindi – ha aggiunto Boneschi – ancora una volta è necessario focalizzarsi e accelerare sulle rinnovabili. Parliamo di fonti che consentono la transizione verso un’economia più sostenibile e più sicura. Lo scorso anno le rinnovabili hanno rappresentato il 41% dell’intero fabbisogno elettrico italiano, e a maggio 2025 Terna ha riportato che il fabbisogno elettrico è stato coperto per il 56% dalle rinnovabili, quindi la quota sta salendo. Per riuscire ad avere un impatto concreto sui prezzi stimiamo di dover arrivare a circa il 60-70%, per ridurre nel mix energetico la quota di gas che oggi è ancora prevalente”.
TOGNI (ANEV): SOLO SVILUPPANDO EOLICO E SOLARE SI POTRÀ RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO DELLA DECARBONIZZAZIONE
“Oggi – ha affermato Simone Togni, presidente di ANEV – finalmente abbiamo dei meccanismi di sostegno con delle aste FER che sono in corso di realizzazione proprio in queste ore. Quel che è certo è che possano arrivare molti impianti. Eravamo fiduciosi che la cifra di 4 GW prevista dal decreto sarebbe stata raggiunta; tuttavia, il fatto di aver limitato per l’eolico questa possibilità a 2,5 GW frena un po’ la possibilità di contributo del settore al raggiungimento degli obiettivi”.
“L’auspicio – ha aggiunto Togni – è che, a valle di quest’asta, possa esserci anche per l’eolico una seconda procedura d’asta che metta a terra i progetti e le autorizzazioni che gli operatori stanno faticosamente cercando di raggiungere, perché solo tramite lo sviluppo significativo di eolico e fotovoltaico si potrà raggiungere non solo l’obiettivo di decarbonizzazione tanto importante e necessario nel perseguimento dei target della transizione energetica, ma anche raggiungere qui livelli di prezzo e di sostenibilità delle tariffe elettriche e delle bollette dei cittadini che sono il faro della politica energetica del governo, ma che sono ampiamente auspicate anche dalle associazioni”.
VISCONTINI (ITALIA SOLARE): IL FOTOVOLTAICO STA CRESCENDO, MA CI SONO DELLE CRITICITÀ
“Il fotovoltaico è la fonte energetica col più alto tasso di crescita, ma a livello di contributo energetico globale oggi siamo al 7%, l’anno scorso eravamo al 5,5% e nel 2023 al 4,5%. Vediamo quindi che cresce di anno in anno, anche perché è la fonte di produzione di energia più conveniente in assoluto”. Lo ha dichiarato Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare.
“Per quanto riguarda il tema della non programmabilità del fotovoltaico – ha aggiunto Viscontini -, il mondo sta cambiando, grazie allo sviluppo dei sistemi di accumulo elettrochimici, che a livello mondiale stanno registrando dati impressionanti in termini di efficienza, performance e riduzione dei costi. In Italia il fotovoltaico copre circa il 12% della domanda di energia. Vi sono però anche delle criticità, come le Aree Idonee: il Mase sta lavorando a una revisione del documento, dopo i suggerimenti del Tar, e noi come associazione chiediamo una condivisione dei testi e una maggiore collaborazione, per poter dare delle indicazioni a chi opera sul territorio. Vi è poi il tema dell’accettazione sociale, un tema importante su cui bisogna lavorare facendo una comunicazione corretta. In ambito normativo, la chiarezza è fondamentale, e abbiamo molte aspettative sul Testo Unico FER, che dev’essere rivisto entro la fine dell’anno, e abbiamo inviato le nostre osservazioni, che speriamo sdiano accolte il più possibile”.
MONTI (EDISON): COMPETITIVITÀ E SICUREZZA ENERGETICA DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
“Il tema della competitività è fondamentale e quello della sicurezza energetica altrettanto, sono due facce della stessa medaglia. Come raggiungere entrambi gli obiettivi? Con maggiore diversificazione dalle fonti primarie e, all’interno delle stesse fonti primarie, diversificando i fornitori”. Così Nicola Monti, AD di Edison.
“Noi questo lo facciamo – ha spiegato Monti -, siamo un fornitore importante di gas, copriamo oltre il 20% del mercato italiano e lo facciamo con una pluralità di fonti di approvvigionamento: sono 5 fonti e recentemente ne abbiamo introdotta una, che è l’approvvigionamento dagli Stati Uniti, la prima catena di GNL dedicata al mercato italiano, avviata da pochi mesi. Con questa abbiamo sostituito quella che era una delle forniture che avevamo di gas russo, per avere un panel di fornitura che ci permette poi di far fronte ai temi della sicurezza energetica, ma anche a dare una risposta alla competitività, perché mettendo diverse fonti di competizione si raggiunge anche un tema di maggiore efficienza nei prezzi.
Per le industrie oggi dobbiamo dare una risposta di breve termine, ma dobbiamo anche seminare per quanto riguarda le risposte da dare a lungo termine, perché le scelte di politica energetica e di strategia che facciamo oggi sono quelle che determineranno la competitività del nostro sistema energetico nei prossimi 10-15 anni”.
DAL FABBRO (IREN): SERVE UN PIANO MARSHALL PER L’ENERGIA
“Io vorrei mandare un messaggio positivo, una sorta di grido d’orgoglio – ha affermato Luca Dal Fabbro, presidente di Iren – Noi possiamo produrre molta energia in Italia: abbiamo un potenziale di 60-70 GW di solare fino al 2030-2035, 20 GW di eolico e abbiamo la possibilità di produrre dai rifiuti altri 7-10 TWh (oggi ne cominciamo circa 6), quindi abbiamo un serbatoio di energia, energia autoctona prodotta in Italia, che aumenterebbe la sicurezza energetica”.
“Quindi – ha aggiunto Dal Fabbro – piuttosto che ragionare su altri scenari, guardiamo in casa cosa possiamo fare. Poi, se io guardo quanto costa produrre oggi in Italia energia solare, vedo che costa meno che bruciare metano. E’ ovvio che il solare, l’eolico e il biogas richiedono delle reti quindi, piuttosto che ragionare in termini concentrati solo sull’energia da produrre e da bruciare, dobbiamo ragionare in una maniera più olistica, pensando tutti insieme, come operatori, di aumentare la resilienza delle nostre reti. Noi abbiamo molti blackout nelle città italiane, e questo perché la nostra rete è da aggiornare per cogliere le nuove sfide della transizione, come i data center intorno alle grandi città.
Secondo me è arrivato il momento di pensare ad un grande Piano Marshall sull’energia, che non è solo la produzione di energia elettrica o calore, ma anche investire sulle reti, e quindi chiedere all’autorità di ragionare insieme – e lo stiamo già facendo – di aumentare la resilienza delle reti, per rendere il nostro Paese più resiliente e più sicuro, ma anche più competitivo”.
MAZZONCINI (A2A): IL CAMBIAMENTO CLIMATICO VA AFFRONTATO CON LA NEUTRALITÀ TECNOLOGICA
“Io vedo quattro grossi problemi: il primo è evidentemente un problema di autonomia energetica: avevamo il 22,5% autonomia energetica quando è iniziata la guerra tra Russia e l’Ucraina. Il secondo problema è un tema di prezzo dell’energia, perché abbiamo una dipendenza dal gas superiore agli altri, e questo sta condizionando i prezzi. Il terzo è un problema di urbanizzazione che continua ad aumentare: in Italia siamo al 70%, mentre in Germania e in Francia è già oltre l’80%. L’ultimo è il tema del cambiamento climatico, che in realtà è il primo e che non si può negare”. Lo ha dichiarato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A.
Per Mazzoncini “è un tema che dobbiamo affrontare, e dobbiamo affrontarlo con la neutralità tecnologica? Direi di sì, e soprattutto forse quello che dobbiamo fare velocemente in questo momento è usare quello che abbiamo a disposizione nella cassetta degli attrezzi: le rinnovabili, il gas e le interconnessioni energetiche con il resto dell’Europa. A2A si occupa di reti, di teleriscaldamento, lavoriamo sulle reti elettriche, sulle reti a gas, su tutte le forme di generazione, incluse le flotte di termovalorizzatori per la produzione di biometano. Credo che affrontare in maniera olistica il problema oggi sia fondamentale. Quando sono arrivato in A2A, qualche anno, fa avevo il dubbio se la pluralità di business fosse un difetto, ma mi sono convinto invece che il crossing tra questi settori è molto importante”.
DESCALZI (ENI): OGGI, CON LE GUERRE, I SOLDI CHE ANDAVANO ALLA TRANSIZIONE VANNO SU ALTRI FRONTI
Secondo l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, “in Italia si parla da troppo tempo di neutralità tecnologica, saranno almeno 5-6 anni, così come di sostenibilità. Neutralità tecnologica vuol dire tutto e niente: vuol dire, nella diversificazione delle fonti, utilizzare quelle che si hanno. Il discorso è che adesso si sono aperti molti altri fronti: noi stiamo parlando di neutralità tecnologica e di sostenibilità quando ci sono delle guerre, quindi un fronte aperto, e quindi c’è una distrazione anche di fondi, perché quello che andava alla transizione energetica – ed era moltissimo – adesso deve andare alla difesa, alle infrastrutture e alla rete. Secondo me, quindi, oltre a parlare di neutralità tecnologica – che è una visione quasi monodimensionale – bisogna capire quanti soldi abbiamo per fare che cosa”.
CATTANEO (ENEL): SVILUPPO RINNOVABILI IN ITALIA LENTO A CAUSA DI DIVERSI PROBLEMI
“Oggi Enel, rispetto alla domanda elettrica, produce poco più del 10%. La componente gas è del 3-4%, e la rimanente componente rinnovabile è essenzialmente idrica. Quindi la presenza di Enel – che quest’anno arriverà a 85 GW nel mondo – è rinnovabile per lo più all’estero. Ora, bisogna domandarsi perché un’impresa che ha fatto tanti gigawatt all’estero non è riuscita a farli anche in Italia”. Lo ha dichiarato Flavio Cattaneo, AD di Enel.
Per Cattaneo “ci sono delle ragioni oggettive, che sono la morfologia territoriale: abbiamo un Paese stretto e lungo, abbiamo catene montuose all’interno e paesaggi da tutelare più che in altri Paesi, e questo limita fortemente l’espansione delle rinnovabili.
Poi abbiamo un problema di permitting legato alla Costituzione che dà poteri sull’energia alle Regioni che, di fatto, ha provocato una serie di veti, contro veti, opposizioni e situazioni che hanno limitato di molto questo sviluppo. Quindi, di questi 310-312 TWh noi il 60% li facciamo col gas. In più, oltre a produrli con il gas, c’è stata una tassa europea, il famoso ETS, che è stata introdotta, di fatto, per favorire le rinnovabili perché, alzando di molto il prezzo del gas, i Paesi emetteranno più CO2 e ciò li porterà a creare più rinnovabili”.
PICHETTO: LA TRANSIZIONE SI FA CON PIEDI PER TERRA E MIX DI FONTI
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha ricordato che “già oggi produciamo 260-265 TWh rispetto ai 305 che consumiamo a livello nazionale, il resto lo importiamo essenzialmente dalla Francia con il nucleare, lo scenario a 15-20 anni ci porta a oltre 600 anche 700 TWh, data center, IA, ecco qual è la sfida coi piedi per terra che dobbiamo portare avanti con una serie di azioni che sono l’aumento delle rinnovabili e l’accompagnamento del transitorio”.
“Sull’energy release abbiamo avuto la confort letter 3 giorni fa dopo un positivo confronto di ordine politico con la commissione e il Commissario competente della Concorrenza e a oggi posso dire che alla fine di tutto questo confronto la considerazione della Commissione è che è una best pratice importante che può essere esportata per tutta l’Ue. Partiremo con i 24 TWh che abbiamo previsto che è una quota importante al prezzo di 65 euro previsto con restituzione in misura doppia. Questo ci apre l’altra considerazione, sul decreto che andrà tra qualche giorno perché è pronto e se lo presentiamo oggi va approvato il 25 agosto e c’è qualche difficoltà di ordine temporale, andrà a Palazzo Chigi direttamente completo o in un pastone con altri provvedimenti verso fine mese per scadere a settembre ma spiana la strada alla questione gas a un’opportunità di fare una gas release”.
“Nel contempo – ha concluso il ministro – ieri abbiamo approvato il ddl delega sul Ccs che di avanguardia a livello nazionale, siamo una startup a livello europeo”, ha concluso il ministro ribadendo che “si va avanti con lo spread sul gas” e che bisogna dire basta a “ideologie” su “motori termici e biocarburanti”.