Limite sarebbe scaduto il 26 dicembre, si passa da trenta a sessanta giorni per favorire partecipazione
Su impulso del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto, passa da trenta a sessanta giorni il tempo a disposizione dei comuni interessati per inviare osservazioni sulla Carta Nazionale delle Aree Idonee a ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi incluso in un parco tecnologico, oggetto di Valutazione Ambientale Strategica. Il termine sarebbe scaduto il 26 dicembre e verrà dunque posticipato di trenta giorni, per favorire la piena partecipazione delle amministrazioni alla procedura.
SI DA’ SEGUITO ALL’ORDINE DEL GIORNO FORNARO NEL DL AMBIENTE
Con questo atto, il ministro Pichetto ha inteso dare seguito all’ordine del giorno approvato in sede di conversione del Dl Ambiente n°153 del 2024, a prima firma Federico Fornaro, nel quale si chiede questa estensione “al fine di consentire un coinvolgimento, un dialogo e una valutazione migliori da parte delle autonomie locali”.
Poco meno di un mese fa aveva preso il via la fase di scoping prevista dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica sulla proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee ad ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica aveva infatti dato il via libera alla procedura dopo aver stilato, ormai un anno fa (il 13 dicembre 2023), l’elenco delle 51 aree idonee.
COS’È IL DEPOSITO NAZIONALE DEI RIFIUTI RADIOATTIVI
Il Deposito Nazionale è un’infrastruttura ambientale di superficie che permetterà di sistemare definitivamente e in sicurezza i rifiuti radioattivi a bassa e molto bassa attività, oggi stoccati all’interno di decine di depositi temporanei presenti nel Paese, prodotti dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari e dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industria e ricerca.
QUANDO È PREVISTA L’ENTRATA IN SERVIZIO DEL DEPOSITO
Il timing prevede l’entrata in servizio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi nel 2039, sempre che tutte le fasi procedurali dovessero chiudersi secondo i tempi previsti: l’autorizzazione unica, infatti, dovrebbe arrivare entro il 2029. La base di partenza è stata invece la proposta di Cnai, la carta che individua le aree del territorio nazionale idonee a ospitare il Deposito Nazionale frutto del lavoro condotto dalla Sogin.
SONO 51 LE AREE INDIVIDUATE
Le aree individuate che per dimensioni e caratteristiche, sono idonee alla costruzione del Deposito sono 51: 10 sono in Basilicata, 4 tra Puglia e Basilicata, 1 in Puglia, 21 nel Lazio (nella zona della provincia di Viterbo), 5 in Piemonte (nella provincia di Alessandria), 8 in Sardegna e 2 in Sicilia.
La Cnai non è comunque la carta definitiva delle aree scelte: manca ancora la Valutazione ambientale strategica (Vas), annunciata appunto oggi dal ministro, che tra le altre cose dovrebbe consentire alle Amministrazioni locali di partecipare nuovamente al processo decisionale, e offrire l’opportunità di approfondire i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione del Deposito Nazionale.
Solo dopo il via libera alla Cnai definitiva verranno raccolte le manifestazioni di interesse da parte di Regioni ed Enti locali con l’individuazione del sito che sarà oggetto di ulteriori indagini tecniche, confronti con le amministrazioni locali e il parere vincolante dell’Isin. Solo a quel punto si aprirà la fase autorizzativa finale, che comprenderà la valutazione di impatto ambientale (Via) e il rilascio dell’autorizzazione unica.
LE POSSIBILI SOLUZIONI ALTERNATIVE
Tra le possibili soluzioni alternative, il ministro Pichetto ha sempre ricordato la possibilità di ammodernare e ampliare i numerosi depositi di rifiuti radioattivi, dalla bassissima attività (compresi i rifiuti medicali) fino all’alta attività, incluso il combustibile nucleare esaurito, già esistenti in Italia. Al momento ce ne sono 100 in Italia, distribuiti tra 22 siti, per accogliere i circa 300-500 metri cubi di rifiuti medicali di bassa e media attività l’anno che si producono nel nostro paese.