La Francia e la Germania, cioè i due paesi più influenti nei processi decisionali dell’Unione europea, stanno spingendo per la cancellazione della direttiva sulla dovuta diligenza per la sostenibilità ambientale, che pure avevano sostenuto in passato. Oggi, invece, la considerano un onere eccessivo per le imprese, che rischia di danneggiare la loro competitività in un contesto mondiale molto complicato.
La direttiva in questione, infatti, introduce una serie di obblighi per la verifica della sostenibilità ambientale e sociale lungo le filiere delle grandi imprese, sia europee che straniere ma attive nell’Unione. In altre parole, le aziende devono esaminare i loro fornitori per assicurarsi che non vengano commessi danni ambientali e violazioni dei diritti umani: una pratica non solo complessa dal punto di vista pratico, visto che i fornitori possono essere moltissimi e sparsi per il mondo, ma anche costosa da rispettare. Chi non rispetta questi obblighi rischia una multa pari al 5 per cento del fatturato.
La direttiva sulla due diligence è uno degli assi portanti del Green Deal, cioè il piano per l’azzeramento dell’impatto climatico dell’Unione europea. Nel rebranding effettuato dalla seconda Commissione di Ursula von der Leyen, però, che vuole mostrare più attenzione alla competitività industriale, sono state inserite alcune semplificazioni a tutto l’apparato regolatorio introdotto negli anni precedenti. Nel pacchetto Omnibus adottato dalla Commissione lo scorso febbraio ci sono delle misure per migliorare la flessibilità di applicazione della direttiva, ma senza metterne in discussione l’impianto.
Oggi si sta discutendo di posticiparne l’entrata in vigore di un anno, al 2028, ma Francia e Germania chiedono che si vada oltre, cancellando completamente la direttiva. Una conclusione del genere, per quanto complicata da raggiungere, rappresenterebbe una concessione agli Stati Uniti – che inseriscono la direttiva tra le barriere non commerciali attraverso le quali Bruxelles si “approfitterebbe” delle società americane. L’abolizione della direttiva sarebbe una mossa gradita anche al Qatar, che mesi fa aveva minacciato di sospendere le esportazioni di gas liquefatto nell’Unione per via dei costi associati al rispetto della norma.