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Dl bollette per clienti vulnerabili in arrivo, Pniec diario dei sogni o base per piano industriale? Rapporto I-com

Il dl per il passaggio degli utenti vulnerabili al regime di maggior tutela è in arrivo, ma il mercato libero non è competitivo. Il Pniec aprirà la strada a un piano industriale? Chi c’era e cosa si è detto nel convegno I-com di presentazione del rapporto Innov-e

Gli 8,4 milioni di utenti vulnerabili finiti nel mercato libero potranno presto aderire al regime di maggior tutela, risparmiando in bollette. Infatti, si attende solo il decreto legge, dopo che il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha dato il via libera alle richieste del presidente della Commissione Attività produttive Alberto Gusmeroli (Lega) di favorire il passaggio al mercato a tutele graduali. Complessivamente i meccanismi messi in campo per il passaggio dal mercato tutelato a quello libero hanno posto un argine all’aumento dei prezzi, ma i consumatori sono ancora inconsapevoli del valore del mercato e il libero non è ancora competitivo, secondo Arera. Sono solo alcuni degli spunti emersi nel corso del convegno “L’innovazione strada maestra per la sostenibilità e la transizione”, organizzato da Istituto per la Competitività (I-Com), durante il quale è stato presentato il nuovo Rapporto dell’Osservatorio sull’Innovazione Energetica Innov-E.

BOLLETTE, IN ARRIVO IL DL PER PASSAGGIO DEI VULNERABILI AL MAGGIOR TUTELA

Il mercato libero dell’energia elettrica non è ancora competitivo rispetto al tutelato e al regime di maggior tutele, che offrono prezzi migliori, secondo Alberto Gusmeroli, Presidente Commissione Attività produttive, commercio e turismo Camera dei Deputati.

“I prezzi nel mercato libero sono 33 centesimi per kW/h prezzo fisso e 23 centesimi il variabile. Nel tutelato invece il prezzo è di 22 centesimi per kW/h, secondo la relazione Arera. Quindi il mercato libero è più caro rispetto al tutelato, per i vulnerabili. Invece, il mercato a tutele graduali è il meno caro. 8,4 milioni di utenze vulnerabili sono nel mercato libero, il tema che dovrebbe appassionare la politica e l’informazione. Quindi, stanno pagando l’energia elettrica di più perché il libero non è ancora un mercato efficiente. Bisognerebbe bussare alla porta degli 8,4 milioni per dirgli che esiste un mercato a maggior tutela, molto meno caro. Così facendo, forse il mercato libero potrebbe diventare più concorrenziale. In questa battaglia il Governo è stato dalla nostra parte, perché Pichetto ha approvato il ritorno dei vulnerabili in questo mercato, quindi arriverà il decreto. Se vogliamo un mercato libero efficiente non ci possono essere clienti che pagano molto di più l’energia elettrica. Non serve tassare gli operatori dell’energia, serve un mercato concorrenziale. Non serve tassare gli operatori dell’energia, serve un mercato concorrenziale”, ha affermato Alberto Gusmeroli.

“I meccanismi che si sono messi in campo, quali la segmentazione tra consumatori vulnerabili e no, il servizio a tutele graduali hanno costruito un percorso rispetto a cui la previsione normativa che doveva evitare un innalzamento dei prezzi si è realizzata. Parliamo solo di una parte del quadro molto più complesso: il mercato libero dell’energia è ancora ostico ai consumatori. Il mercato della commodity energetica ha come primo indicatore il costo dell’energia, che il consumatore guarda come primo elemento. il mercato deve far apprezzare il valore dei servizi aggiuntivi. Il meccanismo di copertura previsto ha permesso di apprezzare quanto un meccanismo adeguato sia un valore. Non tutti i consumatori però hanno una sufficiente conoscenza del valore del mercato. Nelle famiglie di temi energetici si occupa la parte più preparata. Questa è la principale sfida che gli operatori devono affrontare: un mercato in cui ci sia effettivamente una percezione del valore, che sta anche nella capacità di scelta. Bene che ci siano meccanismi che cercano di implementare la comparabilità dell’offerta. Attenzione a non rimanere troppo schiavi dei meccanismi esistenti”, ha affermato Stefano Besseghini, Presidente di Arera.

Serve coerenza per perseguire la strada intrapresa nel tempo e maggiore capacità di spiegare ai cittadini i benefici delle infrastrutture energetiche, secondo Besseghini.

“Il tema del Nimby è centrale, serve un dibattitto pubblico in grado di catturare le specificità del sistema italiano, caratterizzato dall’inerzia e da mille comitati. Ci sono due pilastri per costruire una maggiore accessibilità sociale: maggiore capacità di raccontare il contesto”, ha aggiunto il Presidente di Arera.

PNIEC, QUALI TARGET SONO RAGGIUNGIBILI?

Il Piano Nazionale Integrato e Clima non sarà perfetto ma è il massimo che si poteva fare, secondo Giovanni Perrella, Senior Energy Advisor Dipartimento Energia del MASE.

Il target di 6,4 milioni di auto elettrificate sulle strade italiane (tra elettriche e plug-in) è quasi “impossibile da realizzare, probabilmente ci potrebbe essere un’inversione tra percentuale di auto elettriche e plug-in”, secondo Perrella.

Più alla portata è invece l’obiettivo sui biocarburanti, perché “il sistema Paese è pronto da questo punto di vista, abbiamo previsto di passare fortemente a prevedere la miscelazione dei biocarburanti nella benzina, si pensa anche di aumentare la miscelazione nel gasolio, una serie di strumenti che permettono di immaginare che lo sviluppo dei biocarburanti è possibile. Il decreto sulla trasformazione delle bioraffinerie darà le possibilità di fare moduli di produzione di biocarburanti, che sicuramente avranno un ruolo fondamentale negli hard-to abate, ma anche nel settore dei trasporti. Viviamo in un clima politico cambiato. Lo stop alle auto endotermiche al 2035 ha avuto un effetto importante sull’industria. Un altro tema rilevante è la tassonomia. Credo che il voto avrà un impatto su alcune politiche, in una direzione più cauta”, secondo Perrella.

IL REBUS DELLA TRANSIZIONE DELLE AUTO

La parola d’ordine della transizione della mobilità è neutralità tecnologica, secondo Luca Squeri, mentre puntare sull’auto elettrica potrebbe essere contro producente.

“L’auto elettrica non è la soluzione ma rischia di acuire il problema. Oggi in Italia emette più CO2 chi utilizza queste vetture rispetto a chi utilizza un’endotermica. Concentrarsi sull’elettrificazione non è il percorso giusto. La corrente elettrica rappresenta il 22% del consumo di energia, il 65% del quale è ancora fossile. Dobbiamo occuparmi del 78% dei consumi che non ha a che fare con l’elettricità. La politica europea deve cambiare e tenere conto del voto, espressione del fatto che gli europei stanno digerendo male le misure messe in campo. Dobbiamo portare le nostre ragioni in Europa in modo più deciso. L’Italia deve far sì che l’Europa capisca che la decarbonizzazione è un percorso, ogni Stato deve declinarlo in base alle sue caratteristiche”, ha affermato Luca Squeri, Deputato Forza Italia in Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo

“Il biocarburante è una cosa seria. Ci sono ambiti in cui sono insostenibili. L’attuale versione del Pniec dà prevalenza ai biocarburanti. Per la parte auto-gasolio possiamo andare avanti su questa strada, ma gli obiettivi fissati tra 6 anni non sarà facilmente raggiungibile perché manca capacità industriale e nel piano non ho trovato l’indicazione della strada per raggiungere questi target. A volte la politica orienta l’industria, a volte è il contrario, dipende dai rapporti di forza. Oggi in Italia non abbiamo più un’industria nazionale”, ha affermato Giovanni Battista Zorzoli, Senior Scientific Advisor GES.

CHE FINE FARANNO LE AUTO ENDOTERMICHE

“L’abolizione del divieto alle auto endotermiche alle 2035 sarà uno dei primi passi che l’Europarlamento farà. Questo però non cambierà nulla, perché l’importante sono le linee industriali ed economiche. Dal punto di vista tecnologico le batterie al sodio e allo stato solido sono ormai in fase pre-industriale, in particolare le ultime possono portare un grosso cambiamento. Migliorano rapidamente anche prestazioni e costi. Parliamo di un trend che interessa la spesa per i dispositivi ma anche i tempi di ricarica, che sono un altro elemento su cui si sta lavorando molto. Non possiamo dimenticare la Cina. I grandi produttori asiatici riescono ad aggirare qualsiasi tipo di dazio ed entrano in Europa con prezzi bassi”, ha aggiunto Zorzoli.

“Non è pensabile che le macchine endotermiche spariranno da qui al 2035, bisogna trovare alternative. Il consumatore deve sapere dove e come investire i suoi soldi per un’auto. C’è anche un tema delle città. Parliamo di un insieme di fattori che servono per dare risposte concrete. Mai come adesso siamo vicini a preparare i presupposti per queste modifiche. Il ministro Urso dovrebbe presentare il disegno di legge. Senza piani industriali non si va da nessuna parte. L’idrogeno è qualcosa che richiede ancora un po’ di tempo, bisogna distinguere tra mezzi pesanti, industria e trasporto privato. L’acqua è il filo rosso. Bisogna lavorare su questi temi concretamente”, ha affermato Massimiliano De Toma, Consulente Energia del Gruppo Fratelli d’Italia della Camera dei Deputati.

“La presidenza Biden ha messo 370 miliardi di dollari di fondi per la transizione, la Cina 500 miliardi di dollari. L’Europa è fermata dalla schizofrenia normativa. Non c’è una politica unitaria in Europa, i Paesi giocano singolarmente. Serve una seria politica industriale, altrimenti non si va avanti contro i Big Player Cina e Usa”, ha affermato Francesco Rossi, Adviser Logistica e Trasporti di Confindustria.

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