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Dopo due anni di guerra, l’Europa può dire davvero addio al gas russo

Nei giorni scorsi il commissario europeo per l’Energia, Kadri Simson, ha dichiarato che l’invasione russa dell’Ucraina “aveva creato la peggiore crisi energetica da decenni per l’Unione europea”, ma che, “due anni dopo, possiamo dire che il tentativo di Putin di dividerci e ricattarci sul gas è fallito”.

A due anni da quando la Russia ha invaso l’Ucraina – contribuendo ad innescare probabilmente la più grave crisi del gas nella storia dell’Europa – le dinamiche del mercato sono notevolmente cambiate, con le fonti e le rotte di approvvigionamento che sono andate via via modificandosi.

Con la maggior parte delle consegne di gas russo ormai interrotte, solo una minoranza di Paesi importa ancora il combustibile da Gazprom, tra cui Austria, Slovacchia, Ungheria e Serbia (Paese non membro dell’Unione europea). E, sebbene le forniture russe di GNL all’Europa restino relativamente robuste, rappresentano ancora solo una piccola quota delle importazioni complessive di gas dell’Europa.

LE IMPORTAZIONI DI GAS UE DALLA RUSSIA

Come riporta SP Global, oggi, con l’Unione europea che concede ai Paesi membri il diritto di limitare le importazioni russe a livello nazionale e l’Austria che cerca di accelerare l’uscita dal gas di Mosca, i restanti volumi russi in Europa si trovano ad affrontare un futuro incerto. Secondo i dati della Commissione europea, l’Ue ha già visto crollare le sue importazioni russe di gas e GNL, che sono passate dai 155 miliardi di metri cubi del 2021 a 80 mmc del 2022, fino ai 43 miliardi di metri cubi dello scorso anno.

Lo scorso 15 febbraio, il commissario europeo per l’Energia, Kadri Simson, ha dichiarato che l’invasione russa dell’Ucraina “aveva creato la peggiore crisi energetica da decenni per l’Unione europea”, aggiungendo però che, “due anni dopo, possiamo dire che il tentativo di Putin di dividerci e ricattarci sull’energia è fallito”.

IL GNL HA SOSTITUITO IL GAS RUSSO

Questo perché, al posto del gas russo, l’Europa sta importando molto più GNL, con i tradizionali fornitori di gas – come Norvegia, Algeria e Azerbaigian – che stanno facendo tutto il possibile per mantenere degli elevati livelli di esportazioni. Nel dicembre 2023, ad esempio, le esportazioni di gas della Norvegia verso l’Europa hanno raggiunto un nuovo record mensile.

L’ITALIA E LE IMPORTAZIONI DA ALGERIA, AZERBAIGIAN E NORVEGIA

Come ha scritto su X il mese scorso Matteo Villa, Head of DataLab dell’ISPI, “le importazioni di gas russo in Italia sono crollate del 90%. Il gas negli stoccaggi italiani è ancora moltissimo, e il prezzo fa segnare un -77% rispetto alla media del 2022”.

Oggi, infatti, l’Italia importa la maggior parte del suo gas da altri Paesi, come Algeria, Norvegia e Azerbaigian. Nel 2023 la nostra dipendenza dalle importazioni algerine è arrivata a circa il 42% del totale, un volume molto simile a quello che abbiamo importato dalla Russia per buona parte del decennio scorso.  Dopo l’Algeria, il nostro secondo fornitore di gas è l’Azerbaigian che nel 2023, tramite il gasdotto TAP, ha distribuito quasi 10 miliardi di metri cubi, una quota corrispondente al 16,2% del totale importato. Infine, il Nord Europa: dopo la forte crescita di import del 2022, lo scorso anno da questa regione sono arrivati 6,5 mmc di gas, principalmente dalla Norvegia.

LE IMPORTAZIONI DI GNL DELL’ITALIA

Per quanto riguarda invece il GNL, secondo un recente report del think tank energetico IEEFA (Institute for Energy Economics and Financial Analysis), l’Italia da qui al 2026 aumenterà la sua capacità di importazione di GNL del 62%, grazie all’apertura di due nuovi terminal di importazione. Il nostro Paese nel 2022 è stato il quinto importatore di GNL in Europa: abbiamo importato 9,3 miliardi di metri cubi nel 2021, 14 mmc nel 2022 e 16,3 mmc nel 2023. Inoltre, con 2,74 miliardi di euro, siamo anche il Paese europeo che nel 2023 ha speso di più per importare GNL dal Qatar.

I PREZZI E GLI SCENARI FUTURI

I prezzi sono aumentati sufficientemente nel corso del 2022 – raggiungendo nuovi livelli record nel mese di agosto – per scontare una parte della domanda, per attrarre maggiori carichi di GNL e per incentivare al massimo l’offerta norvegese. Gli inverni miti sia nel 2022/2023 che nel 2023/2024 hanno permesso agli stoccaggi di gas di restare a livelli storicamente elevati, mantenendo un controllo sui prezzi.

Lo scorso 23 febbraio, Platts ha valutato il prezzo iniziale del TTF a soli 23,30 euro/MWh, un valore molto lontano dal massimo record di quasi 320 euro/MWh dell’agosto 2022. Tuttavia, gli analisti sono ancora cauti. “A due anni dall’invasione russa, i prezzi di riferimento sono tornati a livelli normali, ma non abbiamo raggiunto un nuovo stato stazionario”, ha affermato Michael Stoppard, responsabile strategia globale gas di S&P Global Commodity Insights. Per Stoppard, “mentre l’aumento delle importazioni di GNL dagli Stati Uniti e da altri Paesi ha coperto quasi la metà del gas russo perduto, un fattore più importante è la forte diminuzione della domanda europea. Parte della domanda di gas è andata per sempre a causa della chiusura di fabbriche o di processi più efficienti, ma la maggior parte tornerà, e il mercato potrebbe sottovalutare quanta domanda ritornerà”.

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