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Ue: Italia acceleri su riqualificazione case, Antitrust pronta a segnalazione su legge concorrenza, il tour di Draghi. Che c’è sui giornali

Ue: Italia acceleri su riqualificazione edifici per abbassare bollette. Antitrust pronta a segnalazione per ingorgo legge concorrenza. Draghi in tour a Roma e Strasburgo per presentare piano. La rassegna Energia

Bruxelles chiede all’Italia di accelerare sulla riqualificazione degli edifici del nostro Paese. Il report europeo pubblicato ieri dice che l’Italia deve aumentare il tasso della ristrutturazione per abbassare il prezzo delle bollette. L’Antitrust è pronta a una segnalazione per l’ingorgo sulla legge per la concorrenza, aggravato dagli obblighi del Pnrr. Draghi dalla prossima settimana partirà per incontrare Giorgia Meloni a Roma e presentare il piano all’Europarlamento. La rassegna Energia.

CASE UE: ITALIA ACCELERI RIQUALIFICAZIONE EDIFICI

“Aumentare ancora il tasso e l’intensità della ristrutturazione degli edifici nel nostro paese. Proprio mentre l’Italia sta facendo i conti con i primi passi di una legge di Bilancio dai contorni complicati e dalle risorse scarse, arriva l’ennesimo richiamo di Bruxelles sul tema della transizione energetica e del maggiore impegno necessario per la riqualificazione del nostro patrimonio immobiliare. (…) La sollecitazione della Commissione Ue è contenuta nel capitolo dedicato all’Italia del report annuale sullo stato dell’Unione dell’energia, pubblicato proprio ieri. (…) E si spiega che «nel 2023 il 4,1% delle popolazione italiana ha avuto difficoltà a pagare le bollette e il 9,5% non poteva mantenere la casa calda durante l’inverno». Nel 2021 questi dati erano rispettivamente del 6,5% e dell’8,1 per cento. Per questo motivo – spiega il rapporto -, il nostro paese deve «aumentare il tasso e l’intensità della ristrutturazione degli edifici”, si legge su Il Corriere della Sera.

“Anche se il superbonus ha avuto degli effetti positivi su questi numeri (non completamente fotografati dal report della Commissione, che non comprende i dati del 2024), il tema della povertà energetica resta centrale per le politiche comunitarie. Il motivo, come ricorda lo stesso rapporto, è che una quota rilevante dei consumi finali di energia è da attribuire proprio al settore residenziale: si tratta di 29,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Un dato in riduzione del 5% tra il 2021 e il 2022 ma che, evidentemente, va ridotto ulteriormente per rendere più sostenibile il nostro sistema. (…) Su questi consumi, comunque, pesano in maniera decisiva (per l’80%) il riscaldamento e il raffrescamento delle case. Le rinnovabili coprono, per adesso, circa il 21% di questi consumi. In questo quadro, nel 2023 sono state vendute circa 378mila pompe di calore; un dato in calo del 26% in confronto all’anno precedente. Bisogna ricordare, a questo proposito, che le pompe di calore sono la tecnologia sulla quale Bruxelles punta con più forza per attuare la transizione energetica e l’elettrificazione del nostro patrimonio immobiliare”, continua il giornale.

ENERGIA, ANTITRUST PRONTA A SEGNALAZIONE PER RITARDO LEGGE CONCORRENZA

“Una legge pronta a sbarcare in Parlamento. Un’altra da portare in consiglio dei ministri. Gli obblighi del Pnrr hanno creato un vero ingorgo sulla concorrenza, un intreccio di provvedimenti i cui tempi e contenuti vanno calibrati con attenzione per non mandare in tilt le Camere. Il disegno di legge annuale per la concorrenza che reca la data 2023 è stato approvato con diversi mesi di ritardo lo scorso 26 luglio dal consiglio dei ministri ma l’esame delle commissioni parlamentari non è ancora iniziato. Nel frattempo incombono le scadenze pattuite dal governo con la revisione del Pnrr, sebbene non tutte siano vincolanti. (…) Le scadenze si sono sovrapposte e ogni schema è saltato. Ma per fortuna dell’esecutivo quella di giugno 2024 non era la data vincolante ai fini dell’assegnazione della rata di riferimento, che è invece l’entrata in vigore completa della legge – inclusi eventuali provvedimenti attuativi – entro il 31 dicembre 2025. E proprio la stesura di norme integralmente o quasi prive di richiami a decreti di attuazione – come avvenuto con l’ultimo Ddl – è l’imperativo che si sono posti al ministero delle Imprese e del made in Italy”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“L’attesa per la definizione del nuovo Ddl è legata a due principali motivi. (…) Il garante, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, dovrebbe pubblicare il suo documento a ottobre e potrebbe inserire riferimenti ai temi più caldi evidenziati dalla Commissione Ue nelle sue ultime Raccomandazioni: professioni e commercio. Valutazioni in corso ci sono anche sul trasporto ferroviario regionale, la logistica, i porti”, continua il giornale.

“Di certo negli uffici dell’authority, che nei giorni scorsi è stata impegnata in incontri con i funzionari della Commissione Ue responsabili per la concorrenza, sono state fatte riflessioni anche su alcune norme di recente approvazione. Per ammissione anche di fonti governative, ad esempio, non è stata apprezzata la misura inserita nell’ultimo Ddl all’articolo 17 (Disposizioni in materia di monitoraggio e rilevazione dei prezzi) perché (…) attribuisce nuovi compiti in materia al Garante dei prezzi. Sarà quest’ultimo a individuare i prodotti che le Camere di commercio potranno monitorare e le modalità con cui farlo, un “superpotere” che non sembra spazzare via le preoccupazioni dell’authority, pronta a sottolineare le criticità quando sarà chiamata in audizione in Parlamento. (…) Scontata poi, visti i precedenti interventi sul tema, la contrarietà del garante per la concorrenza alla norma del decreto omnibus con cui il governo, abolendo una disposizione della legge antitrust del 1990, ha fatto cadere l’obbligo per Poste italiane di consentire anche ai concorrenti di vendere propri prodotti per luce e gas negli uffici postali, come accade per Poste Energia”, continua il giornale.

ENERGIA, DRAGHI VISITERA’ MELONI E STRASBURGO PER PIANO UE

“Gli era stato chiesto un piano e l’ha fatto. Toccherà ora a chi ha ricevuto il mandato per governare l’Europa realizzarlo. Ma per quanto il report di Mario Draghi sia un contributo tecnico è chiaro come la ricaduta sia politica. Perché tutti nell’Unione sono consapevoli che il Vecchio Continente si trovi a un bivio: accettare la «lenta agonia» a cui sarebbe condannato dall’immobilismo oppure lanciare una sfida a sé stesso, ritrovando su nuove basi le ragioni dello stare insieme. Che poi — come informano da Bruxelles — sono le considerazioni svolte nel colloquio riservato durante il quale l’ex presidente della Bce aveva anticipato il suo lavoro a Ursula von der Leyen”, si legge su Il Corriere della Sera.

“Così Draghi dalla prossima settimana sarà chiamato a un tour de force in giro per l’Unione. Tra le varie tappe ci saranno Roma, dove vedrà Giorgia Meloni, e Strasburgo dove presenterà il piano all’Europarlamento in un formato che il cerimoniale definisce «simile a quello riservato ai capi di Stato e di governo». D’altronde è alta l’attesa nel vedere in che modo e fino a che punto il progetto verrà realizzato. (…) I settori su cui agire sono numerosi, dall’università alla farmaceutica, dal progetto essenziale delle reti per l’energia alla difesa, fino al mercato per l’elettricità dove i costi europei sono quattro volte superiori rispetto a quelli americani. (…) Il suo costo è stato calcolato dalla Commissione e dalla Bce. La sua applicazione è stata prevista «all’interno delle regole attuali dell’Unione». Insomma, si può già fare. Ed è su questa soglia — secondo fonti diplomatiche — che Draghi si è fermato nelle discussioni con i leader europei”, continua il giornale.

“Il report indica le molte cose da fare: alcune sono fattibili dalla Commissione; altre possono essere messe in cantiere attraverso la cooperazione tra l’Ue e gli Stati nazionali. «Ma nessun Paese può muoversi da solo». Su questo — dicono fonti autorevoli della Commissione — Draghi e von der Leyen hanno convenuto. E se è vero che per realizzare alcune parti del piano servono molti soldi, una gran parte può arrivare dai fondi privati: quanto più il mercato unico si sviluppa, tanto più i capitali privati sono disposti a investire in progetti di innovazione. In ogni caso la mano pubblica serve per i progetti comuni come la rete per l’energia e la difesa. (…) In alcune cancellerie la percezione del bivio è molto alta, in altre meno. Tutti sono interessati a trovare una soluzione. Draghi il suo l’ha fatto. Raccontano che l’altro giorno, mentre raccoglieva le sue carte alla fine della conferenza stampa, sia stato inseguito dalla solita domanda: «Ora che farà?». E lui: «Sono stato abituato a fare tanti mestieri. Forse ne farò un altro e forse no»”, continua il giornale.

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