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Droni su Ex Ilva ed Eni, mistero a Taranto: la Procura indaga su un’unica regia

Le aziende corrono ai ripari per potenziare la sicurezza dopo il sorvolo dei droni. Usati apparecchi professionali che conoscevano bene gli impianti.

La Procura di Taranto ha aperto un fascicolo per fare luce sulla misteriosa doppia incursione di droni che, in due serate consecutive, hanno sorvolato gli impianti strategici di Acciaierie d’Italia (ex Ilva) e della raffineria Eni. L’ipotesi che gli inquirenti non escludono è che dietro i due episodi possa celarsi un’unica regia. La notizia arriva dopo le denunce formali presentate dai commissari dello stabilimento siderurgico e dai dirigenti dell’impianto petrolifero. L’indagine, affidata alla Digos della Questura di Taranto e guidata dal procuratore Eugenia Pontassuglia, dovrà chiarire mandante, scopo e modalità di un’operazione che ha violato le rigide norme di sicurezza aerea, sorvolando zone interdette al volo e segnalate in rosso sulle mappe ufficiali.

LA CRONACA DEI SORVOLI NOTTURNI

Il giallo è iniziato venerdì sera, quando ben quattro droni hanno volato sopra l’area a caldo dello stabilimento siderurgico, seguendo un itinerario specifico e ben visibile. Chi li ha visti li ha definiti “modelli professionali e non dei giocattoli”, dotati di luci di direzione, tanto che i vigilanti sono riusciti a girare un video. Ventiquattro ore dopo, sabato sera, un drone isolato, descritto come più piccolo e meno sofisticato, ha sorvolato per un breve periodo il perimetro della raffineria Eni lungo la statale 106, scomparendo rapidamente.

CACCIA AL MANDANTE E ALLO SCOPO

Il lavoro degli inquirenti è appena cominciato e si preannuncia complesso. L’obiettivo è individuare chi ha guidato da remoto i velivoli, il punto di partenza e, soprattutto, lo scopo di queste ricognizioni. Sebbene tutte le piste investigative restino aperte, la diffusa e non superficiale conoscenza dei due impianti dimostrata dai sorvoli sembra dare scarso credito a ipotesi come lo spionaggio industriale, in particolare sull’ex Ilva che non possiede un particolare appeal tecnologico. Appare altrettanto azzardato attribuire un’operazione di questo genere a frange integraliste dell’ambientalismo organizzato.

EMERGE UNA FALLA NELLA SICUREZZA, LE AZIENDE CORRONO AI RIPARI

Le due incursioni aeree, pur non avendo provocato danni a persone o cose, hanno fatto emergere una chiara lacuna sul piano delle contromisure tecnologiche. La preoccupazione maggiore, evidenziata nell’esposto di Acciaierie d’Italia, secondo quanto si legge sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno, riguarda le possibili conseguenze di un’eventuale caduta di un velivolo sugli impianti. Informato immediatamente dai commissari, il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha suggerito di denunciare l’episodio e ne sta seguendo l’evoluzione. In risposta, i responsabili di Acciaierie d’Italia stanno già lavorando per dotare l’area di strumenti che interferiscano con le frequenze dei comandi di pilotaggio, mentre i dirigenti Eni dovranno incrementare i sistemi anti-intrusione già in uso.

LE DICHIARAZIONI UFFICIALI DELLE AZIENDE

Eni, raggiunta da Energia Oltre, ha confermato quanto detto nei giorni scorsi vale a dire “che nella tarda serata di sabato scorso un drone di piccole dimensioni ha sorvolato a distanza un’area limitrofa alla raffineria di Taranto, per un tempo molto breve e senza alcuna conseguenza agli impianti o alle persone” e che l’azienda “ha denunciato l’accaduto alle autorità competenti”. Acciaierie d’Italia, raggiunta da Energia Oltre, non commenta e ha ricordato che è appunto in corso un’indagine della Procura di Taranto.

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