Advertisement Skip to content
Transizione

E se i Paesi ricchi finanziassero la transizione energetica nei mercati emergenti?

A fine 2021 Francia, Germania, Regno Unito, UA e UE hanno annunciato un piano per aiutare a finanziare gli sforzi di decarbonizzazione del Sudafrica

Con i mercati emergenti che continuano ad aumentare la capacità di generare energia rinnovabile, alcuni dei Paesi più ricchi del mondo potrebbero contribuire a finanziare le loro transizioni energetiche.

Negli ultimi mesi funzionari di diverse nazioni sviluppate hanno visitato l’Indonesia per discutere gli sforzi di decarbonizzazione del paese. Tra questi Janet Yellen, il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, che a fine aprile ha incontrato Luhut Binsar Pandjaitan, il ministro coordinatore degli affari marittimi e degli investimenti dell’Indonesia, per discutere il potenziale per una transizione accelerata dal carbone nel settore energetico.

I due hanno discusso anche della possibilità per l’Indonesia di partecipare a un partenariato per una transizione energetica giusta (Just Energy Transition Partnership – JETP), un’iniziativa che vedrebbe i governi dei donatori, le banche di sviluppo, le organizzazioni incentrate sul clima e il settore privato finanziare progetti per accelerare la transizione del Paese lontano dai combustibili fossili.

L’Indonesia è considerata un attore chiave nello sforzo globale per eliminare gradualmente l’uso di fonti di energia altamente inquinanti.

Essendo il più grande esportatore mondiale di carbone termico e l’ottavo più grande emettitore di anidride carbonica, la decarbonizzazione del mix energetico dell’Indonesia contribuirebbe in modo significativo alla riduzione delle emissioni globali. Inoltre, dato che il Paese del sud-est asiatico attualmente detiene la presidenza del G20, è stato riferito che diversi Paesi sviluppati vorrebbero concordare un JETP con l’Indonesia, prima del vertice annuale del G20 in programma a Bali a novembre.

IL CONTRIBUTO DEI PAESI RICCHI AI MERCATI EMERGENTI

Se i negoziati con l’Indonesia avranno successo, il modello JETP dei Paesi più ricchi che contribuiscono a finanziare le transizioni energetiche dei mercati emergenti potrebbe poi diffondersi. Nel novembre dello scorso anno Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea hanno annunciato un piano di questo tipo per aiutare a finanziare gli sforzi di decarbonizzazione del Sudafrica.

Con un impegno iniziale di 8,5 miliardi di dollari, la partnership mira a risparmiare 1 miliardo-1,5 miliardi di tonnellate di emissioni nei prossimi 20 anni, accelerando il passaggio del Sudafrica dal carbone e verso fonti di energia a basse emissioni. Inoltre, l’UE ha confermato che sta valutando la possibilità di sviluppare partenariati simili per la transizione energetica con India e Vietnam.

Questi sforzi dimostrano il desiderio della comunità globale di collaborare sulla questione della riduzione delle emissioni e la misura in cui alcune nazioni più ricche finanzieranno i percorsi per raggiungerla.

Oltre agli sforzi globali per limitare l’aumento delle temperature medie a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, è probabile che i tentativi di passare a delle fonti di energia a basse emissioni di CO2 avranno un effetto economico positivo: un recente rapporto di Standard & Poor’s ha scoperto che è probabile che i Paesi a basso e medio reddito subiranno danni economici 3,6 volte maggiori a causa del cambiamento climatico rispetto ai Paesi ad alto reddito.

LE SFIDE DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

Sebbene siano stati compiuti progressi nell’avanzamento della transizione energetica, permangono delle sfide significative. Ad esempio, mentre gli 8,5 miliardi di dollari di finanziamento per la fase iniziale del JETP sudafricano faciliteranno l’attuazione di una serie di importanti progetti, il Paese richiederà un ulteriore sostegno finanziario per completare la sua transizione sostenibile.

A maggio un rapporto di alcuni accademici della Stellenbosch University in Sudafrica – in collaborazione con la Blended Finance Taskforce, un’organizzazione creata per mobilitare capitali privati per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU – ha rilevato che il Sudafrica avrà bisogno di circa 250 miliardi di dollari nei prossimi tre decenni per passare ad un sistema energetico a basse emissioni di carbonio.

Anche l’Indonesia ha una serie unica di sfide, considerato che il carbone genera circa il 60% della sua elettricità e che è il settore economico dominante in diverse regioni.

Sebbene il governo indonesiano si sia impegnato a chiudere le centrali elettriche a carbone entro il 2055 e a dipendere al 100% dalle fonti rinnovabili entro il 2060, avrà bisogno di investimenti significativi per raggiungere questi obiettivi. Uno studio del governo ha stimato che il Paese avrà bisogno di 150-200 miliardi di dollari – circa il 3,5% del PIL – di investimenti annuali in programmi a basse emissioni di carbonio fino al 2030 per raggiungere i suoi obiettivi delle zero emissioni nette.

Attualmente, l’Indonesia ha circa 210 MW di capacità solare installata, una delle impronte solari più piccole al mondo. Sebbene sia iniziata la pianificazione di progetti solari con una capacità fino a 17.000 MW, si prevede che solo 3300 MW di questi saranno utilizzati dal mercato locale, con la maggior parte da esportare all’estero.

UN MODELLO DI FINANZIAMENTO INNOVATIVO

Mentre il modello JETP potrebbe costituire un precedente per il finanziamento dello sviluppo incentrato sul clima in futuro, è solo un esempio di come le nazioni a basso reddito abbiano esplorato dei modi innovativi per finanziare progetti di energia rinnovabile. Come riportato da OBG, ad aprile le Bahamas sono diventate uno degli ultimi Paesi a cercare di sfruttare l’ambiente naturale circostante per finanziare progetti per proteggere il proprio ambiente, annunciando piani per vendere crediti di carbonio blu entro la fine dell’anno.

Ciò è seguito alla notizia, a inizio 2022, della Banca Mondiale che ha emesso il primo titolo al mondo per la conservazione della fauna selvatica, bond che ha raccolto fondi per proteggere le popolazioni di rinoceronti neri in via di estinzione in Sudafrica.

Nel frattempo, a marzo, il Cile è diventato il primo Stato sovrano a vendere obbligazioni legate alla sostenibilità, che incentivano soluzioni favorevoli al clima incorporando nell’accordo una serie di obiettivi ambientali, insieme a delle sanzioni per chi produrrà emissioni e non raggiungerà quindi i suoi obiettivi.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su