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Sorgenia

È Sorgenia la nuova sfida di Kretinsky (con A2A)

Per Sorgenia presenteremo di sicuro con A2A un’offerta molto seria. Come investitori abbiamo un track record affidabile e siamo competitivi.

La nuova sfida di Daniel Kretinsky, numero uno di Eph, si chiama Sorgenia, la multiutility italiana finita nel mirino del Ceco 44enne. Un patrimonio personale di 2,9 miliardi di dollari e un gruppo – Eph appunto – che è il sesto produttore di elettricità europeo con 2 miliardi di euro di margini l’anno e 25 mila dipendenti. Intervistato da Stefano Agnoli e Daniele Manca per il Corriere Economia, Kretinsky non ha nascosto le sue ambizioni – e le sue opinioni – sul settore energetico europeo.

IL CAPACITY MARKET ITALIANO? CON CINQUE ANNI DI RITARDO

Tanto per cominciare il capacity market italiano, per remunerare gli impianti che assicurano disponibilità di energia “è arrivato con cinque anni di ritardo ma alla fine è arrivato, completando il mercato anche nell’ottica della transizione energetica: il giusto segnale delle intenzioni del paese”. Poi Sorgenia che a dicembre dovrebbe conoscere il suo destino.

CON A2A PRESETEREMO UN’OFFERTA MOLTO SERIA PER SORGENIA

“Ciò che posso dire è che presenteremo di sicuro con A2A un’offerta molto seria. Come investitori abbiamo un track record affidabile e siamo competitivi. Da un lato, con un portafoglio più grande, saremmo ancora più competitivi sul fronte dei costi e dall’altro avremmo più margine di manovra anche per costruire una nuova e più efficiente centrale a ciclo combinato, quando e se l’Italia ne avrà bisogno. Non sono molti oggi coloro che sono disposti a prendersi questo rischio”, ha ammesso Kretinsky. Ma senza ricatti in caso di insuccesso: “Non lasceremo l’Italia, non vogliamo fare ricatti. In casi come questi se il processo di gara è stato professionale e trasparente e non vinci allora è stata solo colpa tua. Certo, se invece la sensazione fosse diversa sarebbe una condizione frustrante”.

AD A2A I CLIENTI, A EPH LE CENTRALI

Kretinsky ha ammesso che “in linea di massima” il progetto con A2A prevede le centrali a Eph e i clienti alla multiutility lombarda ma ha anche sgombrato il campo da qualsiasi idea che possa identificare la sua azienda con il carbone (in Italia possiede la centrale di Fiumesanto): “Il carbone vale il 7% dei nostri profitti e flussi di cassa. Detto questo, in diversi paesi d’Europa carbone e lignite sono necessari. Repubblica Ceca, Polonia, Grecia. In Germania il 37% dell’elettricità viene dal carbone, una quota che in qualche giorno arriva al 50%. Se dico no al carbone dico no a metà della popolazione tedesca o alla gente della Sardegna. Non è la nostra filosofia, sono impianti necessari e non si possono chiudere dall’oggi al domani. Se si vuole però trovare una soluzione siamo pronti, ne abbiamo diverse e le abbiamo già implementate su 4000 megawatt di capacità in Europa, come la conversione alle biomasse”, ha ammesso il numero uno di Eph.

IN SARDEGNA PRONTI ALLE BIOMASSE O AL GAS

“Alle autorità italiane stiamo dicendo proprio questo: se vogliono decarbonizzare pienamente e velocemente l’isola possiamo convertire Fiumesanto a biomasse, come abbiamo fatto nel Regno Unito. Sarebbero sufficienti due anni e si incrementerebbe l’attività produttiva locale. Se si decide di metanizzare l’isola siamo pronti ad offrire soluzioni a gas. L’unico progetto che non credo possa fornire la sicurezza piena e che ridurrebbe l’attività economica penso sia quello del nuovo cavo con il continente”, ha concluso Kretinsky.

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