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Petrolio

Ecco come il divieto Ue sul greggio russo influisce sui flussi di petrolio

Secondo l’AIE, l’Unione europea ha cercato di compensare la perdita di greggio russo aumentando gli acquisti dal Medio Oriente, dall’Africa occidentale, dalla Norvegia, dal Brasile e dalla Guyana

Le esportazioni di petrolio greggio della Russia verso l’Unione europea a gennaio sono scese a circa 600.000 barili al giorno da 1 milione di barili al giorno di dicembre, poiché i volumi trasportati via mare si sono ridotti, tranne che per la Bulgaria. È quanto hanno mostrato i dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia.

A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina del febbraio 2022, l’Ue ha imposto un divieto alle importazioni di greggio russo via mare, a partire dal 5 dicembre scorso, e i Paesi del G7 hanno fissato un prezzo massimo per le esportazioni marittime russe a 60 dollari al barile. La Bulgaria ha ottenuto un’esenzione di due anni dal divieto.

LA RUSSIA DIROTTA IL GREGGIO IN ASIA

Per compensare la perdita del commercio dell’Unione europea, la Russia ha incrementato le esportazioni di greggio verso l’Asia. In un rapporto pubblicato lo scorso 15 febbraio, l’AIE ha comunicato che, nel mese di gennaio 2023, le esportazioni di greggio verso la Cina sono aumentate di 300.000 barili al giorno, raggiungendo un livello record di circa 2,3 milioni di barili al giorno.

Le esportazioni verso l’India – che lo scorso anno hanno aumentato significativamente le importazioni di greggio russo – sono rimaste sostanzialmente stabili, a 1,6 milioni di barili al giorno. In base ai dati AIE, a gennaio il Ghana e l’Indonesia sono emerse come nuove destinazioni per le esportazioni del petrolio russo.

Le esportazioni verso la Turchia a gennaio sono rimbalzate da un minimo di dicembre di 40.000 b/g a 180.000 b/g, ancora al di sotto della precedente media di 350.000 b/g.

COME L’UE SOSTITUISCE LE IMPORTAZIONI DI GREGGIO RUSSO

L’Ue – ha spiegato l’AIE – ha cercato di compensare la perdita di greggio russo aumentando gli acquisti dal Medio Oriente, dall’Africa occidentale, dalla Norvegia, dal Brasile e dalla Guyana. A dicembre, la Norvegia ha aumentato la capacità produttiva del suo giacimento petrolifero Johan Sverdrup da 535.000 a 720.000 b/g, e il suo operatore Equinor sta esaminando la possibilità di portarla a 755.000 b/g.

Sverdrup – il più grande giacimento petrolifero dell’Europa occidentale – produce un greggio medio-pesante che è un sostituto adeguato del greggio russo Urals.

L’Ungheria, senza sbocco sul mare, vuole cooperare con la Croazia per aumentare la capacità dell’oleodotto Adriatico, che porta greggio non russo in Ungheria, mentre la Bulgaria sta cercando di rilanciare un progetto di oleodotto per importare greggio attraverso la Grecia.

L’IMPATTO SULLE RAFFINERIE EUROPEE

La dipendenza dell’Ue dalle importazioni di greggio russo era stata sostenuta da aziende russe come Rosneft e Lukoil, che controllavano alcune delle più grandi raffinerie europee. La Germania, tuttavia, ha preso il controllo della raffineria Schwedt di proprietà di Rosneft, che fornisce circa il 90% del fabbisogno di carburante di Berlino, così come le quote di minoranza di Rosneft in altre due raffinerie, MiRo e Bayernoil.

Il governo prevede di modificare le leggi per consentire una rapida vendita della partecipazione del 54,17% di Rosneft nella raffineria di Schwedt, senza la necessità di una preventiva nazionalizzazione.

La raffineria ha funzionato al 60% della capacità con il petrolio proveniente dal porto tedesco di Rostock. Il governo tedesco sta cercando dei modi per fornire volumi aggiuntivi attraverso il porto polacco di Danzica.

Lukoil ha accettato di vendere la sua raffineria ISAB in Italia ad un gruppo guidato dalla società di private equity cipriota GOI Energy, sostenuta dalla società svizzera di materie prime Trafigura, ma possiede ancora delle raffinerie in Bulgaria e in Romania.

Il parlamento bulgaro ha spianato la strada al governo per rilevare la raffineria Neftochim Burgas di Lukoil, la più grande del Paese, per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, se necessario.

I FLUSSI ATTRAVERSO L’OLEODOTTO DRUZHBA

Anche se il 5 dicembre l’Ue ha imposto un divieto alle importazioni marittime di petrolio russo, l’Europa continua a ricevere petrolio. L’oleodotto Druzhba ha una diramazione attraverso la Bielorussia e la Polonia verso la Germania, e un’altra attraverso l’Ucraina verso la Slovacchia, la Repubblica Ceca e l’Ungheria.

A gennaio i volumi da Druzhba sono scesi a 400.000 barili al giorno, perché la Germania alla fine del 2022 ha sospeso volontariamente le importazioni, ha affermato l’AIE.

Sabato scorso, 25 febbraio, la raffineria polacca PKN Orlen ha dichiarato che la Russia ha interrotto la fornitura alla Polonia tramite Druzhba, con Transneft che ha giustificato l’azione a causa di documenti incompleti.

La Slovacchia – che dipende quasi al 100% dalle importazioni di greggio attraverso l’oleodotto Druzhba – quest’anno prevede di ridurre la sua dipendenza a circa il 60%.

La Germania a febbraio ha pianificato di iniziare ad importare petrolio dal Kazakistan attraverso la parte settentrionale di Druzhba, ma i colloqui sugli ultimi dettagli hanno ritardato l’inizio.

Il Kazakistan ha chiesto a Transneft, l’operatore di Druzhba, di fornire circa 24.000 barili al giorno di capacità di trasporto per il 2023 e lo scorso 23 febbraio ha detto di aver iniziato a raccogliere petrolio da spedire.

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